La borghesia – ci dice Georges Sorel – ha due facce. La prima è quella della stanchezza e della decadenza, priva di slanci, appagata nell’ avere esaurito il suo ruolo storico. L’altra è quella vigorosa e ricca di volontà, “razza dei capi audaci” infiammati dalla passione del successo. Le sorti del mondo, assediato dalla decadenza, si giocano dalla possibilità che le forze in campo (il proletariato e la borghesia) dispieghino il loro spirito combattivo.
Da “Réflexions sur la violence” (1908) di tempo ne è passato. I contesti sono mutati e così i rapporti tra le forze sociali. A cercare ragioni suggestive per misurarsi adeguatamente rispetto alla crisi contemporanea certi guizzi soreliani continuano tuttavia a mantenere invariato il loro fascino, soprattutto laddove invitano ad incalzare la borghesia, a richiamarla ai propri doveri, ad essere meno “vigliacca” rispetto alle emergenze dell’ora presente.
La nostra incertezza nazionale nasce anche a causa di questa debolezza di fondo dei nostri ceti dirigenti: stanchi, più attenti a difendere l’orticello di casa, culturalmente infiacchiti dal piccolo cabotaggio dei formalismi.
Qualcuno ci prova a lanciare il guanto di sfida, purtroppo però mancano i megafoni in grado di ampliare certi messaggi, di creare attenzioni e doverosi dibattiti.
“Solo noi abbiamo una borghesia che tifa per la procedura d’infrazione” “Francia e Belgio hanno ricevuto procedure d’infrazione, ma nessuno ne parla sui giornali. Solo noi abbiamo una borghesia che tifa per la procedura d’infrazione. Bisognerebbe parlare di investimenti e di riforma della PA. Le tasse si devono abbassare per salvare le imprese, però se non riformi la PA serve a poco abbassare le tasse. Il Prof. Conte doveva delegiferare, ma non l’ho vista questa de legiferazione”. “Quello che si dovrebbe fare l’ha detto Savona alla Consob. La politica ha tutte le possibilità di andare avanti, ci vogliono idee e coraggio politico” parole di Giulio Sapelli, economista, a Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
Giulio Sapelli e Paolo Savona non hanno certamente il piglio ed il “fisic” da incendiari. Ma certi richiami alla responsabilità, ad un’etica della responsabilità (rispetto al proprio Paese), valgono più di qualsiasi appello rivoluzionario. Al fondo di questa assenza della borghesia c’è l’essersi rincantucciati nella piccola politica dei “diritti”, l’avere cavalcato l’individualismo come affermazione della libertà individuale, epicentro della modernità, con il risultato di avere “inquinato” l’intera società.
Joseph de Maistre, nel vivo della polemica antiborghese, più di duecento anni fa, denunciava i pericoli dell’individualismo, sottolineando come “ovunque domini la ragione individuale, non può esistere niente di grande, perché tutto quanto è grande riposa su una fede e lo choc delle opinioni particolari abbandonate a loro stesse, produce solo uno scetticismo che distrugge tutto”. Paradossalmente siamo ancora qui. A dovere fare i conti con uno scetticismo che ha depotenziato la comunità nazionale, lasciando aperti – nel vivo del tessuto sociale – alcuni problemi “strutturali”, con cui è urgente fare i conti.
E’ – in fondo – l’etica della responsabilità evocata da Sapelli e Savona. Con il conseguente arretramento rispetto ai più grandi interessi (nazionali) in gioco e alle sfide del futuro. Tutto questo perché a venire meno è anche il legame collettivo, il vincolo profondo fatto di cultura vissuta, di un destino comune, di “segni” (oltre che di leggi), di passioni (oltre che di regole). E allora non c’è più una Storia da costruire. Ci sono certo le tante piccole storie individuali. Troppo poco per affrontare le grandi questioni epocali che ci stanno di fronte. Da ricostruire, al di là delle politiche fiscali, della riorganizzazione dello Stato, delle infrastrutture ci sono quei vincoli sociali, a partire dai corpi sociali e dalle comunità di lavoro, che sono le fondamenta per un’organica riassunzione di responsabilità. Oltre i bassi orizzonti di un individualismo borghese dai tratti antinazionali.
L’individualismo è uno dei maggiori mali che affligge la nostra società. Qualche giorno fa hanno reso noto i dati demografici ISTAT del 2018, che ovviamente sono sempre più drammatici: 140 mila nascite in meno rispetto al 2008, quando già la natalità era di per sé bassa. La denatalità, che ci sta facendo sparire come popolo, è figlia dell’individualismo, perché parliamoci chiaro a nessuno frega qualcosa se la maggior parte di noi non facendo figli condanna la Nazione a morte. La crisi economica e la precarietà del lavoro hanno una loro incidenza senz’altro, oggi, ma negli ottanta e novanta eravamo già a crescita zero, ed il nostro paese stava economicamente meglio di oggi e prevaleva il posto fisso. Pensiamo solo al divertimento e allo sballo eterni, ai piaceri, alla trasgressione, e a curare solo il proprio orticello, poi ce ne infischiamo totalmente dei doveri e delle responsabilità verso la nostra comunità, tra cui quello di perpetuare la propria stirpe.
Werner. Lo sappiamo, ma non predicare come un prete! Perpetuare la propria stirpe non è mai stata per la maggioranza una priorità cosciente. I figli nascevano in quantità e basta, perchè non si sapeva…. come non farli nascere! E la maggioranza guadagnava così poco che i figli li mandava a lavorare a 7-8 anni, una meraviglia…Altro che sballo…Saluti!
@Guidobono
Indubbiamente é così, un secolo fa gli italiani facevano molti figli perché la maggior parte sconosceva la contraccezione, che invece era usata dai ceti più abbienti. Io non voglio affatto predicare come un prete, perché io penso che i figli vanno messi al mondo solo qualora sussistono le condizioni economiche almeno dignitose, altrimenti é da irresponsabili, per cui da questo punto di vista ben venga la conoscenza dei metodi contraccettivi. Qua il problema é che gli italiani e gli europei in generale, fanno un numero medio di figli scarso e inferiore al valore di sostituzione (2, 1), e siamo passati da un eccesso all’altro. Non va affatto bene, ci stiamo suicidando! Buona serata.
Werner. Siamo da secoli in troppi, come gli asiatici, questa è la verità. Pensa a quanti erano gli abitanti dell’America nel ‘500 e quanti gli europei allora. Poi da fine ‘800 ad oggi il numero complessivo non ha fatto che crescere, specialmente da quando sono nato io (!) ad oggi. Da 1,9 miliardi ai circa 7 miliardi attuali, in 70 anni! Ci saranno meno europei domani? Forse, ma sinceramente: siamo, siamo stati, noi europei tanto meglio degli altri? Ci prenderanno terre e donne? E noi staremo a guardare senza neppur combattere? Sì, forse, ma come sempre è stato nella storia… Saluti, vivi felice, se puoi…
Werner, quanti figli hai tu?
Werner. La contraccezione è del ‘900 avanzato. Prima esisteva una spaventosa mortalità infantile, a tutti i livelli social. Ancora ai tempi di Francesco Giuseppe Imperatore d’Austria, che muore nel 1916, la moglie Sissi, che non voleva altre gravidanze ed aveva un marito voglioso, ma innamorato e timorato di Dio, dovette darsi parecchio da fare per trovargli un’amante adeguata…Non si conosceva sessualità alternativa, la sessuofobia abramitica faceva (ed ancora in parte fa, purtroppo) degli umani dei riprodutori animaleschi… Non c’è salvezza ecologica possibile per il mondo se asiatici ed africani continuano a far i conigli… altro che auto elettrica!
@Guidobono
Oggi come oggi siamo troppi sicuramente, cioè 7 miliardi, ed era meglio il livello del 1950, quando la popolazione mondiale era di 2,5 miliardi, e il raddoppio nel 2000 non é certo imputabile a noi europei, ma alla frenesia riproduttiva di asiatici e africani. Il tasso di crescita demografica nel pianeta si é comunque attenuato rispetto ai decenni scorsi, anche in alcunipaesi asiatici, il problema è sempre l’Africa, dove occorrono misure drastiche per ridurre la natalità. Tra l’altro la natalità subsahariana é l’unica in aumento perché si è dimezzata la mortalità infantile (i famosi aiuti umanitari), che invece attenuava la crescita demografica dei paesi europei nei secoli scorsi. Ci sta che esiste una sessualità non finalizzata alla riproduzione, ma ciò che non va bene é che é nella maggior parte dei casi, nell’ Occidente odierno decadente e morente, é finalizzata unicamente al piacere, e ciò ci ha portati alla crisi demografica, che se non affrontata in maniera seria, diverrà irreversibile e dopodiché Europa Addio! Io non vogliodire che noi Europei siamo stati migliori o superiori agli altri, ma é indubbio che buona parte della cultura, della scienza e della tecnologia l’abbiamo prodotta noi. Quindi perché dobbiamo sparire e farci dominare dagli altri?
@Libero
Purtroppo zero, mi piacerebbe averne quattro, ma non riesco a trovare la donna adatta per poter essere la mia sposa e la madre dei miei figli.
Werner. Non per voler insegnar nulla, ma vieni in America Latina, che di donne meno complicate delle italiane ce ne sono ancora molte…
Werner: ‘Noi Europei non siamo stati migliori o superiori agli altri, ma é indubbio che buona parte della cultura, della scienza e della tecnologia l’abbiamo prodotta noi’. Ti sei dato le risposte: del perchè siamo a questo punto, del perchè ci riproduciamo poco, del perchè gli altri vogliono venire qui, del perchè noi non abbiamo la forza di chiudere porte e porti ecc.
@Guidobono
Ci riproduciamo poco perché siamo dei rammolliti, ma non credo c’entri tanto l’evoluzione tecnologica, che c’è sempre stata, perché il problema più che altro è spirituale, e dunque c’entra la secolarizzazione.
Però Werner, scusami (e senza polemica, sul serio). Dici: non ci riproduciamo perché siamo dei rammolliti e che tu stai ancora cercando la donna adatta. Se volessi far polemica (ti ripeto: nessuna polemica) potrei chiederti se questa ricerca spasmodica non sia segnale di secolarizzazione (perché ai tempi ci si sposava giovani anche perché i matrimoni erano combinati e l’amore è una bandiera borghese) e di debolezza spirituale da parte tua (non trovare è non cercare o non volere?). Come vedi, su temi personali, è meglio (credo e ribadisco senza alcuna polemica) non entrarci mai.
Tutti commenti interessanti. Mi limito a dire che il pianeta è troppo abitato. In Italia poi la densità demografica è altissima.
@Libero
Non preoccuparti, non me la prendo. Quello che posso dirti è che per rispondere alle tue domande bisognerebbe scrivere tante cose, ma c’è il rischio di tirare fuori argomenti che vanno aldilà di quello trattato dall’articolo.