L’appuntamento è noto. Dal 29 al 31 marzo si terrà a Verona il XIII Congresso Mondiale delle Famiglie. Vi parteciperanno le rappresentanze di una trentina di Paesi e molte realtà associative italiane, impegnate a difesa della famiglia. Ma chi sono i promotori dell’iniziativa, che tanto turbamento ha provocato tra le anime belle del “progressismo” nostrano ?
Il World Congress of Families (WCF) è una confederazione di associazioni pro famiglia fondata nel 1997 a Rockford, negli Stati Uniti sulla base dell’articolo 16/3 della Dichiarazione universale dei diritti umani: “La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato”. Secondo lo Statuto, lo scopo del WFC è quello di: “Difendere la posizione della famiglia tradizionale in un momento di erosione della vita familiare e del declino dell’apprezzamento per le famiglie in generale”. Il WCF definisce la famiglia naturale come “l’unione di un uomo e una donna in un’alleanza permanente suggellata col matrimonio”.
Il WCF organizza annualmente convegni internazionali in diverse città del mondo. L’ultimo è stato nel 2018 a Chisinau, Moldavia. All’ordine del giorno dell’appuntamento veronese: la bellezza del matrimonio, i diritti dei bambini, l’ecologia umana integrale, la donna nella storia, la crescita e il calo demografico, la dignità e la salute delle donne, la tutela giuridica della Vita e della Famiglia, le politiche aziendali per la famiglia e la natalità.
Questa la “cornice” dell’incontro, a cui sono iscritti a parlare decine di rappresentanti dell’associazionismo pro-famiglia, uomini di cultura, docenti universitari, politici e religiosi.
Dov’è lo scandalo che tanto allarme ha creato sui mass-media e tra la sinistra ? Dove sta la “regressione culturale e civile” evocata da Nicola Zingaretti ? E perché parlare – come ha fatto Monica Cirinnà – di “odiatori dell’amore” ? E’ giusto vedere nell’ appuntamento veronese – come si legge in un appello firmato da qualche centinaio di insegnanti – una visione fascista, xenofoba, razzista, sessista, omofoba ?
In attesa di ascoltare gli interventi dei relatori, proviamo a fissare alcuni discrimini “di metodo”, in grado di rispondere a questi quesiti.
Dagli indirizzi generali del Congresso non emerge alcuna volontà discriminatoria. L’obiettivo è quello di unire e fare collaborare leader, organizzazioni e famiglie per affermare, celebrare e difendere la famiglia naturale come unità stabile e fondamentale della società.
In questa ottica “i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” sono assolutamente in linea con il dettato costituzionale (art. 29 della Costituzione della Repubblica Italiana) e con i suoi indirizzi “programmatici”, laddove “La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”.
In tema di difesa della vita non si può dimenticare come la stessa Legge 194 sull’aborto parli di diritto ad una procreazione cosciente e responsabile, insieme con “il riconoscimento del valore sociale della maternità” (art. 1) e prescriva (artt. 4 e 5) che la fase autorizzativa all’aborto debba essere preceduta da una fase dissuasiva, che passa dalla prospettazione di concrete alternative all’intervento abortivo. Riconoscere il valore della maternità e attivare forme dissuasive dell’aborto è dunque – non sembri un paradosso – perfino interno alle normative vigenti (per quanto ipocrite) sull’interruzione volontaria della gravidanza.
Tutto ciò ha un ulteriore valore “sociale” se viene inserito all’interno di coerenti (e assolutamente necessarie) politiche demografiche, finalizzate alla sopravvivenza nazionale, oggi minata da politiche depressive ed antifamiliari.
Al fondo di questi indirizzi generali c’è la necessità di uscire dai piccoli orizzonti dell’individualismo e dai bassi orizzonti dell’edonismo personale, tornando a pensare e ad operare per grandi idee e grandi aspettative. E dunque anche a scommettere su una bellezza delle relazioni familiari ed ad un’ecologia umana integrale autenticamente ricostruttiva. Di tutto questo si parlerà al XIII Congresso Mondiale delle Famiglie. Con buona pace per gli “odiatori” di verità e di futuro.
Il Congresso di Verona sulle famiglie che si terrà questa settimana è stato oggetto di attacchi quasi violenti, e questo ci dice solo quanto la nostra società sia alla deriva più totale.
Credo che gli obiettivi proposti dal World Congress of Families (WCF) in parte siano rimasti ‘scollegati’ dalla realtà odierna del nostro mondo, piaccia o meno. Forse sarebbe più realistico limitare tali obiettivi, per poterli difendere meglio. Così il consenso attivo rimane troppo ristretto e si presta ad attacchi sconsiderati ed assurdi.
Ma quali sono i mezzi con la quale si attacca il congresso di verona??E perche’ il governo non ne prende possesso adoperandoli per se’..cosa sta’ aspettando???
Il Governo non è maggioritariamente schierato a favore delle tesi di Verona. Organismo oltretutto sorto in ambito USA, presso quelli che manco accettano l’evoluzionismo darwiniano… Meglio non coinvolgere politicamente schieramenti in postulati legittimi, ma talora oggettivamente di difficile accettazione.
Beh nella realtà odierna non è più possibile affermare una sacrosanta verità, e cioè che la famiglia è una sola, quella fondata sul matrimonio, e che a sua volta il matrimonio è uno solo, quello che prevede l’unione tra l’uomo e la donna, e finalizzata alla procreazione. Penso sia questo in sostanza ciò che si vuole affermare al World Congress of Families (WCF), ma i soliti liberalprogressisti spacciano tutto ciò come roba obsoleta o “medievale”, ed invece considerano normale tutto ciò che normale non lo è affatto, ovverosia i cosiddetti “matrimoni gay” o le adozioni di bambini da parte di coppie omosessuali. Nemmeno un nucleo composto da una coppia eterosessuale more uxorio con figli è famiglia, ma certamente i loro figli godono (com’è giusto che sia) degli stessi diritti di chi è nato all’interno del matrimonio. Da scapolo quale sono, credo comunque nel matrimonio e nella sua indissolubilità, e considero un dovere difendere questa istituzione, i cui detrattori la banalizzano e considerano un semplice “pezzo di carta”, quando in realtà è una cosa di ben più seria, ossia un patto stipulato dai due contraenti, un uomo e una donna, in cui ci si promette fedeltà eterna, nonché l’assunzione di responsabilità verso la coppia, gli eventuali figli e la società. Pur credendo nella sua indissolubilità, non sono contrario al divorzio, perché se uno dei due o ambedue i coniugi vìola il patto stipulato al momento di sposarsi, è inutile mantenere ancora in vita una situazione che è precipitata. Bisogna però dire, che i vari vizi e trasgressioni che caratterizzano la nostra società odierna, corrompono facilmente la mente delle persone, e ciò non favorisce minimamente l’indissolubilità dei matrimoni a prescindere dall’esistenza di una legge che permette il divorzio. Noto che molte delle poche coppie che convolano a nozze, non si pongono l’obiettivo della fedeltà reciproca e della convivenza eterna, ma piuttosto pensano “fin che la barca va va, tanto in caso di crisi c’è il divorzio”, e forse è per questo che la durata media dei matrimoni – che sono sempre meno – si abbassa sempre più. Le posizioni antiabortiste del WCF – da me condivise – non sono da ritenersi strane, semmai sarebbe strano il contrario, specie per quel che riguarda il ricorso all’aborto come mezzo per non avere figli.
Werner. Il matrimonio indissolubile è finito nella mente della stragrande maggioranza dei giovani. Sono padre di figli grandi. Peraltro, spogliato delle sovrastrutture cristiane, in un’epoca di secolarizzazione senza ritorno, il matrimonio torna ad essere quello che fu nell’antichità ed oggi presso altre culture: un contratto, non un sacramento. Forse che la Sacra Rota da molto tempo non realizza annullamenti che altro non sono che divorzi con qualche ipocrita cavillo? Essere contro l’aborto legale è per me un’ipocrisia. Nessuno ti obbliga ad abortire, si limitano gli sfracelli degli aborti illegali e clandestini, è uno strumento per i deboli, non per i ricchi che, ovunque, hanno sempre aggirato gli ostacoli… Su matrimoni ed edozioni gay, fecondazione assistita, uteri in affitto, sono d’accordo, perchè innaturali. Lì si dovrebbe concentrare la difesa, secondo me..
@Guidobono
Esatto, la secolarizzazione sociale, proprio quella è la causa della crisi del matrimonio come istituzione. Dal momento in cui il divorzio è permesso dalla legge, la Sacra Rota è quasi inutile, e sono d’accordo sul fatto che è comunque una forma di divorzio fatta con l’assenso di Santa Romana Chiesa. Tra l’altro sul divorzio la penso come Evola, il quale riteneva che andava applicato solo ai matrimoni con rito civile e non anche a quelli con rito cattolico, visto che per l’appunto nella religione cattolica il matrimonio è un sacramento e di conseguenza indissolubile. Il divorzio applicato al matrimonio con rito cattolico potrebbe in effetti apparire come una sorta di ingerenza dello Stato laico sulla Chiesa. Trovo ipocrita il fatto che molti cattolici solo nominalmente, secolarizzati in tutto e per tutto, scelgano di sposarsi in Chiesa anziché al municipio. Hai ragione quando scrivi che il fatto che la legge consente di divorziare o di abortire non significa essere obbligati a farlo, ma nel caso dell’aborto legale, più che “obbligare” le donne ad abortire le incentiva, che è diverso. Invece penso che nella maggior parte dei casi bisogna adottare una soluzione alternativa all’aborto, cosa che la stessa legge 194/78 in un certo senso prevedeva con l’obiezione di coscienza, che tra l’altro i ginecologi ed ostetrici di oggi applicano molto di più dei loro colleghi di 40 anni fa. E di fatti, questo ricorso massiccio all’aborto negli anni ottanta-novanta ha avuto come effetto nefasto la nostra crisi demografica, perché facciamo un numero di figli inferiore alla media di 2,1, il valore minimo di sostituzione.
Werner. Ci mancherebbe solo che lo Stato tornasse ad amministrare la giustizia per conto della Chiesa…
L’aborto legale non è la causa della denatalità. Produce meno ‘Carpaccio’ per i pedofili degli orfanotrofi… e meno vittime per i Cottolengo…I ginecologi delle strutture pubbliche non possono, a mio avviso, invocare nessuna ‘obiezione di coscienza’. Se ne vadano… tanto gli aborti a pagamento li fanno comunque sempre…