Il terrorista dei Proletari armati per il Comunismo (PAC), Cesare Battisti, dopo quaranta anni di latitanza spesi nel proclamarsi innocente, interrogato nel carcere di Oristano dal Pubblico Ministero di Milano Alberto Nobili, ha «ammesso di avere partecipato direttamente a 4 omicidi, di cui in due è stato esecutore materiale».
Quello del maresciallo di polizia penitenziaria Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978, del gioielliere Pierluigi Torregiani e del commerciante Lino Sabbadin, militante del Msi, uccisi entrambi il 16 febbraio 1979, il primo a Milano e il secondo a Mestre; e quello dell’agente della Digos Andrea Campagna, assassinato a Milano il 19 aprile 1978.
Lo spiega in una conferenza stampa, il pm di Milano Francesco Greco, il quale aggiunge che tale ammissione «fa giustizia di tante polemiche che ci sono state in questi anni, rende onore alle forze dell’ordine e alla magistratura di Milano e fa chiarezza su un gruppo, i PAC, che ha agito dalla fine degli anni ’70 in modo efferato».
Ma la parte che desta più sconcerto e clamore, perché mette finalmente con le spalle al muro i diretti responsabile di un muro fatto di depistaggi e falsità, è quando Battisti, interrogato dal PM Nobili su chi lo avesse aiutato durante la latitanza, afferma «partiti, intellettuali e mondo editoriale […] sostegno ideologico e logistico. Lo hanno fatto per ragioni ideologiche e di solidarietà. Non so se queste persone si siano mai chieste se fossi responsabile di ciò per cui sono stato condannato».
“Partiti, intellettuali e mondo editoriale”, su questo trittico si fonda quella che Gramsci definiva “l’egemonia culturale”. Poco importa delle responsabilità dei propri atti, poco importa degli omicidi e delle gambizzazioni, essi sono atti giusti in quanto atti rivoluzionari. Le parole di Battisti rivelano all’Italia ed al mondo uno spaccato oscuro che dice molto su di una ideologia folle e sanguinaria, ma dice molto anche su di una classe culturale, che per aver negato ed omesso, si rende corresponsabile di questi, come di altri omicidi commessi a fini “rivoluzionari”.
Continuo ad essere convinto, ed a maggior ragione dopo la sua confessione,che questa potrebbe essere una occasione per una onesta analisi di quei tragici anni. Non succederà e continueremo, come si continua,senza nessuna onestà intellettuale a credere a tesi di comodo
Solo da noi non si ha il coraggio di fare i conti con il proprio passato