“A chi tocca oggi? ” Inizia la mattinata. Otto e venti. Il presidente di commissione tira fuori la sua testa dall’aula. Non c’è un filo di aria. Al secondo piano, Istituto tecnico statale ***, nel corridoio i candidati sono nervosi e sudati. Quasi tutti in fila. Sembra che siano pronti per la fucilazione. E questi campioni non hanno mica studiato durante l’anno scolastico!
Più giù, un altro gruppo di studenti discute della partita dell’Italia: Quattro gol beccati dal Brasile e la notte prima degli esami rovinata! Ma ecco, sulla destra, due candidati silenziosi. Uno è grasso. L’altro è altissimo. Vestito di nero. Intorno al suo collo una catena, una strana croce. Il candidato ha tanti libri tra le braccia. Qualcuno gli dovrebbe dire: Ehì, a te! Non servono quei libri. E’ il giorno dell’ esame orale! I giochi sono fatti!
Il ragazzo vestito di nero è il primo da esaminare. Però lui, Andrea P., non è un candidato qualsiasi. Tra i docenti ora corre il pensiero che l’esame di Andrea P. finirà presto, perché questo ragazzo non sa nulla.
“Colleghi, serve un aiuto per questo allievo! ” in quanto Andrea P. non studia, non ha capito mai la scuola. Avete compreso, durante gli esami arriva sempre il turno del più ciuccio della classe. Anzi… del meno preparato di tutto l’ Istituto! In ogni scuola, c’è sempre quello studente che è stato bocciato quattro volte in cinque anni.
E tra i ragazzi c’è tensione. Anche loro sono preoccupati per Andrea P., ultimo della classe, anni ventuno, un portiere di calcio meraviglioso. Per i prof, questo è candidato non all’altezza, che non doveva essere ammesso; è la solita storia. Ma, per i compagni, lui resterà un tipo grandissimo, quel tipo che, una mattina, saltò dalla finestra del piano terra, per bloccare un ladro che stava rubando il motorino della docente di matematica, quella hitleriana, quella che, per quattro anni, gli aveva sparato sequele di due.
Otto e trenta. E’ il momento di Andrea P.. Con gli studenti scarsi come Andrea i prof sono sorridenti. Sorrisi compassionevoli. Sorrisi falsi. Il docente di Geografia dà una gomitata a quella di Inglese, come per dire… Voilà, la nostra tragedia! Che cosa ci dice questo ora? Oggi, facciamo presto, tanto non dice niente! Guarda come si è vestito! Tutto nero!
Andrea P. con freddezza cammina verso la commissione. Però sembra sicuro. Ha ancora tanti libri tra le braccia. Saluta. Si siede. Sorride. E il primo prof esordisce dicendogli di iniziare con l’argomento a piacere. Andrea P. appoggiando i suoi libri sulla cattedra, dice, “ Prof, per favore, mi faccia lei la domanda.” Che imbarazzo! Che faccia tosta! L’allievo non dispone dell’argomento a piacere e chiede che gli si faccia pure la domanda? Una prof è attonita,.. Questo ragazzo è uno zero! Non sa nulla! Gli dobbiamo fare pure la domanda! Ma un quesito parte, dalle labbra della prof di Italiano, arrivando sulla faccia di Andrea P. La domanda, il Decadentismo europeo. Domanda vera. Domanda a cui il ragazzo risponde subito; subito sulla filosofia nicciana, sull’arte simbolista… Tutto alla grande!
Il ragazzo espone con ordine. Dettaglia sulle date e sulle pubblicazioni. Non si ferma più. E continua. Va avanti in Storia, in Geografia, in Inglese, in Matematica… Ce n’è per tutti i professori.
Andrea P. commenta, cita, scrive equazioni.., approfondisce le tesi, approfondisce…
Grandissima meraviglia, nella commissione! Il Candidato, quello più ciuccio della scuola, è preparato. Minchia! In poche notti un asino si è trasformato in un mustang americano. I prof adesso non sorridono più. Sguardi gravi. Vogliosi di capire… Quella di Matematica insiste a fargli domande. Insiste… Vuole farlo cadere… Il presidente la blocca, “Basta! Il candidato ha finito il suo esame. ” E’ trascorsa un’ora e un quarto di esame. Un’ora di domande in cui Andrea P. ha fornito risposte mirate.
Un’ora per dire che un ragazzo infondo mai è davvero giudicabile. Un ragazzo è come una tela: Sopra un pittore schizza qualcosa, una cosa che appare brutta, ma nessuno sa che, su quella tela, prima o poi, potrà figurarsi anche un capolavoro… Un ragazzo merita sempre un’attenzione didattica. Un’attenzione non compassionevole. Chi scrive di didattica individualizzata però dovrebbe entrare nelle classi. Quelle classi che scoppiano con trenta allievi. Quelle classi in cui i prof sono costretti a fare una scuola di massa. Quelle classi in cui l’allievo non sa niente, non sogna più niente, e resta indifferente nel suo banco. E’ importante sorridere sinceramente agli studenti. Guardare dentro i loro occhi. Stringere le loro mani. Mettere una mano sulle loro spalle. Senza quella solita ironia del docente che pronuncia la battuta, “Ah, Ti sei spaventato! Te la sei fatta sotto! E ti sei messo a studiare, è vero? “ come sta facendo quel prof, proprio adesso, con Andrea P..
Morale: Andrea P., bocciato per anni, è la conferma della modificabilità di ogni condizione gravosa.
Domanda: Chi è stanco di una scuola senza sorrisi veri?
Chi è stanco di una scuola che non insegna le passioni?
Chi è stanco di materie scolastiche che sono diventate vecchie?
Chi è stanco di una didattica tautologica, Quello è ciuccio e resta ciuccio!
Chi è stanco dell’ incapacità di guardare nel cuore dei ragazzi?
Molte le risposte…