La sinistra è un’associazione di stampo mafioso che detiene stabilmente il potere e lo esercita forzando la sovranità popolare, la realtà della vita e gli interessi della gente. Usa metodi mafiosi per eliminare con la rituale accusa di nazifascismo (o in subordine di corruzione) chiunque si opponga al suo potere. Si costituisce in cupola per decidere la spartizione del potere ed eliminare gli avversari, tutti regolarmente ricondotti a Male Assoluto da sradicare e da affidare alle patrie galere o alla gogna del pubblico disprezzo.
Si serve delle camorre mediatico-giudiziarie e intellettuali per imporre i suoi codici ideologici per far saltare i verdetti elettorali, per forzare il sentire comune e il senso della realtà, per cancellare e togliere di mezzo chi la pensa in modo differente. E si accorda con altri poteri tecnocratici e finanziari, per garantirsi sostegni e accessi in cambio di servitù e cedimenti: Mafia & Capitale. Metodi incruenti, ma di stampo mafioso, e tramite forme paradossali: perché calpesta la democrazia e si definisce democratica, viola le leggi, perfino la Costituzione – sulla tutela della famiglia, sulla difesa dei confini, sul rispetto del popolo sovrano – ma nel nome della legalità e della Costituzione.
Su Panorama di questa settimana ho ricordato che giusto mezzo secolo fa un grande polemista e scrittore come Panfilo Gentile pubblicava un libro che ha descritto la parabola della democrazia italiana dalla partitocrazia alla mafia politica. S’intitolava Democrazie mafiose. Il notabilato del nostro tempo, di stampo mafioso, ha un chiaro imprinting radical-progressista, più una spruzzatina liberal, tecno-europea. Prima di lui Antonio Gramsci notava che quando una classe politica perde il consenso non è più dirigente ma dominante. E aggiungeva che era in atto “una rottura così grave tra masse popolari e ideologie dominanti”. Parlava del suo tempo, ma descriveva il nostro; gli attori di oggi sono mutati perché le ideologie dominanti oggi sono quelle eurosinistresi che hanno ripreso il potere in Italia pur essendo sconfitti dal voto, servendosi del camaleontismo dei grillini, che come alcune specie animali mutano pelle per salvarla. Spettacolare è stata la circonvenzione d’incapace intentata dai grillini per dare l’impressione di un’investitura della base al governo con la sinistra, una legittimazione di democrazia diretta, col surreale referendum della piattaforma Rousseau. A me ha ricordato un settembre di 220 anni fa, quando i giacobini nel 1799 intimarono all’arcivescovo di Napoli di fingere che San Gennaro avesse fatto il miracolo, il sangue si era sciolto, e dunque era favorevole alla Repubblica Napoletana, nata all’ombra dello Straniero, l’esercito francese repubblicano. Loro, i giacobini franco-napolitani, i nemici atei e “illuminati” della devozione superstiziosa, la usarono nel modo più cinico, più becero e blasfemo per ingannare la gente. Era la piattaforma San Gennaro…
Voi direte, dai, ma associazione di stampo mafioso è un po’ eccessivo. Ma si tratta di fronteggiare in modo adeguato la violenza ideologica e propagandistica della sinistra e rispondere sul loro stesso terreno, col loro stesso lessico. Da una parte sapete che abuso disinvolto di etichette mafiose è stato fatto verso chiunque si opponga alla sinistra e ai loro compagni; ogni associazione anche semplicemente di truffatori o di arrivisti è diventata poi associazione di stampo mafioso; per chi non era proprio dentro alla cosca, s’inventò la formula curiosa di “concorso esterno” all’associazione mafiosa.
Dall’altra parte pensiamo a cosa viene detto e scritto in modo martellante contro chi difende la sovranità nazionale e i suoi confini, la civiltà cristiana, la famiglia naturale: è trattato alla stregua di nipotino di Hitler, di nazista, di razzista. Accuse criminali, ma da parte di chi le rivolge, a vanvera, stabilendo un nesso infame e automatico tra amor patrio e xenofobia, difesa della civiltà e razzismo, amore della famiglia e omofobia. Ma perché chi ritiene prioritari quei principi, chi ha una visione diversa del mondo, per giunta in sintonia con la tradizione, col sentire comune e con la grande cultura che è alle nostre radici, e magari preferisce sul piano politico chi, seppure in modo grossolano, li difende o dice di farlo, dev’essere trattato in quel modo infame, silenziato e oltraggiato e non deve potersi difendere? Se dovessi compilare la lista delle infamie dovrei raccontare tanti episodi di intolleranza, di aggressione verbale, di disprezzo, di censura; ma non amo il vittimismo.
C’è un uso mascalzone dell’antifascismo che serve per isolare e interdire il nemico e poi nel nome della democrazia in pericolo per l’incombente minaccia della Bestia Nera, sono consentite le alleanze più ibride, senza limiti, da Grillo a Berlusconi, i patti più loschi e persino i golpe bianchi più indecenti.
Per questo è giusto alzare il tiro e accusare la sinistra tornata ancora una volta al governo senza passare dalle urne, di essere un’associazione di stampo mafioso, di pensare e agire come una cupola, di calpestare la gente e gli avversari con l’arroganza e la presunzione di essere dalla parte del Giusto da ricordare i più fanatici regimi comunisti. A proposito. Il comunismo promise libertà e uguaglianza ma una volta al potere fu il sistema totalitario più sanguinario e repressivo che la storia abbia conosciuto; ora, mutati i tempi, si vende come garante della libertà, della legge e della democrazia ma si ripresenta come associazione di potere di stampo mafioso. Dal Soviet alla Cupola.
Verissimo. Ma le piazze non si riempiono di gente che protesta, grida…
Ma non è una storia di oggi, ma un fatto che dura da 50 anni, e di tutto questo dobbiamo ringraziare la vecchia DC, filoamericana in politica estera, e filo-comunista in politica interna. Condividendo l’antifascismo col PCI, ha ceduto a quest’ultimo il potere assoluto nello Stato italiano, esercitato attraverso burocrazia, istruzione e televisione pubblica. Se la DC fosse stata tanto antifascista quanto anticomunista, probabilmente non avremmo questa situazione.
Veneziani scrive cose enormi ma essendo un poveretto nessuno ascolta quello che dice. Il Veneziani di cui sopra per anni ha sostenuto un area politica che tra i suoi rappresentanti annoverava un figuro come Dell’Utri, per non parlare dei vari Mandalari, Cosentino, Matacena ecc.ecc.
Diceva il saggio Giolitti che se uno (cioè l’Italia) ha la gobba, il sarto (il governante) non può non tenerne conto… Quale area politica, in fin dei conti, annovera solo figure limpide, capaci, competenti, dedite onestamente al bene comune, solo a quello, e per nulla ai propri familiari o compagnuzzi di partito?
@Gallarò. Veneziani è un grande pensatore e dice sempre cose molto profonde e coerenti. La destra però in Italia non potrà mai vincere senza una leadership vera. Lui, come moltissimi altri, ha sostenuto Berlusconi in quanto contrappositore praticamente unico rispetto alla sinistra. Era un po’ un montanelliano turarsi il naso… Poi, in realtà, chi avrebbe mai potuto immaginare il declino pietoso e disgustoso del Cavaliere cui abbiamo dovuto assistere?
Non saprei, c’è una certa differenza tra il “montanelliano turarsi il naso” e divenire membro del cda della Rai. Questo giusto per correttezza, posto che le patenti di purezza non mi piacciono.
Veneziani è un buono scrittore e un ottimo divulgatore, però sarei cauto a definirlo “grande pensatore”. Saluti.
Non vedo che cosa abbia fatto di male Veneziani alla RAI. Semmai non è riuscito a fare di più. Ma per chi viene da destra è tremendamente difficile tutto, ha contro tutti i poteri forti. Berlusconi non è mai stato un potere forte; in un momento aveva i voti, che contavano fino ad un certo punto. Le altre destre manco quello!
Anche Scalfari è un divulgatore. Anche Montanelli lo era. Mica Veneziani deve essere una sintesi di Hegel e von Ranke…
Infatti non ho mai detto che Veneziani abbia fatto qualcosa di male, e, per il resto, convengo con te.
D’altra parte né Montanelli né Scalfari sono dei “grandi pensatori”.
Non vorrei si corresse il rischio di confondere i pensatori con gli intellettuali di medio livello. Non è che Veneziani abbia detto nulla di nuovo o nulla di particolarmente elaborato. Semplicemente lo ha detto in maniera godibile e accessibile ai più. Non è una critica, bensì una constatazione.