La prima è stata Selvaggia Lucarelli. In modo subdolo e politico, paragonando Desiree Martinelli a Stefano Cucchi. Non un “angelo del cielo”, ma una tossica tanto quanto la screditata (da chi?) vittima dei Carabinieri. Si è accodato poco dopo Gad Lerner. Con parole più crude e nette, descrivendo la ragazza uccisa nel quartiere San Lorenzo come una drogata, figlia di una ragazza-madre e di uno spacciatore italiano. L’ultimo a riprendere la frase di Lerner è stato Giampiero Mughini la cui chiosa lascia poco all’immaginazione: “ma che vi aspettavate da quella? Era predestinata”.
Si tralasci il senso del disgusto nel vedere lo squallido balletto intellettuale attorno al cadavere di una giovane donna. Piuttosto si considerino queste esternazioni come il più chiaro esempio della morale che unisce le élite liberal che ancora oggi gestiscono la creazione dei contenuti simbolici del mainstream italiano. Una morale perfettamente in linea con la costruzione del mondo globale in cui viviamo, dove i ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri, dove le élite vivono nei quartieri protetti, in un ordine sempre più razionale e astratto ben distante dal caos periferico in cui tutte le contraddizioni del mondo mischiato e senza regole esplodono drammaticamente.
L’etica mercantile
E’ la morale tipica della mentalità mercantile, una moralità post-religiosa, che dalle radici giudaico-cristiane del protestantesimo torna a parlare di “predestinazione”, di una cristallizzazione delle anime, del peccato non come scelta fra bene e male, ma come risultante di leggi materiali, quali la classe sociale, l’educazione, i gruppi di riferimento. La moralità liberal è dunque una sorta di calvinismo post marxista, una religione dell’ingegneria sociale, dentro la quale non vi è spazio nè per Dio nè per l’individuo.
Per Lucarelli, per Lerner e per Mughini, Desiree non è stata violentata a morte da un branco di lupi travestiti e ospitati come agnelli, ma ha semplicemente compiuto il suo sfortunato destino; come in ogni tipico thriller americano in cui la giovane sbandata non potrà che morire per la sua stessa identità di stupida, povera, peccatrice. Una visione meccanicistica di una casta sacerdotale autoreferenziale, poiché al servizio di un’ideologia che detesta le Comunità e le Chiese; e che più di ogni cosa teme la forza di quel cattolicesimo di popolo che, a differenza dell’intellighenzia liberal, da sempre mette le mani dentro il peccato, per dirla con Bernanos, “andando oltre la bestemmia”, per riconciliare ogni singolo uomo nella scelta fra bene e male.
Ed è incredibile come la Morte riesca a scatenare commenti tanto livorosi e crudi, se pensiamo, con Junger, che è proprio nell’affrontare la morte che i regimi del dominio della tecnica svelano il loro volto inumano, iper razionale, teso alla scientifica ricerca dell’annientamento dei singoli e del loro libero arbitrio.
Danno della tossica a questa sfortunata ragazzina solo perché coloro che sono indicati dagli inquirenti come i suoi fornitori della roba, ed assassini, sono africani, e come sappiamo per i radicalchic sono una categoria di “intoccabili”, a prescindere se delinquono o meno. Detto ciò, questa società trasgressiva, senza limiti, e fatta di giovani drogati, l’hanno voluta proprio loro con il Sessantotto di cui sono stati i fautori, quindi facile offenderla quando tali comportamenti sono il risultato della società che hanno voluto loro, e solo loro.
Non è che la società dei drogati l’ha voluta qualcuno a tavolino. Certo, qualcun altro ha represso poco ovunque…anche prima che arrivassero i barconi…Basti vedere i film americani degli anni ’50, quando già la droga in certe città, come Los Angeles, era diffusissima, specialmente a partire dal dopoguerra. Tanti fattori diversi vi hanno concorso. Negli USA, poi in Europa, poi in tutta l’America Latina ecc…Vi è un’ampia letteratura al riguardo. Non insisterei sullo stereotipo marxisteggiante dei “ricchi sempre più ricchi” che vivono in quartieri sicuri, lontano dalle miserie delle povere e caotiche periferie multirazziali… Ciò è solo in parte vero, perchè l’insicurezza colpisce tutti e sono a rischio i figli di ricchi e poveri, indipendentemente dall’indirizzo di casa…Però io chiedo a qualcuno dei frequentatori un po’ di coerenza: non pochi esaltano qui la trasgressione, un po’ simboleggiata dalla Fiume libertaria di D’Annunzio, sesso e droga a go-go, e poi dan la colpa ai soli cosiddetti liberal radical-chic di quello che succede ora ovunque?
La ribellione di Fiume, o Mishima o Venner, è in fondo la stessa che, paradossalmente, con un segno diverso, spinge tanti verso le droghe. Gli immigrati non fanno i drogati, talvolta gli stupratori e gli assassini. Il consumo di droga negli USA del dopoguerra era in gran parte dovuto alla consuetudine con le droghe che molti avevano contratto al fronte, dalla morfina alle anfetamine (assai diffuse anche nell’esercito tedesco). Il ’68 non fece che ampliarne l’uso in nome di una malintesa emancipazione giovanile ecc… poi, certo, gli interessi dei narcotrafficanti… E dopo gli USA l’Europa del “proibito proibire”…50 anni fa e poi del lassismo imperante e delle complicità…
@Felice: se non era per l’impresa di D’Annunzio, Fiume non sarebbe mai stata annessa all’Italia, bisogna dirlo, ma sicuramente D’Annunzio non può mai rappresentare una figura di destra. Era un radicale ante-litteram.
D’Annunzio come Pannella? Non drogatevi più…
D’Annunzio era oltre il moralismo di matrice veterotestamentaria sia di sinistra sia di destra. “Dio si fece uomo perché l’uomo potesse diventare Dio”, disse un santo ortodosso; e l’esperienza dannunziana non può che leggersi in tal senso. Oltre la morale del “Dio sadico” che tanta presa ha tra i movimenti di destra.
Già, il dannunziano “scopare da dio”….
Anche l’atto di “scopare” è divino.