Salò non revoca la cittadinanza onoraria conferita a Benito Mussolini. Il Comune in provincia di Brescia, in controtendenza rispetto a quanto sta avvenendo nel resto d’Italia, non depennerà Mussolini dall’elenco dei suoi cittadini.
Il consiglio comunale, infatti, ha bocciato la proposta che era stata avanzata in tal senso da un consigliere comunale di opposizione. Nessuna presa di posizione politica, però. Più che altro una scelta di tempo. Il sindaco uscente Gianpiero Cipani, eletto nell’area di centrodestra, ha fatto capire che il tema, scottante e comunque foriero di divisioni e tensioni, dovrà essere affrontato dalla prossima amministrazione comunale di Salò, qualunque essa sia. “In questo momento – ha affermato il primo cittadino salodino – siamo in campagna elettorale e il tema crea tensione inutile”.
Beh perché deve, in fin dei conti Salò, questo comune della Bresciana di 10 mila anime sul lago di Garda che spesso non compare sulle carte geografiche, deve la sua notorietà storica proprio alla Repubblica Sociale Italiana, detta anche “di Salò”. Può piacere o meno, ma nel bene e nel male è così.
QUESTA FOTO DIMOSTRA APPIENO LA DRAMMATICITA’DI QUEL MOMENTO STORICO,E CONSAPEVOLEZZA DI COSA SI ANDAVA INCONTRO…
Caro Werner,sarebbe ora che, almeno nel nostro ambiente ideale,per correttezza storica si finisse di denominare come repubblica di Salò quella che di nome e di fatto era la Repubblica Sociale Italiana. Dopo la liberazione del Duce avvenuta il 12 Settembre 1943 ,si riunì alla Rocca delle Caminate,presieduto da Mussolini(il 23 Settembre 1943)il nuovo Governo Fascista dove vennero nominati i 12 Ministri.Il 30 Settembre vennero nominati i primi diciannove Capi di Provincia.Il giorno 1 Ottobre ’43 il Maresciallo R. Graziani al Teatro Adriano di Roma parlò ad un migliaio di Ufficiali che poi si recarono all’Altare della Patria.Il 5 Ottobre ’43 il Maresciallo R. Graziani in qualità di Ministro della Difesa Nazionale annunciò la costituzione delle Forze Armate dello Stato Nazionale Repubblicano(in cui si arruolarono oltre 800mila uomini).Potrei continuare a lungo nell’elencare forze militari ed azioni politiche della R.S.I. nei 600 giorni della sua esistenza ma me ne astengo perchè ci sono migliaia di libri che hanno documentato la sua breve e tragica esistenza.Ciò che mi preme è far capire che chiamarla Rep. di Salò vuol dire accettare la voluta denigrazione della sua estensione territoriale e militare propugnata dalla storiografia resistenziale quando la dileggia dicendo che la sua Capitale era situata in una minuscola località gardese. Invero,fu lo stesso Mussolini a dichiarare apertamente che l’unica Capitale d’Italia era Roma anche se caduta in mano del nemico.Ancora,la maggior parte dei suoi Ministeri erano dislocati(per meglio occultarsi dai massicci bombardamenti aerei)in diverse città del Nord.Lo stesso Mussolini aveva la sua residenza a Gargnano per motivi di sicurezza.Dunque,Salò era semplicemente il centro di emissione radiofonica dei comunicati della R.S.I. Concludendo,sostenere Salò come Capitale della R.S.I. vuol dire accodarsi agli antifascisti che dileggiano gli aderenti della R.S.I. col diminuitivo di “repubblichini”.E,si badi tale riduzione viene fatta non tanto dal punto di vista numerico perchè anche se hanno gonfiato a dismisura le forze partigiane oltre i 200mila combattenti(cifra decisamente falsa perchè nell’inverno del ’44 erano al massimo 25mila i loro effettivi)a loro importa negare che i primi a fondare una Repubblica Italiana siano stati proprio i fascisti.
D’accordissimo con Tullio, è proprio questa narrativa ,ieri come oggi, che impone certe false letture e veicola la cosiddetta opinione pubblica, quindi bisogna in tutti i modi evadere da certi luoghi comuni ormai incrostati nella coscienza collettiva, del resto la tattica del ripetere una bugia fino a farla diventare una verità è tutt’ora l arma principale di chi detiene il potere, purtroppo finché non si combatterà adeguatamente sul piano dell’egemonia mediatica la narrativa mainstream che ha tutti i media nelle proprie mani sará difficile fare una vera rivoluzione, che prima di tutto deve essere una rivoluzione culturale, e stiamo vedendo come il governo giallo-verde proprio per non aver saputo sviluppare una narrativa alternativa a quella sinistrorsa sia stato messo sempre alle strette in ogni sua azione ed adesso c’è l’ombra di un governo tecnico Draghi che finirà il lavoro di Monti e la fase iniziata nel 92 sul Britannia, già è partita l’operazione simpatia dei media ed i cartelli finanziari stanno premendo per finire di saccheggiare il nostro paese con la collaborazione interna di PD,FI e 5* prontamente riconvertiti e scattati tutti all’ unisono al nuovo ordine dei mercati… La narrativa dominante,insieme ovviamente a magistratura ed altri tipi di poteri anti-nazionali sono le catene che ci tengono ancora legati in modo decisivo, e la reductio ad hitlerum di chi non si adegua è all’ordine del giorno, basti vedere i casi recenti o le stesse parole di Di Maio su Salvini alleato dei “negazionisti” , vogliono farci sparire e silenziare ogni opposizione, questo il totalitarismo “democratico”, ma per chi non ha mai avuto nessuna aspettativa nei confronti della democrazia non è di certo una novità che ci meraviglia o scandalizza…
@Tullio Zolia
No per carità, ma non ho sostenuto nel mio commento che Salò fosse capitale della RSI. Ho solo voluto ribadire che Salò grazie alla RSI ha goduto di notorietà storica, perché è vero che non fu la capitale, ma che rimaneva comunque Roma, però avevano sede il Ministero degli esteri, il Ministero della Cultura Popolare (MINCULPOP), la Legione Autonoma Mobile Ettore Muti e della Xª Flottiglia MAS, le postazioni telefoniche per i corrispondenti giornalistici e radio
Agenzia Stampa “Stefani”, i comandi generali della Guardia Nazionale Repubblicana, della Polizia Repubblicana, delle Brigate Nere e della Casa del Fascio. Quindi il nome di Salò rimane indissolubilmente legato a quello della RSI. Che poi mica era piccolissima, anzi, comprendeva praticamente tutto il Nord e Centro Italia ad eccezione del Trentino-Alto Adige e della Venezia Giulia, annessi dal Terzo Reich. Però non credo sia falso che si trattasse di uno Stato fantoccio controllato dalla Germania.
Lo disse anche Mussolini: “Siamo dei liberti, venuti a comandare degli schiavi!”. Lui si vendicava, a modo suo, facendo le boccacce alle SS di guardia alla sua residenza…
ti considero una persona seria ed avevo perfettamente capito che non ritenevi Salò la capitale della R.S.I. Semplicemente ho colto l’occasione per ribadire, come dice giustamente Stefano, che le menzogne della storiografia (meglio sarebbe dire della propaganda comunista) scritte e ripetute per 70 anni assumono il crisma della sedicente “verità”. Vedi, anche tu nella tua tempestiva risposta cadi in un errore (da noi della Regione Giulia ritenuto gravissimo) quando sostieni che la Venezia Giulia sia stata annessa al Terzo Reich. Non c’è mai stata una annessione ma venne istituita la “Zona di operazioni militari del litorale Adriatico”. Il discorso sarebbe molto lungo perché dovrei citare una serie di documenti (alcuni relativi alla mia città di Fiume che sono in mio possesso) ma questo spazio limitato non me lo consente. Perché venne istituito l’OAK? Perché dopo l’8-9-1943 il Fronte Sud-Est tenuto dalle truppe italiane si era sfaldato e con le armi abbandonate dai 44mila soldati in fuga, Tito poté armare la XIII divisione partigiana ed il IX Corpus diretto verso il goriziano. I Tedeschi si difesero accanitamente, ben sapendo che i residenti italiani si sarebbero opposti con tutte le loro forze. Cito, per esempio, l’Ordinanza emessa dal Col. Völker a Fiume il 21 Settembre 1943 (in qualità di Comandante delle truppe germaniche di Fiume-Abbazia) con la quale nominava il Sen. Riccardo Gigante (barbaramente trucidato dai titini a Fiume nel ’45) Commissario Straordinario per la Provincia del Carnaro (anche tale documento è in mio possesso). Più tardi con la costituzione delle Province della Repubblica Sociale Italiana, Mussolini confermerà il Sen. Gigante come Prefetto della Provincia del Carnaro. Non solo, ma a riprova della volontà dei Tedeschi di non intaccare l’identità nazionale della città, il Wolsegger (in rappresentanza del Gauleiter Rainer) precisò “l’italianità del capoluogo è troppo evidente perché occorra affermarla”. Ancora, il Deutscher Berater Dott. Pachnech che il 9 Febbraio del ’44 consegnò al prof. Gino Sirola (anche lui nel ’45 infoibato dai titini) la nomina a Podestà di Fiume (ratificata da Mussolini) sentì così rispondergli il Sirola: “Assumo l’incarico di questo estremo Comune italiano, sulla sponda dell’azzurro Quarnaro che Dante, il poeta della millenaria civiltà cristiana, pose quale termine d’Italia”. Anche a Trieste il Prefetto era il prof. Bruno Coceani ed il Podestà l’avv. Cesare Pagnini (ambedue ratificati da Mussolini). A riprova (salvo l’austriaco Gauleiter Rainer) che nessuno tra i tedeschi avanzava pretese annessionistiche sta proprio il tentativo isolato del Reiner di appoggiare Domobranzi (milizia anticomunista slovena) ed Ustascia croati contro la ferma volontà dei giuliani di non rinunciare alla loro identità. Infatti, truppe della R.S.I. erano presenti su tutto il territorio giuliano; brevemente ricordiamo che si deve al sacrificio della Xᵅ MAS nei suoi reparti dei battaglioni della “Barbarigo”, “NP”, “Fulmine”, “Freccia”, “Saggitario”, “Valanga”, se Gorizia nel Dicembre del ’44 fu salvata dall’assedio titino nella Selva di Tarnova. Potrei citare moltissimi esempi di coraggio e sacrificio da parte dei soldati della R.S.I. in questi territori ma, come fiumano, preferisco ricordare che ancora nel 3 Maggio ’45 la Compagnia “Gabriele D’Annunzio” della Xᵅ MAS si sacrificava fino all’ultimo uomo cercando di impedire l’entrata dei titini nella città di Fiume. Come ultima precisazione bisogna capire da dove nasca questa totale falsità dell’annessione della Venezia Giulia al Terzo Reich. Anche qui l’origine si situa nella storiografia comunista quando, a difesa di quel patto scellerato fatto dal partito comunista con Tito di cedergli, a guerra finita, la Venezia Giulia si portava a giustificazione che già i Fascisti l’avevano ceduta al Terzo Reich. Capisci, dunque, caro Werner quanta fatica si faccia ancor oggi a far luce sulla recente tragica Storia della Venezia Giulia!
Assai opportuna precisazione di Tullio Zolia.
@Tullio Zolia
Grazie per le precisazioni sulla Venezia Giulia e sul considerarmi una persona seria.