“Sbaglierò, ma su Pietrangelo Buttafuoco (primo da dx seconda fila) mi sento più in linea con Umberto Eco (secondo da dx prima fila) che con chi scrive e pensa come un proiezionista di cineforum anni Settanta”. Firmato Sergio Claudio Perroni, scrittore comunista ed ex parà. La scomunica per l’intellettuale progressista Cristian Raimo – che non si riesce a far ricordare per i suoi libri o romanzi, mentre si sta ritagliando uno spazio nel girone degli odiatori intellettuali – arriva così forte da sinistra.
Perroni difende l’artista non conforme Buttafuoco e relega al rango di “proiezionista di cineforum anni Settanta” la nuova stella del firmamento antifascista.
La risposta pilatesca di Nicola La Gioia
Gli intellettuali antifascisti da tempo non ne indovinano una. Ora reagiscono anche in maniera isterica alla semplice presenza in un contesto pluralista di case editrici che pubblicano idee non conformi al pensiero unico. La replica di Nicola La Gioia, direttore del Salone è la summa dell’ipocrisia di una parte della sinistra, che sconfitta elettoralmente, cerca rivincite esercitando la rimanente egemonia, ovvero un presunto diritto di censura. Qui si gioca sull’agibilità degli spazi pubblici e mai avremmo immaginato che chi vuole essere un grande intellettuale della sinistra si cimentasse nel misurare lo spazio concesso legittimamente alla casa editrice Altaforte dal Salone di Torino.
In ogni caso postiamo integralmente la nota di La Gioia. Ognuno ne ricaverà liberamente i suoi convincimenti. Con due postille: Umberto Eco avrebbe mai misurato il perimetro dello stand di una casa editrice di destra? Chi sarebbero i sostenitori delle ragioni dei carnefici?
“La stesura del programma prevede com’è naturale una discrezionalità di chi se ne occupa. L’iscrizione per gli stand ha altre regole, anche perché qui il principio di opportunità culturale si intreccia con quello di legalità.
Per quanto riguarda la gestione degli stand (è possibile che una casa editrice con simpatie fasciste o peggio ne abbia uno al Salone?), non avendone l’autorità e il potere decisionale né io né il comitato editoriale, invito chi ce l’ha a una discussione e un dibattito aperto sul tema. Da questo punto di vista, il Salone del Libro ha un comitato di indirizzo di cui fanno parte le associazioni di categoria della filiera del libro, vale a dire ADEI (Associazione degli Editori Indipendenti), AIB (Associazione Italiana Biblioteche), AIE (Associazione Italiana Editori), ALI (Associazione Librai Italiani), SIL (Sindacato Italiano Librai), il Circolo dei Lettori, l’Associazione Torino la Città del Libro, così come ovviamente la Città di Torino e la Regione Piemonte. È questa l’occasione di un dibattito sul tema.
Per ciò che riguarda me e il comitato editoriale, crediamo che la comunità del Salone possa sentirsi offesa e ferita dalla presenza di espositori legati a gruppi o partiti politici dichiaratamente o velatamente fascisti, xenofobi, oppure presenti nel gioco democratico allo scopo di sovvertirlo. È imbarazzante ad esempio ospitare la testimonianza di Tatiana Bucci (deportata ad Auschwitz con sua sorella Andra quando era bambina) in un contesto dove c’è anche chi sostiene le ragioni dei suoi carnefici.
Senza minimizzare, ma per dare le giuste proporzioni a chi ce lo sta chiedendo: stiamo parlando di circa 10 mq di stand su 60.000 mq di spazio espositivo, e di nessun incontro nel programma ufficiale su circa 1200 previsti. Lo scrivo solo perché ognuno così ha più strumenti per dire la propria.
Espresse le mie opinioni su ciò su cui non ho autorità (né io né il comitato editoriale, che queste opinioni e questi sentimenti condivide), invito chi ce l’ha come dicevo a una discussione e una risposta. Al vertice del Salone ci sono le associazioni che rappresentano quasi tutta l’editoria italiana, e dunque è una buona occasione perché si pronunci sul tema.
Siamo antifascisti anche perché crediamo nella democrazia. Il Salone del Libro prevede ai suoi vertici una pluralità di soggetti, e dunque – ferma la nostra autonomia e indipendenza editoriale sul programma – qualunque decisione verrà presa sia io che il comitato editoriale la faremo nostra.
Speriamo che il dibattito si svolga con tutta la complessità e la profondità che merita. Stigmatizziamo invece ogni strumentalizzazione: il Salone è una comunità fondata sui principi di discussione e confronto continui.
Il comitato editoriale del Salone è composto da: Nicola Lagioia, Paola Caridi, Ilide Carmignani, Mattia Carratello, Giuseppe Culicchia, Fabio Geda, Giorgio Gianotto, Alessandro Grazioli, Loredana Lipperini, Giordano Meacci, Eros Miari, Francesco Pacifico, Valeria Parrella, Christian Raimo, Rebecca Servadio, Lucia Sorbera, Annamaria Testa”.
Alphonse Van Bredenbeck de Châteaubriant (non Châteaubriand e, naturalmente senza legami di famiglia con il più famoso René de Chateaubriand), come correttamente trascritto nella didascalìa sotto la foto, con la t finale…
Poco prima di morire, nel 1951, C. scrisse la ‘Lettre à la chrétienté mourante’, poi pubblicata da Grasset, che anticipa certi temi sulla secolarizzazione della società che saranno poi ripresi da alcuni autori…da ultimo da Venner, credo.