Non celebro il 25 aprile per sette motivi. Uno, perché non è una festa inclusiva e nazionale, ma è sempre stata la festa delle bandiere rosse e del fossato d’odio tra due italie. Due, perché è una festa contro gli italiani del giorno prima, ovvero non considera che gli italiani fino allora erano stati in larga parte fascisti o comunque non antifascisti e dunque istiga alla doppiezza e all’ipocrisia. Tre, perché non rende onore al nemico ma nega dignità e memoria a tutti coloro che hanno dato la vita per la patria, solo per la patria, pur sapendo che si trattava di una guerra perduta. Quattro, perché l’antifascismo finisce quando finisce l’antagonista da cui prende il nome: il fascismo è morto e sepolto e non può sopravvivergli il suo antidoto, nato con l’esclusiva missione di abbatterlo. Cinque, perché quando una festa aumenta l’enfasi col passare degli anni anziché attenuarsi, come è legge naturale del tempo, allora regge sull’ipocrisia faziosa e viene usata per altri scopi; ieri per colpire Berlusconi, oggi Salvini. Sei, perché è solo celebrativa, a differenza delle altre ricorrenze nazionali, si pensi al 4 novembre in cui si ricordano infamie e orrori della Grande Guerra; invece nel 25 aprile è vietato ricordare le pagine sporche o sanguinarie che l’hanno accompagnata e distinguere tra chi combatteva per la libertà e chi voleva instaurare un’altra dittatura. Sette, perché celebrando sempre e solo il 25 aprile, unica festa civile in Italia, si riduce la storia millenaria di una patria, di una nazione, ai suoi ultimi tempi feroci e divisi. Troppo poco per l’Italia e per la sua antica civiltà.
Quando avremo una memoria condivisa? Quando riconosceremo che uccidere Mussolini fu una necessità storica e rituale per fondare l’avvenire, ma la macelleria di Piazzale Loreto fu un atto bestiale d’inciviltà e un marchio d’infamia sulla nascente democrazia. Quando riconosceremo che Salvo d’Acquisto fu un eroe, ma non fu un eroe ad esempio Rosario Bentivegna con la strage di via Rasella. Quando ricorderemo i sette fratelli Cervi, partigiani uccisi in una rappresaglia dopo un attentato, e porteremo un fiore ai sette fratelli Govoni, uccisi a guerra finita perché fascisti. Quando diremo che tra i partigiani c’era chi combatteva per la libertà e chi per instaurare la dittatura stalinista. Quando distingueremo i partigiani combattenti sia dai terroristi sanguinari che dai partigiani finti e postumi, che furono il triplo di quelli veri. Quando onoreremo con quei partigiani chiunque abbia combattuto lealmente, animato da amor patrio, senza dimenticare “il sangue dei vinti”. Quando celebrando le eroiche liberazioni, chiameremo infami certi suoi delitti come per esempio l’assassinio del filosofo Giovanni Gentile, dell’archeologo Pericle Ducati o del poeta cieco Carlo Borsani. Quando celebrando la Liberazione ricorderemo che nel ventennio nero furono uccisi più antifascisti italiani nella Russia comunista che nell’Italia fascista (lì centinaia di esuli, qui una ventina in vent’anni); che morirono più civili sotto i bombardamenti alleati che per le stragi naziste; che ha mietuto molte più vittime il comunismo in tempo di pace che il nazismo in tempo di guerra, shoah inclusa. Quando sapremo distinguere tra una Resistenza minoritaria che combatté per la patria e la libertà, cattolica, monarchica o liberale, come quella del Colonnello Cordero di Montezemolo o di Edgardo Sogno, e quella maggioritaria comunista, socialista radicale o azionista-giacobina che perseguiva l’avvento di un’altra dittatura. I comunisti, che erano i più, non volevano restituire la patria alla libertà e alla sovranità nazionale e popolare ma volevano una dittatura comunista internazionale affiliata all’Urss di Stalin.
Da italiano avrei voluto che la Resistenza avesse davvero liberato l’Italia, scacciando l’invasore. Avrei voluto che la Resistenza fosse stata davvero il secondo Risorgimento d’Italia. E avrei voluto che il 25 aprile avesse unito un’Italia lacerata. Sarei stato fiero di poter dire che l’Italia si era data con le sue stesse mani il suo destino di nazione sovrana e di patria libera. In realtà l’Italia non fu liberata dai partigiani ma dagli alleati che ci dettero una sovranità dimezzata. Il concorso dei partigiani fu secondario, sanguinoso ma secondario. La sconfitta del nazismo sarebbe avvenuta comunque, ad opera degli Alleati e dei Sovietici.
I partigiani non agirono col favore degli italiani ma di una minoranza: ci furono altre due italie, una che rimase fascista e l’altra che si ritirò dalla contesa e ripiegò neutrale e spaventata nel privato o si rifugiò a sud sotto le ali della monarchia.
Il proposito di unire gli italiani non rientrò mai nelle celebrazioni in rosso sangue del 25 aprile. Fu sempre una festa contro: contro quei morti e i loro veri o presunti eredi. Chi ha provato a unirsi alla Festa da altri versanti è stato insultato e respinto in malo modo. Accadrà quest’anno pure ai grillini ignari?
Non vanno dimenticati gli italiani che restarono fascisti fino alla fine, combatterono, morirono senza macchiarsi di alcuna ferocia, pagarono di persona la loro lealtà, la loro fedeltà a un’idea, a uno Stato e a una Nazione; la futura classe dirigente dell’Italia fu falcidiata dalla guerra civile. Sia tra gli antifascisti che tra i fascisti vi furono patrioti e mazziniani che pensarono, credettero e combatterono nel nome della patria. L’antifascismo fu una pagina di dignità, fierezza e libertà quando il fascismo era imperante; ma non lo fu altrettanto l’antifascismo a babbo morto, cioè a fascismo sconfitto e finito. Era coraggioso opporsi al regime fascista, non giurargli fedeltà, ma fu carognesco sputare sul suo cadavere e oltraggiarlo. E infame è farlo ancora oggi, 74 anni dopo. Distinguiamo perciò tra gli antifascisti che rifiutarono di aderire al regime fascista, pagandone le conseguenze; e gli antifascisti del 25 aprile da corteo postumo e permanente.
Festeggiare una sconfitta militare non è per nulla dignitoso, ma l’Italia col 25 aprile è l’unico paese al mondo che lo fa. Il termine “fascista” viene usato a sproposito dagli elementi dell’ANPI semplicemente per demonizzare coloro che non si riconoscono nella retorica della Resistenza e che hanno capito che da più di 70 anni ci hanno propinato menzogne su menzogne. Ormai il vaso di Pandora è stato scoperchiato, per cui continuare a mentire è dannoso soltanto per chi mente.
Totalmente d’accordo con M. Veneziani.
attenzione, qualcuno STA FORSE hackerando i nostri indirizzi e-mail… SONO APPARSI STRANI MESSAGGI NEL COLLEGAMENTO A QUESTO SITO CHE NON VIENE PIU’ CONSIDERATO SICURO…
Felice a me è già da un pò che succede, non so se dipenda dall’indirizzo e-mail o da altri tipi di account privati. Sul 25 aprile concordo ma non totalmente con il punto di vista di Veneziani, che in questo caso ho trovato un pochino “buonista” e “retorico” per certi versi, soprattutto riguardo la resistenza “bianca” che io non vedo meno colpevole rispetto quella “rossa”, anzi… In proposito invece della questione appunto della “resistenza” comunista, mi piace sempre ricordare il fatto non marginale che il vero fondatore del partito comunista, Amadeo Bordiga, silenziato e alienato dal suo stesso partito perchè oppositore di quello che lui definiva “capitalismo di stato sovietico”, dicevo ricordo che l’ingegnere Amadeo Bordiga sosteneva che “L’antifascismo è stato il peggior prodotto del Fascismo”, lui infatti durante il regime non fu in alcun modo partecipe di alcun tipo di “resistenza” ed anzi pare che tifasse in qualche modo per Mussolini che tra l’altro stimava, in questo può esserci un parallelo con la figura di Bombacci, altro fondatore del PCd’I, partito che solo in un secondo momento fu messo in ostaggio dalla corrente ordinovista di Gramsci e Togliatti, infatti i primi “socialisti astensionisti”, quelli che per capire uscirono dal PSI per fondare il PCd’I, erano quasi tutti bordighisti e massimalisti, al contrario di quello che spesso si racconta sui libri in cui l’accento viene posto sempre sul gruppo di Gramsci che comunque certamente non avrebbe mai approvato la bestialità dell’omicidio di Gentile, altro Idealista hegeliano con cui condivideva non poche idee, ma del resto lo stesso Lenin rimproverò i socialisti di essersi fatti scappare “l’unico uomo in Italia in grado di fare la rivoluzione, Mussolini” …Propongo un interessante articolo sul particolare fatto di Bordiga:”Bordiga il leninista che sperava nell’Asse” https://www.avvenire.it/agora/pagine/bordiga-
P.S. Aggiungo soltanto una cosa concordando con ciò che ha detto Werner, secondo me ad oggi ormai il “mito della resistenza” ha fatto ampiamente il suo tempo, ormai la cantilena manichea dei fascisti “brutti sporchi e cattivi” e dei partigiani buoni e salvatori della patria non solo non ha più nessuna attrattiva se non fra i quattro tromboni dell’Anpi ed i loro amplificatori drogatelli dei centri sociali, ma dico proprio a livello di popolazione media non importa più a nessuno di questa retorica oligarchica, per questo cerchino di alzare i toni ogni anno sempre di più, ormai il “mito” è sbiadito e in un epoca post-ideologica più loro gridano al “Salvini fascista” e più Salvini prende voti, incredibile tra l’altro come la figura stessa di Mussolini sia ancora così attuale e presente simbolicamente nel paese da essere così influente nei dibattiti attuali, forse che forse il Fascismo(italiano) come idea “sintetica” è ancora l’ideologia più giovane, più inclusiva e più futuribile fra quelle post-giacobine? Forse per questo fa tanta paura alle post-democrazie moderne? Sarebbe un punto da analizzare compiutamente.
x Felice: il problema della dicitura “sito non sicuro” non dipende da pericoli esterni o da noi, è un problema di protocolli che utilizza il sito, a quanto ho capito da un pò di tempo il browser Chrome di Google ma anche gli altri maggiori browsers valutano i siti a seconda del protocollo utilizzato, ovvero del sistema di inserimento dati, il precedente protocollo HTTP che è quello segnalato come “non sicuro” non usava crittografia, quindi per motivi di sicurezza dei dati il browser lo segnala come pericoloso per l’utente, mentre il nuovo protocollo HTTPS usa la crittografia dei dati(password e dati personali) e quindi viene segnalato come sicuro, semplicemente tutti quei siti che non hanno fatto questo passaggio al sistema di protocollo HTTPS vengono penalizzati per ragioni di sicurezza(questo è quello che risulta). Dev’essere quindi il gestore del dominio a risolvere se lo ritiene necessario , per rendere la propria pagina “più competitiva” e “sicura”. Questo giusto per allontanare dubbi su possibili “hackeraggi”.
Stefano: grazie!!!
Stefano. La resistenza ‘bianca’ era scontata dal momento che c’era una reistenza rossa, e che si sapeva che la Germania avrebbe perso la guerra e bisognava pensare al futuro con le ossa (quanto rimaneva in piedi del nostro apparato produttivo)per quanto possibile non spezzate. Inolre erano aristocratici in prevalenza che sentivano di dover stare con la monarchia, nonostante tutto. Fecia di Cossato si suicidò. Realpolitik allo stato puro. Mussolini, sulla base di un bluff sbagliato, ci aveva scaraventati in una guarra che per noi era persa in partenza. Ciò non giustifica la conduzione delle azioni dei partigiani, quasi esclusivamente conro gli italiani e tanto meno gli eccidi di aprile e maggio del ’45. Ma anche Mussolini si sbagliò accanendosi contro la resistenza, facendo il suo gioco, ch’era quello di ampliare con ogni mezzo il solco tra fascisti, e quelli che si adeguarono alla RSI, e chi sognava invece solo la fine della guerra e voltare pagina. Seppero crare l’odio tra italiani al nord.. La Resistenza non anticipò di un giorno la fine del conflitto e con un minimo di ordine militare, quello preconizzato fa Graziani, Mussolini e ministri si sarebbero forse salvati. Invece prevalse la paura, il fuggi-fuggi disordinato con le famiglie al seguito, e così 4 scalzacani ebbero la meglio su migliaia di armati che fino al 25 aprile avevano il controllo del territorio…
Io vengo da una famiglia equamente divisa tra ex combattenti di Salò ed ex combattenti della Resistenza (soprattutto unità partigiane vicine ai monarchici e ai cattolici) e mi dissero che l’episodio di Porzus non fu l’unico episodio in cui si arrivò allo scontro armato tra formazioni partigiane.
I numeri difficilmente mentono.
L’Archivio di Stato ha pubblicato, proprio in questi giorni, i dati sugli effettivi numeri dei partigiani ” legalmente” riconosciuti e ” meritevoli ” di prebende e diarie.
Sono stati poco più di 170.000 a cui si si sono aggiunti, con deliberazioni successive, altri 70000 più o meno.
A tutti gli altri , oltre 400.00, che cercarono di infilarsi all’ultimo per mille motivi , non solo economici, venne rifiutata la “patente”
Con questi numeri , indiscutibili, definire la resistenza lotta di popolo è fuffa
Sempre a proposito di mito della Resistenza e di antifascismo, ieri sera per curiosità ho seguito – non tutto perché dura 5 ore – il film Novecento di Bertolucci, trasmesso da Rai Movie. Il regista era notoriamente un tesserato col PCI, anche se il film ricevette molte critiche dai vertici del partito, in particolare dai veterani come Amendola. Devo dire che è molto fazioso e di propaganda, e trasmette al pubblico il seguente messaggio “i fascisti sono tutti malvagi e violenti, i comunisti sono tutti buoni e bravi”. Nulla da invidiare da questo punto di vista, a Süss l’ebreo. Il film, considerato da tutti i critici un “capolavoro” – forse perché tutti schierati da una parte – meriterebbe la censura per le tante oscenità che mostra e per le violenze sugli animali.
‘Novecento’ è una merdaccia spaventosa… L’errore di Mussolini fu di accettare le insistenze di Graziani, contro pareri autorevoli, per un Esercito di Leva nella RSI. Ora non molti avevano voglia di farsi bucar la pancia per un “duce più che dimezzato”, mentre l’italia che stava con i futuri vincitori si trovava dall”altra parte.. E siccome la Resistenza fu in gran parte un fenomeno di renitenza alla leva, senza la leva obbligatoria, peraltro assai poco utile militarmente, si sarebbero tagliati i ‘rifornimenti’ alla cosiddetta resistenza…
Per chi può interessare segnalo un mio articolo su una pagina dimenticata di quei giorni: https://www.ereticamente.net/2019/05/storie-controcorrente-giuseppe-solaro-e-il-sogno-della-socializzazione.html
Stefano. Bell’articolo!
Grazie Felice, una pagina di storia della “tua” Torino…
Ma quali 170.000 resistenti!? Toglieti i renitenti alla leva, che solo scappavano, i delinquenti alla macchia o incarcerati per reati comuni ecc., resta, forse, meno del 10%…
Sì, la storia di Solaro, della doppia impiccagione in corso Vinzaglio (siccome qualcuno portava fiori all’albero dove fu impiccato un sindaco democristiano fece poi abbattere l’albero)…e poi del suo cadavere portato a spasso per Torino, legato sul cassone di un camion, l’ho sentita la prima volta forse a quattro o cinque anni…mia madre raccontava che la gente sotto i portici di via Po mangiava tranquilla il gelato da Fiorio, mentre attorno c’erano due o tre cadaveri ‘fascisti’ coperti di mosche…Ogni tanto qualcuno passava e sputava su di loro…
Guidobono questi sono i numeri certificati dall’ Archivio di Stato sulle delibere emesse post conflitto per l’erogazione di diarie, rimborsi e pensioni varie.
Ma anche fossero tutti questi( al di là della benevolenza più o meno applicata nella istruzione delle pratiche) non si può certo parlare di rivolta di popolo
Vae victis
Sempre è stato è sempre sarà
Per quanto ne so – racconti di protagonisti allora in vita – trattavasi sempre di piccole unità spesso comandate da nobili piemontesi (gli unici che avevano fatto gli ufficiali). Capacità militare assai ridotta. Talora le unità facevano un po’ di pulizia all’interno, prendendo a pubbliche scudisciate i ladri – che taglieggiavano i contadini – legati agli alberi dei Paesi, prima di cacciarli! Ma spesso i furti restavano impuniti. Una cugina di mio nonno venne uccisa 17 anni a fine aprile ’45, nella vigna di familia, solo perchè aveva sorriso (solo un sorriso) ad un soldato tedesco di passaggio. Dei partigiani comunisti avevano attaccato un loro camion all’ingresso del Paese (squagliandosi subito) e solo le cure offerte dai paesani – che odiavano i partigiani in generale -ai morenti e feriti evitarono una feroce rappresaglia. Ma quel sorriso arrivato alle orechie di uno spasimente fece poi scattare l’atroce omicidio. Mai il colpevole venne scoperto.
Non necessariamente gli ufficiali erano nobili.
Mio padre era penna bianca della Cuneense medaglia d’argento al valore militare sul fronte greco
Fini la guerra al mauriziano ( buon per lui) come invalido.
Non era stato fascista ne diventò dopo antifascista Si trovò in guerra e lì si comportò da uomo con onore e senso del dovere
Non ebbe problemi se non per trovare lavoro per un paio di anni ma mi raccontò cose raccapriccianti
Ma ,ripeto, ogni guerra è dura.
Per gli sconfitti lo è, ancora, di più il dopoguerra
Questo in ogni epoca e latitudine
Lì rifulse la nostra antica vocazione alla guerra civile , a conflitto finito, con le vittime vinte e loro familiari… Una brutta pagina, per questo mi ha sempre fatto orrore il 25 aprile, pur non avendolo personalmente vissuto. Un popolo civile non festeggia le guerre civili! Saluti!