• Home
  • Il Clan
  • Privacy Policy
  • Contatti
giovedì 22 Maggio 2025
No Result
View All Result
Barbadillo
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Cinema
  • Parola ai lettori
Barbadillo
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Cinema
  • Parola ai lettori
Barbadillo
Home Libri

Libri. “Dalla katana al revolver”, l’ultimo saggio di Riccardo Rosati tra Kurosawa e Sergio Leone

by Francesco Santarelli
2 Maggio 2019
in Libri
0
"Dalla katana al revolver", l'ultimo saggio di Riccardo Rosati
“Dalla katana al revolver”, l’ultimo saggio di Riccardo Rosati

Una pistola prende il posto della katana e lo sguardo sul cinema prende una piega nuova. Cosa accomuna il meno giapponese dei registi giapponesi, Akira Kurosawa, ed il meno americano degli autori Western, l’italianissimo (e trasteverino) Sergio Leone? Cosa differenzia una “trasposizione” da una “versione”? Quanto di nipponico resta nella trasposizione che Sturges fa de I sette samurai, con il suo amatissimo I magnifici sette? Quanto ha inciso nella storia della Settima Arte il rapporto fra Occidente e Sol Levante?

Queste, assieme ad altre non meno affascinanti, sono le domande cui Rosati nel suo Dalla Katana al revolver, Kurosawa e Leone a confronto, recentemente pubblicato dalla casa editrice Profondo Rosso, prova a dare una risposta.

Il libro si struttura con un doppio confronto fra opere filmiche entrate nella storia del cinema: due sono di Kurosawa: La sfida del samurai (1961) e I sette samurai (1954); le altre due sono, invece, Per un pugno di dollari (1964) di Sergio Leone e I magnifici sette (1960) di John Sturges.

L’analisi delle singole opere, nel taglio comparatistico che ne dà l’Autore, si palesa come una lezione sulla trasposizione all’interno dello stesso medium artistico e non solo: l’Opera infatti ci fa attraversare ben tre continenti attraverso la narrazione di storie simili, ma ognuna profondamente e, aggiungeremmo, radicalmente differente dall’altra.

Sin dalla Introduzione, però, l’Autore ci avverte che non ci offrirà una analisi filmica dettagliata su di ogni singola pellicola. Molto inchiostro è già stato versato sui capolavori in comparazione. Ciò che preme a Rosati è mettere allo specchio due mondi. In particolare, si vuole indagare come sia riuscito il “miracolo”: riprodurre storie tipicamente giapponesi, frutto di una mente geniale come quella di Kurosawa, sullo sfondo offerto dal confine tra Messico e Stati Uniti, in un contesto storico culturale profondamente diverso.

Ebbene, una prima risposta Rosati ce la offre proprio spiegandoci come Kurosawa sia forse il meno giapponese degli autori giapponesi, alla stregua di quel Miyazaki tanto amato nel nostro Paese e non solo. Studioso e appassionato tra gli altri di Shakespeare e Dostoevskij, il regista giapponese ha la capacità di raccontare storie dal carattere universale. Conosce e ama la cultura occidentale. 

Altro aspetto da non sottovalutare, sia ne La sfida del samurai, sia ne I sette samurai avviene un processo di demitizzazione della figura del samurai. Non il guerriero eroe dalle pose ieratiche, dotato quasi di poteri magici, dalle tecniche marziali mistiche e formidabili, ma un uomo normale che affronta il mestiere delle armi con tutte le ombre della vita vera. Un uomo tra gli uomini, dato che la potenza del gruppo è essenziale per il contesto nipponico: nessuno si salva da solo, verrebbe da dire. La coralità ha il suo giusto ed inevitabile peso. Infine, l’aspetto sociale. Il contesto rurale nel quale si svolge l’azione. La povertà dilagante di un mondo contadino che si ritrova a subire le vessazioni del potente di turno. Questi caratteri dell’opera di Kurosawa, insegna Rosati, hanno permesso una sua trasposizione in chiave occidentale da parte di Leone e Sturges.

Nel testo che stiamo commentando, emerge l’amore e il rispetto che l’Autore nutre per il “nostro” Sergio Leone. Non solo perché da romano e trasteverino riuscì a reinventare un genere, il Western, tipicamente americano. Ma anche perché Leone fu capace di riscrivere, con Per un pugno di dollari, la storia del cinema. 

Non più storielle ruotanti attorno all’attore di grido, ma personaggi “veri” che si muovono attraverso una trama altrettanto profonda. Non più motivetti trionfalistici ad accompagnare asfitticamente confusionarie sparatorie, ma le magnifiche colonne sonore di Ennio Morricone. Non più semplice genere, ma grande cinema.

Leone fu l’antesignano di quella rivoluzione culturale che esplose con tutta la sua evidenza nel cinema d’oltreoceano negli anni post-Sessantotto. Pellicole come Soldato blu di Ralph Nelson e Un uomo da marciapiede di John Schlesinger sono probabilmente debitrici dall’opera di Leone.  Gli eroi, per citare indirettamente Guccini, non sono affatto tutti giovani e belli. I protagonisti di Leone nella Trilogia del dollaro sono l’opposto dei pistoleri del Western classico. Il volto di Eastwood non rassomiglia a John Wayne. I personaggi acquistano una rinnovata profondità.  Se consideriamo quanto detto, allora non sarà difficile capire come Leone riuscì nella trasposizione de La sfida del samurai nel celebre Per un pugno di dollari. La sensibilità del grande Artista era la medesima del regista giapponese.

Il discorso si fa leggermente diverso quando Rosati pone a confronto I sette samurai con I magnifici sette di Sturges. Quest’ultimo, nella lettura critica dell’Autore, non ha la medesima profondità di sguardo di Leone. Americanizza l’opera del giapponese. Purtuttavia, non può negarsi il dato artistico. Sturges rende apertamente omaggio alla grandezza di Kurosawa. I suoi sette “magnifici”, come i bushi del Sol levante, offrono i propri corpi e le proprie povere armi per una causa giusta: salvare i contadini dall’oppressione dei prepotenti, sebbene sul confine messicano a predominare non sia la differenza di casta, bensì quella razziale.

Dalla katana al revolver, in fin dei conti, si presenta come uno studio indispensabile per comprendere come e quanto il nostro immaginario sia intriso di riflessi del Sol Levante. Ma anche, a ben vedere, come la nostra Europa non sia più in grado di fornire eroi, anche se demitizzati, capaci di accendere il cuore e la passione degli spettatori occidentali. La katana, come insegna Rosati, si trasforma in revolver, il samurai può diventare un cowboy, obliterando del tutto i nostri, pur valentissimi, spadaccini. Una lettura da fare e meditare quindi; e una buona occasione per rivedere vecchi, ma sempre grandi, ottimi film.

* “Dalla katana al revolver. Akira Kurosawa e Sergio Leone a confronto” di Riccardo Rosati, Roma, Profondo Rosso, 2018 

@barbadilloit

Francesco Santarelli

Francesco Santarelli

Francesco Santarelli su Barbadillo.it

Visualizzazioni: 0
Tags: akira kurosawaBarbadillocinemalibriprofondo rossoriccardo rosatisantarelliSergio Leone

Related Posts

Cultura. Scarabelli: “L’autobiografia spirituale di Evola, con vista sul privato del filosofo”

Oltre l’Idealismo, per approfondire il pensiero di Julius Evola

21 Maggio 2025
Aspide. Il sequel di Salgari e il romanzo di Vincenzina Ghirardi Fabiani

Aspide. Il sequel di Salgari e il romanzo di Vincenzina Ghirardi Fabiani

21 Maggio 2025

Giannozzo Pucci: “Il 3 maggio 1493 cominciava il colonialismo”

Segnalibro. Cultura e impeto italiano nelle trincee della prima guerra mondiale

La filosofia della fotografia secondo Massimo Donà

Come affrontare lo spaesamento del nostro tempo secondo Byung-Chul Han

Metafisica del nascosto: i racconti di Giovanna Caggegi

Il comunitarismo e i corpi sociali nella visione di Kurt Schelling

L’Ur-fascismo e il talento di Errico Passaro, “il Colonnello della fantascienza”

Più letti

  • “C’è ancora domani”, tutte le sbavature nel film di Cortellesi

    “C’è ancora domani”, tutte le sbavature nel film di Cortellesi

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • La polemica. Al film della Cortellesi preferiamo l’epopea della Magnani in “Onorevole Angelina”

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • Salviamo il Comandante Todaro: mito e realtà di un eroe italiano (senza buonismo)

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • In “The Penitent” di Barbareschi la religione è nel mirino degli lgbt

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • La vita romanzesca di Edda Ciano Mussolini tra amore, odio e perdono

    0 shares
    Share 0 Tweet 0

Seguici su Facebook

Siti amici

  • 10 righe dai libri
  • Appennini di Gian Luca Diamanti
  • Arianna Editrice
  • Associazione Eumeswil Firenze
  • Calcio e statistiche
  • Diretta.it
  • Eclettica edizioni
  • Finanza Sexy
  • Hamelin Prog – Progressive Rock Magazine
  • Il blog di Roberto Perrone
  • Il diario del gigante Paolo Isotta
  • L'eminente dignità del provvisorio
  • linkiesta
  • melascrivo
  • Polémia
  • Rivista Visio
  • SilviaValerio.it
  • Storia in rete
Facebook Twitter Instagram

“All’orizzonte di quell’oceano ci sarebbe stata sempre un’altra isola, per riparsi durante un tifone, o per riposarsi e amare”.
Hugo Pratt

Barbadillo è un laboratorio di idee nel mare del web che, a differenza d’altri, non naviga a vista. Aspira ad essere un hub non conformista, un approdo libero nel quale raccogliere pensieri e parole e dove donne e uomini in marcia possono fermarsi a discutere insieme di politica, ecologia, musica, film, calcio, calci, pugni e rivoluzione.

Ultimi articoli

Addio a Wilma Coppola Perina, spirito anticonformista e icona del Msi a Roma

Addio a Wilma Coppola Perina, spirito anticonformista e icona del Msi a Roma

21 Maggio 2025
Marcinelle, il fascista sentimentale Mirko Tremaglia e il regista Federico Fellini

Cittadinanza. La sinistra riabilita il ministro ex Rsi Mirko Tremaglia. Il nipote: “Lasciate stare i morti”

21 Maggio 2025
La stanza dell’ospite. Se non è formale, la democrazia non è

La stanza dell’ospite. Se non è formale, la democrazia non è

21 Maggio 2025

Ultimi commenti

  • Tullio Zolia su Il campione Nino Benvenuti e i suoi rapporti con il Msi
  • Pasquale ciaccio su “Una pace difficile” di Starace, oltre l’ossimoro di una intesa giusta e duratura
  • Guidobono su “Una pace difficile” di Starace, oltre l’ossimoro di una intesa giusta e duratura
  • Guidobono su “Una pace difficile” di Starace, oltre l’ossimoro di una intesa giusta e duratura
  • Francesco su Il commento. Quello che emerge dalla visita a Roma di Carlo III
  • Guidobono su Il commento. Quello che emerge dalla visita a Roma di Carlo III
  • Guidobono su Cultura (a destra) come risorsa e identità

with by amdotcom

No Result
View All Result
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Cinema
  • Parola ai lettori
Questo sito utilizza cookie per fornirti la migliore esperienza di navigazione. Se continui nella navigazione acconsenti all'uso dei cookie.OkLeggi di più