Lo scrittore Giampiero Mughini scrive a Dagospia la proposta per la pacificazione e il superamento dei conflitti. I morti, e la pietas che si deve loro, non ha colore. Il destino infame subito da loro, vittime innocenti del fuoco terrorista, non va né dimenticato né diluito, sminuito in ridicole beghe decontestualizzate.
Ecco alcuni stralci della lettera di Mughini (qui la versione completa): “Il primo riguarda la notizia che domani a Roma ci sarà una manifestazione antifascista a ragionare sull’immonda aggressione contro due giornalisti dell’ “Espresso” che erano andati a “coprire” un raduno di militanti di destra che commemoravano i due ragazzi missini uccisi da terroristi (rossi) rimasti ignoti mentre loro due uscivano nel gennaio 1978 dalla sezione missina di Acca Larenzia. Ovvio che non ci sono parole per condannare un’aggressione a dei giornalisti talmente vigliacca e ripugnante. Solo che se io andassi alla manifestazione antifascista di domani sarebbe per dire una cosa per la quale immagino mi inseguirebbero a calci nel deretano. Proporrei di intitolare una strada di Roma a quei due ragazzi morti assassinati mentre stavano andando a pubblicizzare il concerto di un gruppo musicale di destra, e questo perché sono anch’essi dei morti la cui innocenza appartiene alla nostra Repubblica. Se c’è un’aula del Parlamento intestata a Carlo Giuliani (il ragazzo morto nella mischia genovese che accompagnò il G8 del luglio 2001), perché mai non dovrebbe esserci un analogo e commosso ricordo di due ragazzi che hanno pagato con la vita la loro identità politica? Scommetto, caro Dago che sei d’accordo con me”.