La sua prima rapina risale al 1866, subito dopo la guerra di Secessione, da quella rapina iniziò una scia di sangue e violenza, e fu il nemico pubblico per eccellenza della storia del West. Si chiamava Jesse Woodson Smith (1847 – 1882), era nativo del Missouri e durante la guerra civile aveva servito nell’esercito confederato in una formazione irregolare di guerriglieri comandata dal colonnello William Quantrill. Come in tutte le guerre civili ai reparti regolari armati dell’esercito si affiancano spesso formazioni paramilitari composte da gente dura e spesso e volentieri feccia da galera. Alla fine della guerra, in Kansas e Missouri non c’era lavoro. Quando cercò la resa il giovane James fu ferito da un soldato nordista, decise così di formare una banda assieme ai tre fratelli Younger, Thomas “Cole” Coleman (1844 – 1916), Jim (1848 – 1902) e Bob (1853 – 1889), a loro si unirono i disperati Clell Miller (1850 – 1876) e suo fratello Edward (1856 – 1881).
Grazie all’aiuto delle popolazioni locali che lo vedevano come un vendicatore dei torti subiti dagli speculatori arrivati dal Nord James divenne il Nemico Pubblico Numero Uno nella lista dei ricercati dell’Agenzia Pinkerton tristemente nota per i metodi poco ortodossi quando si trattava di risolvere problemi con la malavita e gli scioperi. Ma dieci anni dopo anche la gente delle contee dove James e la sua banda imperversavano non ne potevano più. Nel 1876 James e la sua banda caddero in un agguato teso dagli abitanti di Northfield desiderosi di mettere le mani sulla taglia. Dopo quello scontro James non si riprese più, tentò di formare un’altra banda, ma ormai la sua leggenda volgeva al termine e c’era troppa gente rancorosa desiderosa di eliminarlo. Fu ucciso da Bob Ford (1862 – 1892) che era un membro della sua stessa banda, lo colpì alle spalle mentre era intento a raddrizzare un quadro appeso alla parete. Il genere dime novel e poi il cinema si appropriarono di Jesse James riscrivendo la storia. Se siano realistiche o no, le opere che lo riguardano hanno qualcosa di epico che pochi altri fuorilegge della sua epoca hanno conservato. Agli esordi del cinema western abbiamo diversi cortometraggi dedicati al bandito come The James Boys in Missouri (1908), Jesse James Under the Black Flag (1921), Jesse James as the Outlaw (1921) per la regia di Franklin B. Coates.
Il primo vero film dedicato a Jesse James fu girato nel 1939 da Henry King girato in technicolor ma arrivato in Italia in bianco e nero ed è il primo western con Henry Fonda, il titolo è Jess il bandito, si tratta di una pellicola celebrativa che trasforma il fuorilegge come vittima della società animato da un desiderio di redenzione. Il ruolo principale lo ricopre Tyrone Power affiancato da Henry Fonda nella parte del fratello Frank. La vicenda scarica tutte le responsabilità sugli speculatori che si riversarono negli stati del Sud dopo la guerra Civile. James e la sua banda vengono presentati come uomini che si sono dedicati al banditismo per necessità, costretti a ricorrere alla violenza per difendere i propri beni diventando così i paladini del popolo. Nel film non manca la storia d’amore, Jesse si innamora di Zarelda, ma è costretto ad abbandonarla per rapinare banche, treni e diligenze, quando la ritrova scopre di avere avuto da lei un figlio. I canoni narrativi dell’epoca prevedevano un happy end con l’abbandono della cattiva strada per la buona e che James metta su famiglia, ma la legge del cinema impone che il malvivente paghi. Sarà Bob Ford a ucciderlo colpendolo alle spalle consegnandolo alla leggenda. Si tratta di un buon film, epico quanto si vuole ma ancora legato al suo tempo. La nipote del fuorilegge Jo Frances James lavorò al film come consulente ma non fu ascoltata, le sue parole sul film furono “L’unica verità nel film era la presenza di un tizio chiamato James che andava a cavallo”, nonostante il giudizio negativo della nipote di Jesse James il film piacque al pubblico.
Nel 1940 fu Fritz Lang a dare un tocco europeo a una sceneggiatura di Sam Hellman con Il vendicatore di Jesse il bandito, questa volta al centro della storia vi è Frank interpretato sempre da Henry Fonda che informato della grazia degli assassini del fratello torna a mettere mano alle armi. In questo film non vi sono come nel film precedente rapine alle banche o assalti al treno ma il tema centrale del film è la vendetta, Frank James agisce per fare giustizia. Il colpevole non è solo di chi ha sparato al fratello colpendolo alle spalle, ma anche della giustizia corrotta connivente con i baroni della ferrovia. Frank porta a termine la sua missione vendicando la morte del fratello e riesce anche a concedere simpatia e umanità al pubblico. Nel 1957 uscì il film diretto da Nicholas Ray La vera storia di Jess il bandito, in questo film ad interpretare i due fratelli fuorilegge sono Robert Wagner e Jeffrey Hunter, Ray ha una visione differente, visto che siamo nell’epoca della gioventù bruciata Ray cerca di ricavare un ritratto della società di quel tempo. All’inizio il film era concepito come una ballata con un uso del colore che lo rese “commerciale”. Sicuramente se l’interprete principale fosse stato un attore di maggior spessore il film avrebbe potuto avere una sfumatura differente. Questo film dimostrava che esisteva “un altro West” più crudo e amaro. Vi saranno altri film su Jesse James, ma si sarà già nel western crepuscolare in cui alla figura del “magnifico bandito” subentrerà la storia violenta, cruda e impietosa del bandito.
Avremo La banda di Jesse James di Philip Kaufman. Il film parla del momento culminante con la rapina a Northfield in cui Jesse James è un personaggio visionario dotato di carisma messianico, certamente lontano dalla realtà ma pur sempre affascinante. Nel film si narra la fusione della banda di James con quella di Cole Younger, in funzione del colpo di Northfield che si rivelerà una trappola mortale. Il film è un western crepuscolare con il fango, gli spolverini macchiati, i cappelli sfondati e il senso di degrado sono accentuati per creare un senso di iperrealtà che contrasta il western classico. Solo nel 1980 il regista Walter Hill riesce dirige il film I cavalieri dalle lunghe ombre in cui riesce a coniugare leggenda e realtà, Walter Hill fin dai suoi primi lavori ha sempre mostrato una predilezione per le tematiche e i personaggi western in epoche e ambiti diversi. Con questo film Hill affronta il genere rileggendo in modo originale ma in modo crudo e realistico la vicenda di uno dei più terribili Nemici Pubblici Numero Uno dell’Ovest. Ma Hill va oltre perché gli attori che interpretano i fratelli James e Younger sono tutti legati da vincoli familiari. James e Stacy Keach interpretano Jesse e Frank mentre David, Keith e Robert Carradine interpretano Cole, Jim e Bob Younger, i fratelli Clell ed Ed Miller sono interpretati dai fratelli Randy e Dennis Quaid, perfino gli assassini di Jesse James Bob e Charlie Ford sono interpretati dai due fratelli Nicholas e Christopher Guest. I cappelli scuri, gli spolverini che rimandano al titolo conferiscono alla banda un’aura di miticità in uno scenario livido. L’atmosfera del Midwest dove si svolge il film è molto realistica. La ragione dell’attività criminale dei protagonisti viene giustificata da Hill dalla miseria del Dopoguerra, dalle politiche di rapina e sopraffazione compiute dai vincitori nei confronti dei contadini del Sud e infine l’accanimento degli agenti della Pinkerton con cui applicavano gli ordini e le direttive dei baroni delle ferrovie. I vari personaggi sono raffigurati in modo originale e accattivante. Nel film compare anche un’altra coppia di fuorilegge dell’epoca: Belle Starr “la regina dei fuorilegge” e Sam Starr. La scena del duello tra Sam e Cole Younger, coltello in pugno, divisi da una stoffa rossa tenuta tra i denti è una delle tante idee geniali del film. La scena più famosa è quella della rapina a Northfield che è un omaggio che Hill dedica a Sam Peckinpah utilizzando cento angolazioni, ralenti e montaggi alternati, questo espediente Hill lo riprenderà per il suo film successivo Ricercati ufficialmente morti un western moderno che guarda al capolavoro di Peckinpah Il mucchio selvaggio. Il finale del film di Hill è tragico con un tono sospeso tra storia e leggenda. Ottima la musica di Ry Cooder. La saga dei James si chiude con due film ricordati soprattutto per la bravura dei loro interpreti. Gli ultimi giorni di Frank e Jesse James diretto da William G. Graham con Johnny Cash e Kris Kristofferson che oltre alla professione di attore è stato anche cantautore country, nel film vi sono anche Willie Nelson e June Carter Cash, la moglie di Johnny che nel film ricopre anche il ruolo della madre dei fratelli James. Il film è cupo con un ritmo televisivo e non riuscito. Altri titoli sono Frank & Jesse del 1995 di Robert Boris, con Rob Lowe protagonista e Gli ultimi fuorilegge diretto da Les Mayfield con Colin Farrell e nel 2007 abbiamo un’ardita operazione autoriale da parte del regista Andrew Dominik con L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, non si tratta di un vero western ma un dramma psicologico con Brad Pitt che interpreta Jesse James e Casey Affleck nella parte di Robert “Bob” Ford, che prima segue in modo ambiguo e morboso Jesse James e poi incapace di resistere alla taglia offertagli dalle autorità gli spara alle spalle. Il film è molto lento, più che per i protagonisti gioca molto sui paesaggi e le musiche e per questo ha deluso gli amanti del western che in Jesse James vedevano ritmo e adrenalina.