Campionato finito. Con un vantaggio mostruoso da sedici punti, con la vittoria rimediata sul campo ostilissimo del San Paolo, la Juve di Allegri ha archiviato la pratica scudetto. Saranno otto, dicesi otto!, di fila.
Al San Paolo basta un tempo alla Juve per esorcizzare le ultime speranze azzurre. Il generoso arrembaggio del Napoli, e la oggettiva difficoltà bianconera, non bastano al recupero che sarebbe stato simbolico più che sostanziale. Non c’è da gettare la croce sulle spalle di Insigne anche se, in certi momenti, è nel conservarsi la freddezza la differenza tra un campione e una leggenda. Il dato è, però, ancora un altro: alla Juve è bastata una partita incolore per avere ragione dell’unica squadra che, negli ultimi anni, ha tentato di mettere in dubbio il suo strapotere in campo.
Al Napoli, questa volta, non può bastare l’alibi dei “ladroni”. Perché, questo, è un comodo paraustiello su cui adagiarsi. Se è vero che il banco di prova delle italiane, su tutte la Juve, è l’Europa ebbene il Napoli non è che negli ultimi anni abbia raccolto allori e glorie continentali. Certo, se i bianconeri continueranno a giocare così, e lo faranno anche contro l’Atletico, potranno già prepararsi ad assistere al resto della Champions in braghette e sul divano.
Ma se la pratica scudetto è ormai archiviata, non è che nelle zone (più) basse della classifica si respiri chissà che aria di tensione. La lotta per un posto in Champions, assodata la qualificazione di Juve e Napoli (a meno di clamorosi crolli per i campani), è una lotta a tre fra il Milan (che con Piatek ha indovinato il primo acquisto da anni e anni a questa parte), l’Inter (il cui spogliatoio è una polveriera balcanicosudamerica) e la Rometta che pretende, a tutti i costi, di mascherare le cessioni importanti e imponenti degli ultimi anni, dietro il talento in fieri di Nicolò Zaniolo. La Lazio, nonostante l’exploit del derby, non ha le physique du rol per competere.
Assodato che la qualificazione in Europa League è più una grana che un successo stagionale, la bagarre (davvero?) per non retrocedere non fa registrare scossoni di sorta. Il Chievo dorme in fondo alla classifica, adagiato al Frosinone penultimo che, a sua volta, si poggia sul Bologna che pure sta tentando una rimonta.
Un campionato ormai da anni inguardabile, noioso, senza veri campioni e senza diversificazione di risultati, io di mio ormai guardo quasi solo la Premier League, evidentemente c’è un motivo se i diritti tv lì sono molto superiori rispetto ai nostri e garantiscono introiti molto generosi alle squadre, non lamentiamoci se il nostro campionato non se lo guarda più nessuno visto il livello infimo e la stessa identica insulsa farsa che ogni anno si ripete, e col VAR siamo arrivati ormai all’apice del ridicolo, meno male che in Inghilterra se ne guardano bene dal metterla per ora.
Da noi poco calcio, molto vittimismo, dietrologie ridicole, tanto calcio parlato e poco giocato, polemiche insulse, culto del risultato ad ogni costo, una concezione difensivistica ad oltranza mai morta, ultras trogloditi, prezzi esagerati agli stadi per spettacoli per lopiù poveri, pochi giovani italiani di valore (e prematuramente messi sull’altare, come Zaniolo), squadre senza più identita, diventate carrozzoni multietnici con la maggioranza di giocatori che vanno e vengono per la gioia di procuratori, troppo gossip, wags, dimensione mediatica, da show business, esageratamente e non nel senso alto ‘femminile’, di uno sport per sua natura maschile, così come il rugby… Insomma un altro tassello della decadenza italiana…
Un campionato come quello italiano, dove ogni stagione a vincere lo scudetto é sempre la stessa squadra, in questo caso la Juventus, é senz’altro noioso. Non si offendano i tifosi juventini per ciò che ho scritto, non sono un anti-Juve, anche perché gli auguro sinceramente di rimontare lo 0-2 di Madrid subìto all’andata degli ottavi di Champions contro l’Atletico, di passare il turno e arrivare alla finale per vincere. Non mi piaceva nemmeno quando nella seconda metà dei 2000, l’Inter di Mancini e poi Mourinho vinceva lo scudetto sempre, di cui uno illegittimo in quanto assegnato d’ufficio dall’allora commissario FIGC. La Juventus è padrona assoluta del campionato italiano da 8 anni a questa parte perché é la società con più risorse finanziarie da investire e con maggiori introiti rispetto alle altre: avere uno stadio interamente di proprietà non é roba da poco, e questo la rende più competitiva e capace di poter ingaggiare i migliori giocatori sul mercato. Purtroppo oggi il calcio é più business che agonismo – il liberismo é arrivato fino a questo – ma va detto però che anche in passato i club con più risorse economiche hanno sempre vinto, non a caso, dal 1898 ad oggi le squadre con più di 10 scudetti vinti sono Juventus, Milan e Inter, ovvero Torino e Milano, mentre la capitale con Roma e Lazio ne ha vinti solo cinque. Il livello tecnico é sicuramente molto basso, e questo va certamente imputato al fatto che vengono tesserati troppi calciatori stranieri, cosa che avviene persino nelle categorie dilettantistiche. Un tempo vi erano meno stranieri, ma di qualità, oggi sono troppi e per la maggior parte assolutamente scarsi. Si sa, costano poco e al diavolo la qualità, e di conseguenza viene impedito ai giovani italiani di emergere. Poi ci si stupisce se la Nazionale italiana non riesce neppure a qualificarsi ad un Mondiale.
Se pensiamo che per Lazio e Roma tutto si riduce al derby e poi le romane si accontentano del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto allora è molto meglio seguire il Rugby o peggio ancora seguire il football americano e tifare per i New England Patriots, almeno nel football americano non ci sono imbrogli come nel calcio.