L’altra sera, al Forum di Assago, nel suo primo concerto a Milano il leader degli U2 Bono oramai completamente sopraffatto da eccessi ieratici, ha impartito ai sorpresi spettatori una lezione di morale politically correct su tutti i temi più sensibili dell’attualità politica italiana.
Non contento di aver chiesto ai suoi fans una modica cifra che partiva dai 75 euro, per arrivare fino a oltre i 500 per ascoltare la sua melodica voce, il cantante irlandese ha tenuto a evidenziare come sia moralmente necessario prodigarsi nell’accoglienza degli immigrati, forse non rendendosi conto di non essere nel salotto della sua lussuosa residenza a Dublino, ma piuttosto a Milano, la città europea che maggiormente ha subìto la piaga dell’immigrazione incontrollata.
Nella sua enfasi didascalica Bono ha poi cantato mostrando un video in cui si susseguivano immagini di tragedie e violenze, principalmente riferite all’epoca nazista e ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Il tutto seguito da un pout pourrì di fotografie di Charlie Chaplin nella famosa interpretazione di Hitler, del presidente russo Vladimir Putin sempre minaccioso e da una caricatura del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Ma non solo questo, perché con grande stupore, i presenti più accorti hanno potuto riconoscere tra le immagini che scorrevano anche quella di Sergio Ramelli, il giovane studente milanese del Fronte della Gioventù sprangato a morte e ucciso negli anni ’70 dai militanti rossi di Autonomia Operaia.
Il problema è che l’immagine di una vittima come Sergio Ramelli è stata accoppiata da Bono e dalla sua band del tutto indebitamente a quella di un corteo paranazista.
Vorremo tranquillizzare il grande artista sul fatto che anche in Italia non difettiamo, da sempre, di grandi maestri di morale in servizio permanente effettivo. E non crediamo davvero che ce ne debbano servire di nuovi. Soprattutto quando confondono anche i carnefici con le vittime…
Ricordi bene allora Bono che la morte di Ramelli è stata una tragedia che lentamente e con grande difficoltà ha trovato giustizia nei tribunali e nella politica milanese e non solo milanese. Bono allora lasci pur stare quella giovane vittima dfell’odio e magari, se davvero ha a cuore le buone battaglie, torni tranquillamente a occuparsi della sua bellissima Irlanda, come faceva ai tempi in cui cantava Sunday bloody Sunday!
*deputato di Fratelli d’Italia