Un fatto quasi assodato è che sul settore primario l’Italia sta indietreggiando. Secondo, la stima di Coldiretti, infatti, il calo dell’ultimo trimestre è pari al 1,4% del suo valore aggiunto: un segnale allarmante anche se influenzato dalla variabile clima che non è un buon alleato per il settore primario.
L’agricoltura, com’è noto, con gli anni del boom e del miracolo italiano, si è molto ridimensionata sia in termini di occupazione e sia in termini di valore aggiunto per l’economia: chi paga il prezzo della nuova Italia industrializzata è stato nel corso degli anni quel settore che, forse, dovrebbe essere un fiore all’occhiello dell’economia e del sistema Italia. In più, la PAC che impegna tante risorse a di livello di bilancio europeo, non sembra, ad oggi all’altezza di soddisfare la sfida europea sull’agricoltura.
Eppure in fondo al tunnel si intravedono speranze: nonostante il forte calo di valore nel settore agricolo, un dato interessante e da tenere in grande considerazione è, invece, la voglia di ritornare alle origini dei giovani. Infatti, attualmente, c’è stato un aumento del 14% di partite IVA nel settore agricolo, che vede l’Italia primeggiare tra i partner europei per numero di aziende agricole giovani. Cogliere questo segnale è di vitale importanza sia per l’economia e sia per la sopravvivenza settore: tra i giovani, c’è infatti la voglia di riscoprire le tradizioni dei padri attraverso nuove sfide moderne e futuribili che vanno dall’agricoltura sociale alle fattorie didattiche, passando per la sfida delle energie rinnovabili e la vendita diretta.
La sfida italiana nel settore agricolo deve rispondere alle esigenze del consumatore ed al nuovo modo di comunicare nel mondo 4.0. Infatti, con l’aumentare della tecnologia e del livello di informazione, è diventato di vitale importanza cogliere, anche nel mondo rurale, l’opportunità della digitalizzazione: il divario digitale che colpisce le aree rurali del nostro territorio, rallenta lo sviluppo agricolo. Pensare che ad oggi molto aree agricole italiane sono sprovviste della banda larga, ad esempio, ci fa capire come il settore soffra di un gap tecnologico non di poco conto. In più si dovrebbe accompagnare la formazione di nuovi consorzi agricoli capaci di sostenere la sfida del mercato globale.
Oltre a ciò, però, non si può sottovalutare, la carenza infrastrutturale italiana che danneggia seriamente il comparto primario: una progettualità che possa ripensare il sistema logistico italiano fermo da troppo tempo e non più in linea con le sfide dell’era post industrializzata.