“Anche gli angeli nel cielo parlano italiano”
(Thomas Mann)
La vitalità degli eventi culturali italiani influenza e attiva molti settori produttivi con effetti positivi sull’immagine del nostro Paese all’estero e sulla sua possibilità di crescita.
Siamo il primo Paese al mondo per influenza culturale (lo dice uno studio dell’Università della Pennsylvania): un primato legato non solo al nostro gigantesco patrimonio storico, artistico, paesaggistico e monumentale ma, soprattutto, alla nostra capacità di trasmettere il gusto per la bellezza nella produzione di eventi legati alla cultura: manifestazioni, spettacoli e rassegne che non hanno uguali nel mondo per fantasia, gusto, capacità di creare emozione, stupore e coinvolgimento.
In Italia, infatti, l’offerta culturale non è fatta solo di musei e gallerie, monumenti e teatri, letteratura e pittura, archeologia e storia… ma è un gigantesco patrimonio di feste, sagre, rievocazioni storiche, concerti, festival, performance artistiche di ogni genere… e, poi, ancora, di eventi legati all’artigianato, all’enogastronomia, al folklore, alla religione… alla promozione sociale o turistica.
Insomma, l’industria degli eventi culturali veicola contenuti, creatività e muove interessi che alimentano, poi, una filiera produttiva che coinvolge anche altri aspetti dell’eccellenza italiana: dalla moda al design, dall’agroalimentare alla manifattura, dai trasporti all’alberghiero.
Indubbiamente l’Italia è favorita dalla ricchezza del suo patrimonio, ma questo da solo non basta a generare valore e lavoro, bisogna investire in professionalità, creatività, conoscenze tecniche, legali e amministrative. C’è bisogno di nuovi manager degli eventi culturali, capaci di ideare e produrre, con passione e abilità quasi “sartoriale”, progetti fortemente legati al territorio, per affrontare le sfide dei nuovi linguaggi e dei nuovi desideri di qualità e bellezza.