Al pari delle vecchie zie di Leo Longanesi, quelle che avrebbero dovuto salvarci, Luciana Littizzetto con “Ogni cosa è fulminata” (Mondadori) si propone di aiutare il prossimo convinta anche di farlo divertire. Ecco, non solo non lo aiuta, ma nemmeno lo diverte. Lo spasso è tutto nel vederla arrampicarsi, sudare, per portare a casa una mezza battuta che possa smuovere il povero lettore che si ritroverà questo libro tra i regali di Natale. A differenza delle zie longanesiane, «tutte maestre, o tutte col diploma magistrale», la Littizzetto ha preso la laurea, e pur continuando ad appartenere alle «custodi dell’ordine classico», prova a raccontare il piccolo mondo quotidiano con un linguaggio irriverente, i disegnini, le parolacce scritte con gli asterischi in mezzo, insomma quello stare sul filo anche nella pagina come nelle trasmissioni di Fabio Fazio, che poi è il peggiore dei modi, perché frutto di un compromesso, e come sa persino l’ultimo dei comici: la satira non può preoccuparsi della sensibilità altrui. Invece, la punta estrema della comicità della Littizzetto è nella biografia taroccata che fa il verso a quella del professor Conte, presidente del consiglio. Scavalcata dal film di Natale di Marco Risi ed Enrico Vanzina, capace di pungere meglio e a fondo. Tra medicinali, elettrodomestici, auto, cucine, stanze da letto, sembra di vedere un nuovo tipo di casalinga di Voghera, che ormai può andare oltre l’essere scritta, non ha più bisogno di Alberto Arbasino, ma può scriversi addosso e pubblicare. [uscito su IL MESSAGGERO]
Quando mai la Littizzetto ha fatto ridere?