La Lega primo partito d’Europa. Sembra uno scherzo, ma stando ai sondaggi pubblicati sull’account twitter di Europe Elects, lo scenario post elettorale di maggio vedrebbe l’elezione di 26 deputati salviniani, che sarebbero quindi più numerosi dei deputati della CDU tedesca, che ne eleggerebbe 24. Al terzo posto ci sarebbero i 23 di Diritto e giustizia, il partito del presidente polacco Duda, che aderisce ai Conservatori europei ed è in cerca di una collaborazione proprio con Salvini. Al quarto posto troviamo poi gli italiani 5 stelle, con 22 eletti e al quinto il Rassemblement National di Marine Le Pen con 20.
Per i sovranisti, sparsi fra vari gruppi nel Parlemento Europeo, si profila dunque un risultato generale molto positivo. Basti pensare che Vox, il partito della destra spagnola (al momento al governo in Andalusia), è dato ormai all’8%, un dato fino a qualche mese fa impensabile. Si tratta di voti bonus, che per il gruppo ENF, cui aderiscono Le Pen e Salvini, valgono tanto oro quanto pesano, poiché indeboliscono direttamente il Partido Popular e quindi il PPE. ENF al momento ha solo 36 deputati.
Per il PSE la situazione è invece drammatica. Il primo partito non sovranista, stando a Europe Elects, saranno i Verdi tedeschi, che non fanno parte della famiglia dei socialisti europei, così come non ne fanno parte i francesi di En Marche, il secondo partito non sovranista. Per trovare dei socialisti dobbiamo scendere al nono e al decimo posto il PSOE spagnolo e il SPD tedesco, a pari merito con 14 deputati. Se contiamo che la sola Lega, come già detto, ne avrebbe 26, notiamo che vale quasi come due partiti socialisti un tempo fra i più forti d’Europa. Nella top ten non c’è alcuna traccia dell’italiano Partito Democratico, che oggi esprime ben 29 eletti, mentre il Partito Socialista francese, che era già crollato 5 anni fa, conferma la propria morte di inedia.
Per concludere il quadro italiano, l’altro partito sovranista italiano, Fratelli d’Italia, è accreditato da molti istituti al 4%, sufficiente quindi a superare lo sbarramento. Al momento il partito meloniano siede nel gruppo dei Conservatori e Riformisti.
I cosiddetti “sovranisti” (brutta parola che non dice nulla) in ogni caso non si sommano mai… Come i vecchi nazionalismi…
Un articolo di Gabriele Adinolfi che vale la pena di leggere e riflettere attentamente …
Cos’è il Club
Iscriviti al Club
Ricerca
parola chiave
Dossier Ricerca
Partner
orion
Centro Studi Polaris
polaris
rivista polaris
Agenda
<>
Lu Ma Me Gi Ve Sa Do
1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31
NOEVENTS
Altri Mondi
casapound
Comunità solidarista Popoli
L’uomo libero
vivamafarka
foro753
2 punto 11
movimento augusto
zetazeroalfa
la testa di ferro
novopress italia
Circolo Futurista Casalbertone
librad
Sondaggi
Ti piace il nuovo noreporter?
Moltissimo
Bello
Insomma…
No
Preferivo quello prima
Il cane mi ha fregato la scheda video
Ironia della sorte PDF Stampa E-mail
SCRITTO DA GABRIELE ADINOLFI
LUNEDÌ 28 GENNAIO 2019 01:42
Avemmo sempre ragione quando la realtà ci dava torto. Ora siamo riusciti nell’impresa d’incappare nell’esatto contrario
L’avvento del Mondialismo lo avevamo previsto noi in senso lato già a fine anni trenta.
In seguito, l’ultimo romanzo di Drieu La Rochelle, I cani di paglia, parlava proprio del Mondialismo che stava vincendo il conflitto mondiale essendo riuscito a strumentalizzare le passioni ideologiche di tutti. Subito dopo la guerra, Raymond Abelio scrisse una trilogia che trattava dell’avvento del Mondialismo alla guida di ogni nazione.
Non fu solo una questione letteraria; in diversi ambienti avveduti dell’Asse era maturata la convinzione di uno scontro, al tempo stesso mistico, filosofico, politico e militare, con le centrali mondialiste e cabaliste. Alle quali nessuno era così sprovveduto da pretendere di opporre le individualità nazionali, bensì interi sistemi geopolitici e geoculturali di portata imperiale che avrebbero potuto e dovuto disarticolare la piovra dominante.
Così emerse l’Idea d’Europa che fu sentita al punto che, una volta che la guerra era praticamente persa, Hermann Goering disse di attendersi comunque un avvenire europeo, di tipo federale, che avrebbe sconfitto le centrali reazionarie, con sua somma soddisfazione.
Anticipammo l’Europa
L’intero dopoguerra sarà caratterizzato da avanguardie nazional-rivoluzionarie che propugneranno l’Europa Nazione, non soltanto come potenza politica e militare, ma anche come garante di un’identità che affonda le radici stabilmente nella protostoria, molto prima e molto più profondamente di quanto possano farlo le nazioni stesse. Le quali nazioni nel loro assetto istituzionale e sovrano sono in fondo delle parentesi storiche: generalmente figlie in questo di movimenti filosofici e psicologici che alla realtà contingente offrivano una forma unitaria, prodotto delle borghesie rivoluzionarie. L’Italia non nasceva di certo nel 1861 ma almeno due millenni prima. Se una necessità storica la volle istituzionalmente unita, essa andava assecondata allora e va oggi rivendicata senza alcuna fossilizzazione.
L’Italia non era unita che da pochi anni che già si voleva imperiale. Con l’Internazionale dei Nazionalismi e con la sfida della Guerra Mondiale, il nazionalismo italiano si farà infine europeo.
Dopo la sconfitta nascerà la consapevolezza che solo un’Europa Nazione avrebbe potuto reggere il confronto con le potenze dominanti. Le avanguardie nazional-rivoluzionarie affermeranno per decenni che alcun avvenire sarebbe stato possibile se l’Europa non avesse trovato, per amore o per forza, un suo assetto unitario. Lo spirito del nazionalismo rivoluzionario assumerà così tratti e margini nuovi: dalla Giovine Italia alla Giovane Europa.
Gli sviluppi della tecnologia, del capitalismo e delle relazioni internazionali confermeranno che quelle avanguardie avevano compreso appieno, anzi, avevano addirittura anticipato le necessità storiche. Non a caso erano avanguardie.
Anticipammo il populismo
L’accentramento dei poteri forti e delle ricchezze, il crollo demografico in Occidente, il freno della produttività, l’impoverimento dei ceti medi, vennero previsti anch’essi, fin dagli anni settanta, dalle avanguardie politiche, al punto che il Centro Studi Orientamenti & Ricerca, da me animato da Parigi insieme a Walter Spedicato, predisse la svolta che oggi si chiama populista che, se affiancata all’emancipazione europea dalla sudditanza atlantica, avrebbe formato un quadro storicamente rivoluzionario, com’è puntualmente accaduto anche se, purtroppo, orfano di qualunque avanguardia.
Abbiamo avuto, noi in senso lato, sempre ragione? Sì. Non solo noi: anche Lenin ed Engels e lo stesso Marx, in tutt’altra ottica, avevano visto giusto. Però la loro visione era più stretta e angusta e la loro adattabilità all’umano era assolutamente inferiore rispetto alla nostra, mentre la coscienza metafisica, pur presente sotto traccia, veniva negata.
In ogni caso le avanguardie rivoluzionarie avevano visto giusto. Più la nostra della loro.
Gli altri anticiparono noi
Dove però, non le avanguardie comuniste ma i comunisti in genere, hanno mostrato di avere pienamente ragione è, purtroppo, nel modo in cui – sempre in senso lato – ci hanno liquidato.
Di noi dicevano un tempo che eravamo piccoli borghesi, individualisti, approssimativi, soggettivisti, superficiali, infeudati agli americani. E sostenevano, lo rammento, che eravamo reazionari, che la reazione è quella cosa che, fondata sul panico e sulla miopia, si appropria di ogni ideologia nel momento in cui inizia a diventare caduca. L’esempio storico che si presentava a illustrare questa mentalità veniva fornito dai liberali, quelli della sinistra rivoluzionaria dell’ottocento, finiti col tempo mummificati a destra. O meglio recuperati in restiling dai codini, la cui prerogativa sarebbe quella di aggrapparsi sempre all’ultimo feticcio storico, quale che sia.
Allora ridevo perché non corrispondeva ai nostri profili. Oggi rido di meno.
Alla rinfusa
Così come avevamo previsto in tempi non sospetti, il ceto popolare si è spostato a destra, anche estrema. Ma, fermi restando tatuaggi, simboli e innamoramenti storici, chi si è formato sulla cultura del mondo al quale pretenderebbe di appartenere? Ben poca gente purtroppo. Tutt’al più da un album di frasi, gesti, leggi, idee, affermazioni, si pesca quello che più fa comodo per sostenere la propria inclinazione del momento, infischiandosene generalmente di conservare la coerenza d’insieme e la sua continuità. Si sceglie un “fascismo” a menu, rifiutando ora questo, ora quello, fino a rivendicare, di quell’esperienza storica, il New Deal italiano, o la socialdemocrazia in camicia nera. E poi, accanto a questo pupazzo di peluche, ci si nutre di quello che offre il convento della cultura corrente.
Sicché un contenitore sempre più confuso ha finito soprattutto con l’accogliere acriticamente nuovi contenuti, sovente alieni a ciò da cui pretenderebbe di discendere.
Che peccato!
Essendo il frutto di una psicologia rivoluzionaria che non ha subito, a differenza del secolo scorso, l’azione rettificatrice di un’avanguardia rivoluzionaria, questo confuso contenitore ha fatto puntualmente quello che in passato fece ogni codino, cioè l’opposto esatto di quello che avrebbe dovuto fare.
Così, proprio quando la storia dà ragione ai fascisti e ai neofascisti e l’attualità le offre spazi per una rivoluzione come minimo gramsciana, l’estrema destra senz’accorgersene è invece diventata bottegaia, individualista di massa, anti-tedesca, anti-europea, considera superati tutti gli aspetti fondanti del fascismo, esclusi quelli sociali, che poi si trovano anche in Svezia o nel capitalismo renano, riscopre la democrazia e la Costituzione scritta sul nostro sangue, si allinea al partito Wasp, rimpiange l’era democristiana dell’economia a debito (che Mussolini disprezzava) e rinnega tutta l’evoluzione del nazionalismo rivoluzionario a cui impone letteralmente la retromarcia. Nel rinnegare se stessa senza neppure accorgersene, essa si fa, insomma, l’estremista nevrotica degli sconfitti della globalizzazione invece di provare a porsi all’avanguardia di un progetto di rettifica rivoluzionaria.
Un vero e proprio suicidio oltre che un delitto perché, se solo fosse presente a se stessa e se avesse la modestia necessaria per la sua purezza, essa potrebbe assumere il ruolo che va ricoperto perché ne ha il potenziale umano e sentimentale.
Se possiamo essere orgogliosi per il fatto che la realtà ci ha dato puntualmente ragione, dobbiamo registrare con disappunto che l’ha data anche ai comunisti: non tanto per l’avvenire del mondo quanto per quel che ci riguarda.
Una patetica lenzuolata…
Vola, colomba bianca vola…. Ma nel marzo del 2016, con il Vescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi, e con la classe 2”B della Scuola Media Salvo d’Acquisto di Gaggio Montano, ad Auschwitz, assieme a Francesco Guccini, sulla locomotiva, ci sarà stato anche Catalina?
x Catilina: sicuramente è molto interessante come sempre la lettura di Adinolfi, ma non prenderei per oro colato certe prese di posizione, che come sai in passato hanno portato anche al sostegno da parte dello stesso del golpe atlantico di euromaidan ed altri controversi discorsi… Io non avendo mai avuto alcuna simpatia per il nazionalismo che non è altro che un processo moderno di decadenza, sono per il superamento in chiave continentale e quindi imperiale dello stesso, ma ciò non può avvenire con un unione di nazionalismi che sarebbe solo un sincretismo verso il basso ed il ritorno ad uno stadio meno avanzato di degenerazione rispetto il mondialismo(rileggere Evola in proposito), e che coinciderebbe a pieno col piano mai tramontato di un Kivunim europeo, ma piuttosto sarebbe necessario un superamento verso l’alto come lo pensava Jean Thiriart ad esempio… quindi non credo che il nazionalismo possa essere in qualche modo utilizzato come diciamo fase transitoria o base di partenza per un “Europa Nazione”… Basta vedere che proprio sui vari nazionalismi etnici si basa la nuova offensiva per destabilizzare la Russia e altre realtà a vocazione imperiale e sul nazionalismo la nuova strategia mondialista proposta da “sinistri” personaggi come Attalì. Sull’anti-germanismo, bisogna focalizzare bene cosa si intende, in quanto oggi è proprio l’area che io chiamo “protestante” a rappresentare un nemico e una leva usata, come sempre è stato fatto, dall’imperialismo atlantico per egemonizzare e dividere l’Europa, la Germania è sicuramente importante, ma finchè viene limitata e circoscritta al suo ruolo di centro nevralgico dell’Europa continentale, limitandola nelle sue manie egemoniche sul resto dell’Europa del sud e dell’est, per capire il ruolo della Germania oggi(non dissimile a quello di ieri ma estremamente diverso da quello dell’altro ieri) basta vedere il recente patto di Aquisgrana e le posizioni assunte ogni volta contro Russia etc, insomma il problema della nostra Area è sempre stato più un certo filo-germanismo che l’anti-germanismo e tu Catilina dovresti ricordarlo, i tedeschi purtroppo hanno una specie di propensione auto-distruttiva tipica di quei popoli nordici nelle fasi regressive, questo lo diceva anche Evola che pure era un filo-tedesco… Infine il problema fondamentale del discorso di Adinolfi è questo, per la realizzazione di una vera grande comunità continentale europea non si può prescindere dal superamento del concetto di Occidente e dell’Europa come Occidente, concetto recente e lesivo della nostra identità vera, e su questo mi pare che molti ancora, compreso forse Adinolfi, non hanno ancora dato una chiara posizione. Su tante cose preferisco molto di più per esempio la linea che sta perseguendo all’interno della Lega Vincenzo Sofo con “1000 patrie”, mi sembra più coerente ed aggiornata ad oggi, non vorrei che anche qui si finisse a fare i discorsi di Guillaume Faye e simili che sono solo strumentali alle stesse centrali di potere che si dice di combattere. Cari saluti. P.S. Consiglio come sempre la lettura dell’ultimo numero e ultimi articoli apparsi su Eurasia rivista fra cui anche uno sul ruolo della Germania dal titolo “Niekisch, la questione tedesca e l’Eurasia” nonchè la lettura delle analisi che Blondet sta facendo ogni giorno sul suo sito perchè sono veramente pregnanti e piene di intuizioni importanti.
Bentrovato Stefano,
quello di Gabriele è un punto di vista critico e non ” appiattito ” sugli eventi , è il suo modo tutto personale di condurre l’analisi politica complessiva che va oltre le semplici apparenze e risultanze del momento , analisi che peraltro, in questo caso, non mi sembra molto molto moto distante dalla tua/nostra analisi.
Gabriele è uno che per natura e cultura “dubita”.
Dubita sui facili innamoramenti, dubita su tutte le derive montanti , sui facili successi, dubita sulla temporaneità dei fenomeni, e dubita perfino su se stesso …
Questo porta paradossalmente lui stesso anche a facili sbandamenti/innamoramenti come ricordavi TU ( gli Ultra anticomunisti della Dinamo di Kiev dell’Euro-maidan la perenne ricerca dell’ asse Franco-Tedesco del Reno perfino quando questo è sponsorizzato , finanziato e sorretto dalla Banca Mondiale e dall’FMI).
Tuttavia nel porre dei dubbi e/o rimedi espone anche del macro-verità tutt’altro che banali.
Il facile neo-nazionalismo di ritorno (che recupera La Nazione a discapito dell’Europa di Mezzo e dell’Rea Imperiale pre-giacobina) la facile polemica anti-tedesca sull’Euro, il facile trumpismo delle derive sovraniste nostrane, potrebbe essere tutto marchiato Bannon/Wasp/Sion; potremmo essere in un sottociclo anni 70′ con uno scontro tra un neo-troskismo capital-mondialista 2.0 ed un atlantismo capital-reazionario altrettanto 2.0. e magari non ce ne stiamo accorgendo.
Sono macro-analii che per esempio in questo momento propone da sinistra anche Dezzani nel sua vision neo-schmittiana d “Terra contro Mare”….
E’ questo che si legge tra le righe dell’intervento di Gabriele, che vale la penna di riflettere con occhio critico ed attento.
Bisogna stare molto in guardia “ai regolamenti di conti” tutti interni al marcio mondo Occidentale ed evitare di schierarsi acriticamente e/o di giocare inconsapevolmente uno “dei ruoli già scritti dallo stesso Nemico Principale ” su una scacchiera peraltro tutta sua ….
Un saluto cordiale come sempre
Vero quello che dici Catilina,le posizioni in effetti non sono affatto distanti infatti la lettura di Adinolfi mi trova daccordo su molte cose ma diciamo che i miei dubbi sarebbero soprattutto su dove sfociasse poi il suo discorso… Sulla tua lettura invece a proposito di neo-trotskismo mondialista e neo-atlantismo nazionalista sono completamente daccordo con te e ritengo inoltre da tempi non sospetti anche le posizioni di Dezzani molto interessanti così come anche quelle dello stesso Alessandro Lattanzio per esempio, anche lui “da sinistra”, che ci sia una sporca guerra interna all’Occidente è abbastanza evidente… Anche il resto della tua lettura è completamente logica, oggi più di ieri l’arte del dubitare con occhio disincantato e critico è assolutamente necessaria, specialmente nella liquidità delle derive politiche che vediamo in atto… come sempre è un piacere leggere le tue analisi Catilina ed i tuoi spunti di riflessione,grazie dei chiarimenti. P.S. Il primo commento di Felice non è peregrino e mi trova daccordo, quello è uno dei problemi delle derive cosiddette sovraniste guidate dal neo-conservatorismo di Bannon/Trump(non a caso il nostro governo gode del massimo sostegno americano), però diciamo che abbiamo bisogno di una visione tattica a corto raggio ed una strategica che guardi al dopo, per adesso le urgenze sono tante e oltre Salvini e co. c’è solo l’oblio di un Cottarelli o un Draghi, insomma per adesso non abbiamo scelta se vogliamo che il nostro paese non venga devastato in modo definitivo, non bisogna cedere sulle ONG e si deve arrivare a Maggio in piedi, poi si vedrà.
Al bieco e miope nazionalismo di ritorno bisognerebbe opporre il motto evoliano che recita ““la mia Patria è laddove si combatte per la mia Idea”, questa sarebbe la vera rivoluzione culturale da fare all’interno del “sovranismo”.
Certo che la Lega di Salvini sarà il partito italiano più votato, perché altri consensi verranno erosi a Forza Italia, che con il suo “moderatismo” ed “europeismo” ha posizioni sempre più affini con PD e +Europa (con i quali a questo punto gli conviene fare la fusione), cosa che ovviamente fa storcere il naso alla maggioranza di chi in questi 25 anni gli ha dato il voto, erroneamente convinto di aver votato un “partito conservatore” che non è mai stato.
Stefano. Al di là delle formule e delle fantasie sta sempre la vecchia ‘compatibilità’, con l’UE, i conti – pur nel gran indebitamento – le esigenze prioritarie di sicurezza, di funzionamento decente dei servizi pubblici ecc.ecc. Certo che se uno sente gli strafalcioni in Parlamento (e leggendo!) dell’On.le grillina Teresa Manzo ci rendiamo conto che oggi il primo partito, i 5 *, costituiscono un enorme, solenne presa per i fondelli di tutti, e sottolineo tutti, gli italiani. Ce ne dobbiamo liberare ad ogni costo, ripeto ad ogni costo, non con le parole, se vogliamo cominciare a ricostruire qualcosa. Sull’ignoranza crassa da semianalfabeta, sulle guitterie del comico, RdC ecc. non si ricrea proprio nulla. I vecchi comunisti erano nemici, avevano mille colpe, ma almeno erano laureati quelli che decidevano qualcosa. Ed in Università ancora serie, non come quelle di oggi frequentate, senza alcun costrutto, dal ceto essenzialmente partenopeo al comando. Salvini tira la corda, ma temo rimarrà con un palmo di naso, perchè gli italiani si stan rendendo conto che punta solo al suo personale interesse, dietro le sceneggiate e le uniformi di 100 mestieri… E fregando i pensionati, colpa che io, e con me milioni, non perdoniamo assolutamente, quindi non lo voteremo mai, perchè trattasi di un sopruso di tipo sovietico. Durante il III Reich le pensioni di guerra ai reduci tedeschi israeliti furono sempre pagate…