Quella di Piatek non è la storia di un ragazzo baciato dalla sorte, ma di uno che ha costruito la propria fortuna attraverso duro lavoro e sacrifici. Cresciuto tra le campagne di Niemcza, distretto di Dzierżoniów (Polonia), a 11 anni il giovane Kristof incontra Bolizega, allenatore della squadra locale e suo scopritore. Grazie al suo aiuto, abbandona la vita pericolosa della strada, concentrando tutte le proprie forze sullo sport che diventerà la sua vita. Kristof inizia quindi la propria carriera tra le file del Lechia Dzierżoniów, in cui si forma come giocatore e attira le attenzioni dello Zagrebie Lubin. Con gli arancioneri esordisce a 19 anni in Ektralasa (Prima Divisione polacca) e disputa due buone stagioni, dimostrando buoni margini di crescita e capacità di svariare su tutto il fronte d’attacco, pur peccando un po’ sotto-porta (18 reti in 85 partite). Un paradosso per uno come Piatek, destinato a prendersi le luci della ribalta a suon di gol e prestazioni convincenti. Ma che racconta come, attraverso la tenacia e la professionalità dentro e fuori dal campo si possa esaltare il proprio talento alla massima potenzialità.
Il salto a Cracovia
Dopo due anni in arancio-nero Piatek viene acquistato dal Klub Sportowy Cracovia, la società più antica del paese, una squadra dal passato glorioso (tra gli anni 20’ e 40’) ma dal presente molto complicato, sempre in lotta per non retrocedere. Il passo è di quelli importanti, perché seppur a livello calcistico siano equiparabili, Cracovia rispetto al paesotto Lubin, è una vera e propria metropoli, che sfiora il milione di abitanti ed ospita all’anno oltre 8 milioni di visitatori, testimoni di un prestigio culturale senza eguali nel paese. Kristof, non si lascia condizionare e rimane il ragazzo di sempre, trovando nella nuova dimensione, lo snodo cruciale della sua carriera. Qui Michal Probierk gli trova una collocazione definitiva in campo, consegnandogli i galloni di centravanti titolare della squadra, ruolo che esalta al massimo la fisicità e la tecnica dell’attaccante polacco.Piatek affina il senso del gol, arrivando a realizzare in due stagioni, ben 32 gol in 63 partite, con i quali trascina il Cracovia a due salvezze insperate.
L’innamoramento di Preziosi (perfetti sconosciuti)
A primavera del 2018 come rivelato dallo stesso Enrico Preziosi, Gabriele Giuffrida gli mostra dei filmati riguardanti Piatek e il presidente rossoblù rimane estasiato dal senso del gol del ragazzo, riuscendo a raggiungere in men che non si dica l’intesa con il Cracovia. Arrivato a giugno nell’anonimato più totale, Piatek ne approfitta per prendere confidenza con la nuova realtà. L’impatto del polacco é devastante. È fulmine e tempesta. Fulmine per la velocità di esecuzione, capisce sempre quando é il momento di colpire, bruciando puntualmente le difese avversarie, per poi esultare come un pistolero. Tempesta per l’irruenza, la rapidità e l’inesorabilità con la quale travolge le difese avversarie, che fa venire in mente il miglior Gigi Riva per esuberanza fisica e senso del gol. Le difese avversarie non hanno contromisure per fermarlo. Dopo aver conquistato il pubblico genoano con un poker in Coppa Italia contro il Lecce, Piatek diviene il primo calciatore europeo in doppia cifra del 18-19, il miglior esordiente della storia della A dai tempi di Hansen, straccia i record di Sheva(5 gol nelle prime 4) e Pascutti (partite consecutive in gol) ma, dopo 8 gol in 9 partite, deve fermarsi di fronte a quello di Batistuta, in gol per 11 partite nel 94-95. Ma si sa, le grandi strisce di gol sono spesso una trappola, che può portare a gravi inconvenienti, come il digiuno che toccò al Re Leone quell’anno, prima di toccare quota 26 reti. Piatek dovrà cercare di sfruttare il mancato record come un pungolo per migliorare con la costanza, la serenità e la perseveranza che lo caratterizzano. Piatek vive, per citare le parole del ds rossoblu Perinetti, “come in una campana di vetro”: un ragazzo d’altri tempi, in un mondo in cui i calciatori sono come damerini impomatati sempre al centro di eventi e promozioni, lui non si monta la testa ma conduce una vita tranquilla fuori dal campo con la sua compagna, lontano dagli eccessi della vita mondana.
Con i riflettori d’Europa addosso
Sempre alla ricerca del prossimo gol e del prossimo obiettivo da raggiungere: come il posto da titolare in Nazionale, ora detenuto da Milik. Se Piatek continuerà a macinare gol, nessuno potrà negargli il posto da titolare al fianco di Lewandowski. Nel frattempo se lo gode il Genoa, che non aveva tra le mani un attaccante di questo calibro dai tempi di Diego Milito. Quest’ultimo fu capace di realizzare 24 gol in 31 partite di campionato, trascinando il Genoa ad un sorprendente quinto posto. Rispetto all’argentino, che fu poi principale artefice del triplete interista, Piatek ha dalla sua doti fisiche ed atletiche superiori, che forse gli apriranno una prospettiva di carriera più ampia. Naturalmente le sue caratteristiche lo rendono appetibile ai maggiori club europei, che già si mangiano le unghie per non aver riconosciuto Piatek in tutto il suo straordinario talento (forse per pregiudizi legati al livello del campionato polacco?). Infatti risulta difficile capire come mai le reti di osservatori di squadre come Juventus e Borussia Dortmund, sempre attente alle nuove promesse, abbiano lasciato il colpo al Genoa, per un prezzo (4 milioni di euro) non irrisorio, ma relativamente basso. Il valore del centravanti polacco infatti ad oggi si è decuplicato, e a fine stagione si rischia di aprire un’asta faraonica, che lo potrebbe portare nel gotha dei più grandi affari della storia del calcio mondiale. Staremo a vedere…
@barbadillo.it