Una giornata, quella del 15 febbraio, molto importante in quel di Fiorano; è infatti in queste ore che la Scuderia Ferrari ha mostrato al mondo il nuovo bolide -la SF90- con la quale cercherà di giocarsi le sue possibilità nel campionato 2019.
La Scuderia di Maranello, per altro, è l’ultima a svelarsi, dopo che le principali rivali lo avevano già fatto ad inizio settimana. Con una sfarzosa cerimonia, trasmessa in diretta televisiva, la nuova vettura ha subito stupito per alcuni dettagli, quelli chiaramente non invisibili all’occhio nudo: andiamo però con ordine.
Nella prima mattinata, verso le 10.40, la cerimonia di presentazione comincia con i ringraziamenti verso gli sponsor e con il riferimento al nuovo nome, inusuale nelle recenti denominazione delle rosse vetture italiane: da questo punto di vista, si vuole così celebrare il novantesimo anno di vita della Scuderia, nata nel ’29 e che inizialmente faceva correre vetture Alfa Romeo; solo nel 1947 infatti, Enzo Ferrari divenne un vero e proprio costruttore con i risultati che il globo intero conosce.
Sul palco poi, si sono succeduti tutti i principali dirigenti che hanno tenuto dei brevi discorsi, a cominciare dall’amministratore delegato Louis Camilleri, che oltre alla celebrazione delle storiche e già citate date, ci ha tenuto ha ringraziare coloro i quali non fanno più parte del progetto del Cavallino: “Il 2018 è stata la migliore stagione degli ultimi dieci anni – ha premesso Camilleri – e dobbiamo salutare e ringraziare Kimi Raikkonen e Maurizio Arrivabene, che non sono più con noi. Ora la nostra guida tecnica è Mattia Binotto, la Ferrari non ha segreti per lui ed ha costruito un gruppo in grado di fare la differenza a tutti i livelli. Guiderà la Scuderia verso grandi successi”.
Già, Mattia Binotto, la grande novità di questa stagione: in Ferrari dal 1995, l’italiano di Losanna ha percorso tutta la gavetta che lo ha portato a divenire capo degli ingegneri e direttore tecnico nel 2016, per poi essere anche nominato “Team Principal” quest’anno, quale successore di Maurizio Arrivabene. Quando è lui a prendere la parola, il suo volto, la sua voce, non nascondono le emozioni: “Nel 2018 non abbiamo vinto il titolo, ma ci sono stati tanti aspetti positivi, come la strategia in Australia, come il sorpasso di Vettel con due ruote sull’erba in Austria, penso alla vittoria di Silverstone dopo tanti anni di astinenza, su un tracciato che mette a dura prova auto e pneumatici. Abbiamo fatto il giro più veloce a Monza, non abbiamo vinto ma avevamo un’ottima auto come testimonia la prima fila in qualifica. In Brasile abbiamo ottenuto il pit-stop più veloce di sempre nella storia sotto i due secondi. Efficienza, potenza e persone sono le tre parole che ci hanno contraddistinto nel 2018”.
Certo, ai meno sensibili, tutte queste dichiarazioni possono apparire come mera apparenza e soprattutto come volte a nascondere i pesanti deficit mostrati dalla Ferrari nella seconda e decisiva parte del 2018 ma sinceramente non ci si possono aspettare diversità da un protocollo già fissato da giorni.
Dopo le dichiarazioni di Binotto cresce nell’aria un’intrepida attesa presto smorzata, alle ore 11.12., quando su una piattaforma viene elevata la nuova vettura: la stagione inizia così ufficialmente.
Stupisce subito la livrea: i nuovi colori realizzati per essere più leggeri ed inficiare meno la percorrenza dei flussi, danno al classico rosso una tonalità più opaca che ben si amalgama con le tante porzioni verniciate di nero. Altro aspetto interessante è il motore: realizzato anche con materiali di derivazione aereo spaziale questo, al pari delle parti aerodinamiche, potrà contare sull’implementazione e lo sviluppo che la Ferrari sta realizzando sulle stampanti 3D, utilissime per “sfornare” pezzi in minore tempo e quindi con maggiore efficienza. Altri dettagli degni di nota sono le ali che risentono dei nuovi regolamenti voluti per avere più sorpassi e che dunque sono maggiorate all’anteriore (lunghezza di 2000 mm pari alla carreggiata) e maggiorata nel profilo e nell’altezza al posteriore. Avuto modo di ascoltare ancora Mattia Binotto che conclude il suo secondo intervento, con un tenero buffettino, quasi una carezza, su una fiancata della monoposto quasi a dimostrare il legame affettivo con la “sua” creatura, c’è ancora tempo per le dichiarazioni della coppia dei piloti, Vettel-Leclerc (rispettivamente classe 1987 e 1997), con il primo che scherzosamente afferma: “Non vedo l’ora di salire sull’auto, purtroppo non ho la tuta, ma è veramente bellissima. Non gli ultimi anni abbiamo lavorato bene e dobbiamo fare un ultimo passo. Leclerc? È fortissimo e ci aiuterà a migliorare”.
Il giovane ed incredulo Leclerc invece, piuttosto impacciato e quasi imbarazzato, non può che richiamarsi alla sua esperienza personale: “Sono cresciuto nella FDA, mi ha aiutato enormemente a crescere come pilota e quindi oggi sono molto orgoglioso ed emozionato di partire per questa nuova avventura. Non sono nervoso, credo che per me sia una grande opportunità e avere Vettel come compagno di squadra non potrà che aiutarmi. Sarà una stagione esaltante, non ci resta che metterci al lavoro”.
C’è la consapevolezza che la nuova coppia di piloti avrà modo, qualora sia la vettura a permetterlo, di affrontarsi e di battagliare con gli avversari in una serie di avvincenti duelli per una stagione, quella ventura, che è davvero ricca di spunti e di incognite.
Al presidente John Elkann, l’onore di concludere la cerimonia: dopo i ringraziamenti e i riferimenti storico-personali, c’è ancora il tempo per la consegna dei cappellini celebrativi e per le foto di rito, prima che spettatori, giornalisti e dirigenti si dirigano fuori dal grande hangar-teatro luogo dell’evento.
Va detto che sebbene le aspettative sembrino essere molto alte e che non manchi l’ottimismo, sarà solo la pista a dare i primi responsi; per questo però, non bisognerà aspettare molto, visto che settimana prossima cominceranno i test di Barcellona.
Per quanti invece si stiano domandando se e quanto sia bella questa SF90, concludiamo con il Commendator Ferrari, che era solito destreggiarsi rispetto a questi quesiti con un laconico “Le auto da corsa non sono né belle né brutte. Diventano belle quando vincono”.
Che questo insegnamento sia perennemente valido.