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Libri. “Casapound Italia”: una ricerca con vecchi schemi interpretativi

by Giovanni Sessa
23 Settembre 2018
in Libri
0
Il logo con la tartaruga di Casapound Italia

I movimenti politici neofascisti sono tornati al centro del dibattito storiografico. Lo dimostra un recente volume comparso nel catalogo della Mimesis editrice. Si tratta di uno studio di Elia Rosati, CasaPound Italia. Fascisti del terzo millennio (per ordini: mimesis@mimesisedizioni.it, euro 18,00), introdotto dal contemporaneista dell’Università di Milano, Marco Cuzzi. Chiudono il volume le Appendici del giornalista Valerio Renzi.

  Il testo si articola in quattro capitoli pensati alla luce di una metodologia storiografica mista e centrati su un approccio multidisciplinare: «che provi a tenere insieme rigore storiografico delle fonti, analisi sociologica e categorie politologiche» (p. 17). Le fonti utilizzate sono un’ampia rassegna stampa, le relazioni dei servizi di intelligence, gli atti processuali e i rapporti degli organismi europei di vigilanza sul razzismo. Ora, trattandosi dell’analisi di una forza anti-sistema, almeno alcune di queste fonti risultano per natura latrici di giudizi negativi sul movimento in questione. Inoltre, memori della lezione crociana in merito alla difficoltà di fare storia contemporanea, per il coinvolgimento emotivo che investe tutti noi rispetto agli eventi politici del nostro tempo, invitiamo il lettore a leggere le pagine del volume con una certa cautela. Lo sforzo di ricerca dell’obiettività è stato effettivamente messo in campo dall’autore, mentre le Appendici, come si vedrà, sembrano essere state inserite per bilanciare in termini di ‘politicamente corretto’, il lavoro storiografico.

   Lo studio è il risultato di oltre dieci anni di ricerche sul neofascismo e mira ad inquadrare la novità di CasaPound nella storia degli ultimi venticinque anni di tale corrente politica. La grande attenzione prestata da questo movimento alla comunicazione, lo stile certamente innovatore rispetto al nostalgismo post bellico, il voler cavalcare i problemi sociali, e soprattutto il recupero del tema della “Grande Sostituzione” di Renaud Camus, in merito alla migrazione di massa, hanno fatto di CasaPound un punto di forte aggregazione giovanile in Italia, e un modello per i movimenti di destra radicale europea. Il primo capitolo analizza i ‘precedenti’ cui CasaPound ha guardato con interesse. La narrazione muove da quel cambiamento di mentalità introdotto negli ambienti della destra europea da de Benoist. Il pensatore francese stimolò quel mondo a portarsi oltre gli steccati della politica politicante, a recuperare gramscianamente, un approccio metapolitico capace di determinare la conquista delle ‘casematte’ della società civile. E’ bene chiarire che, mentre l’approccio della Nuova Destra era mirato al superamento dell’esperienza neofascista, il gramscismo di CasaPond punta alla realizzazione del ‘fascismo del terzo millennio’.

    Il secondo capitolo ripercorre le tappe che hanno determinato la nascita del movimento, la cui storia non comincia nel dicembre del 2003 con l’occupazione del palazzo di Via Napoleone III a Roma e neppure nel giugno del 2008, quando CasaPound si dette una organizzazione autonoma, ma le sue origini vanno rintracciate nel neofascismo romano degli anni Novanta. L’autore si sofferma sulla nascita, tra Roma e Varese nel 1991, del gruppo ‘Meridiano Zero’, ad opera di Rainaldo Graziani. Proprio a Varese, nello stesso frangente, Gianluca Iannone, proveniente dalle fila del Movimento Politico Occidentale, aprì un pub. Iannone entrerà in sintonia con Gabriele Adinolfi, già di Terza Posizione, nel momento in cui in Italia stava per affermarsi la Seconda repubblica.Rientrato a Roma, aprì il Cutty Sark, un pub che sarà il primo punto di incontro di CasaPound. Nacquero, quasi contestualmente, il gruppo musicale ZetaZeroAlfa e la Comunità F451. Seguì l’esperienza della Occupazioni Non Conformi, prese vita Casa Montag, finché nel dicembre 2003 venne occupato il palazzo di Via Napoleone III. Rosati analizza i rapporti del gruppo con il MSI-FT, la scissione, i successivi rapporti con la Lega del 2014-2015.

   Tre elementi cardine concorrono alla definizione della visione del mondo di CasaPound: la visione comunitaria e metapolitica, lo stile militante, il richiamo al fascismo movimentista della prima ora che presuppone il recupero della dottrina corporativa. Anche le posizioni gentiliane hanno un ruolo fondativo nel sovranismo del gruppo, ciò grazie all’azione esegetica messa in campo da Valerio Benedetti, serio interprete dell’attualismo. Nella ricostruzione della cultura di CasaPound, stonano le definizioni, ripetute più volte dall’autore, di Evola quale filosofo filo-nazista. Si tratta di un giudizio errato e fuorviante. Nella definizione dell’immaginario comunitario del movimento, funzione significativa ha svolto il mondo simbolico di Tolkien, di cui accorto esegeta è Gianfranco de Turris, come opportunamente riconosciuto in nota da Rosati (n. 32, p. 117).

    E’ strano che, nelle Appendici di Valerio Renzi, si torni sul caso Casseri, per ragioni meramente strumentali. Casseri, presentato come vicino agli ambienti di CasaPound, nel dicembre del 2011, uccise due venditori ambulanti senegalesi a Firenze e si suicidò. L’omicida, ricorda Renzi, ha scritto un libro assieme ad Enrico Rulli, La chiave del caos, introdotto proprio da de Turris. Il presidente della Fondazione Evola ha firmato, inoltre, la prefazione di un ulteriore volume del Casseri, I Protocolli del Savio di Alessandria: testo polemico nei confronti delle tesi espresse da Eco ne, Il Cimitero di Praga. Nelle sue pagine, che nulla hanno a che fare con il razzismo, si sostiene che le previsioni dei Protocolli dei Savi di Sion, riconosciuti come un falso storico, mainterpretati, si badi, come romanzo ‘distopico’, si sono avverate.

   Renzi, tra le righe, fa capire che Casseri pesca nel brodo di cultura della destra estrema ed ha compiuto il tragico omicidio-suicidio, come altri “lupi solitari”, in quanto ‘condizionato’ da tale visione del mondo. Abbastanza limitativo e semplicistico tale giudizio. Nel 2011, dai due scritti di de Turris, fu preso lo spunto per riaprire una vera caccia alle streghe nei confronti della ‘destra culturale’. Non tutti coloro che sono di estrema destra e/o amano il fantastico vanno in giro ad accoppare le persone, gialli, neri, rossi o ebrei che sia. Dice Renzi: «Pur non conoscendo il profilo psicologico di Casseri, né volendo indagare in questo campo…» (p. 223). Ecco lo sbaglio teorico e metodologico: ognuno è una persona a sé, Casseri non era solo un «introverso, un isolato, un nerd», ma un malato di depressione, come avrebbe potuto testimoniare, se intervistato, l’amico con cui scrisse il romanzo citato e che lo conosceva e frequentava da anni. E come ogni depresso che si rispetti prima ammazza la sua ossessione e poi si ammazza. Non tutti gli  assassini si suicidano dopo il loro delitto, i depressi cronici sì.

  Il libro rappresenta un primo passo, nonostante le ambiguità segnalate, verso la definizione di un giudizio storiografico sulla destra radicale.

 

Giovanni Sessa

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