Avete presente l’Operaio? Quello jungeriano. Non il proletario che anela all’ozio e al benessere, ma il Lavoratore che in senso prometeico plasma la forma che lo circonda. La figura metafisica uscita dal marmo di Arno Brecker e dalle statue degli eroi sovietici. Ecco. Nelle palestre di crossfit è pieno di Operai. Mai visto tanta gente, in termini di quantità, produrre tanta energia, sacrificio e forma.
Ore e ore di lavoro. Ore sommate alle ore di lavoro salariato. Senza distinzione di sesso fra uomini e donne. Tuoni di ferraglia degne di Thor ed Efesto.
Fossi un capo politico farei volantinare solo davanti alle palestre di crossfit. Le nuove industrie. Turni massacranti. Assenza di cibo ed eccessi. Prussianesimo puro.
E negli spogliatoi non vola una mosca. Nessuno scherza. Solo tecnica, tenacia ed obiettivi.
Eppure non vi è vita là dentro. I video in loop delle star americane ricordano agli schiavi il ritmo samsarico del desiderio. Di quel che non si è e di quel che non si ha. Non vi sono né api né formiche, nelle nuove industrie. Solo borghesi molto in forma. Una grande ruota depressiva tinta di un’ingenua confusione sessuale.
La prossima rivoluzione: svelare alle api di essere api. Dar loro un alveare.
Operaio immaginario. Jünger non capiva nulla di operai…
…e Stakanov , altrettanto immaginario, è finito nel disastro del ‘Socialismo Reale’…
Eroi operai prussiani, eroi operai sovietici. Ma perchè allora si sono ammazzati tra di loro a decine di milioni, se erano tanto simili?
Che rottura di palle il crossfit! A che serve non lavorare per fare masochismo inutile in palestra? O serve per riunirsi con altri ‘ricchioni’?
Dedicato a Felice
Canzone manifesto del vero eroe Jungheriano.
L’operaio sulle scogliere di marmo ….
La locomotiva
Francesco Guccini
Non so che viso avesse, neppure come si chiamava,
con che voce parlasse, con quale voce poi cantava,
quanti anni avesse visto allora, di che colore i suoi capelli,
ma nella fantasia ho l’immagine sua:
gli eroi son tutti giovani e belli,
gli eroi son tutti giovani e belli,
gli eroi son tutti giovani e belli…
Conosco invece l’epoca dei fatti, qual’ era il suo mestiere:
i primi anni del secolo, macchinista, ferroviere,
i tempi in cui si cominciava la guerra santa dei pezzenti
sembrava il treno anch’ esso un mito di progresso
lanciato sopra i continenti,
lanciato sopra i continenti,
lanciato sopra i continenti…
E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano
che l’uomo dominava con il pensiero e con la mano:
ruggendo si lasciava indietro distanze che sembravano infinite,
sembrava avesse dentro un potere tremendo,
la stessa forza della dinamite,
la stessa forza della dinamite,
la stessa forza della dinamite.
Ma un’ altra grande forza spiegava allora le sue ali,
parole che dicevano “gli uomini son tutti uguali”
e contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via
la bomba proletaria e illuminava l’ aria
la fiaccola dell’ anarchia,
la fiaccola dell’ anarchia,
la fiaccola dell’ anarchia…
Un treno tutti i giorni passava per la sua stazione,
un treno di lusso, lontana destinazione:
vedeva gente riverita, pensava a quei velluti, agli ori,
pensava al magro giorno della sua gente attorno,
pensava un treno pieno di signori,
pensava un treno pieno di signori,
pensava un treno pieno di signori…
Non so che cosa accadde, perché prese la decisione,
forse una rabbia antica, generazioni senza nome
che urlarono vendetta, gli accecarono il cuore:
dimenticò pietà, scordò la sua bontà,
la bomba sua la macchina a vapore,
la bomba sua la macchina a vapore,
la bomba sua la macchina a vapore…
E sul binario stava la locomotiva,
la macchina pulsante sembrava fosse cosa viva,
sembrava un giovane puledro che appena liberato il freno
mordesse la rotaia con muscoli d’ acciaio,
con forza cieca di baleno,
con forza cieca di baleno,
con forza cieca di baleno…
E un giorno come gli altri, ma forse con più rabbia in corpo
pensò che aveva il modo di riparare a qualche torto.
Salì sul mostro che dormiva, cercò di mandar via la sua paura
e prima di pensare a quel che stava a fare,
il mostro divorava la pianura,
il mostro divorava la pianura,
il mostro divorava la pianura…
Correva l’ altro treno ignaro e quasi senza fretta,
nessuno immaginava di andare verso la vendetta,
ma alla stazione di Bologna arrivò la notizia in un baleno:
“notizia di emergenza, agite con urgenza,
un pazzo si è lanciato contro al treno,
un pazzo si è lanciato contro al treno,
un pazzo si è lanciato contro al treno…”
Ma intanto corre, corre, corre la locomotiva
e sibila il vapore e sembra quasi cosa viva
e sembra dire ai contadini curvi il fischio che si spande inaria:
“Fratello, non temere, che corro al mio dovere!
Trionfi la giustizia proletaria!
Trionfi la giustizia proletaria!
Trionfi la giustizia proletaria!”
E intanto corre corre corre sempre più forte
e corre corre corre corre verso la morte
e niente ormai può trattenere l’ immensa forza distruttrice,
aspetta sol lo schianto e poi che giunga il manto
della grande consolatrice,
della grande consolatrice,
della grande consolatrice…
La storia ci racconta come finì la corsa
la macchina deviata lungo una linea morta…
con l’ ultimo suo grido d’ animale la macchina eruttò lapilli elava,
esplose contro il cielo, poi il fumo sparse il velo:
lo raccolsero che ancora respirava,
lo raccolsero che ancora respirava,
lo raccolsero che ancora respirava…
Ma a noi piace pensarlo ancora dietro al motore
mentre fa correr via la macchina a vapore
e che ci giunga un giorno ancora la notizia
di una locomotiva, come una cosa viva,
lanciata a bomba contro l’ ingiustizia,
lanciata a bomba contro l’ ingiustizia,
lanciata a bomba contro l’ ingiustizia!
Ovviamente è “una lettura che potrebbe sembrare una forzatura ” ma ad occhi attenti e cuore aperto ( la tentazione sinistra faustiana ) siamo sulle scogliere d marmo …
Catilina. Lo so che sei vicino idealmente a quel comunistone di Guccini. Ma guarda che la sua insipida, retorica, trombonesca, anacronistica, banale filastrocca sulla locomotiva al massimo poteva servire come inno al Lokomotiv di calcio di Mosca…Ma vai a cantare “Bella Miao!”…Rossi con rossi…
Felice come al solito non capisci , non riesci a vedere Mishima in majakovskij e viceversa ma ti risulta anche indigesta la Poesia. Non vedi neanche i Titani comprendi solo i nani ….
Ma quale poesia! “La Locomotiva” fa letteralmente defecare. Mishima, parlando comunque di scrittori e non di animatori di “Feste dell’Unità”, commise il più stupido ed inutile dei suicidi e Majakovskij pare volle imitare il goëtiano Giovine Werther. Bassamente decadenti ed estetizzanti entrambi. Dannunziani di quarta…