Matteo Salvini non molla il centro del ring del dibattito pubblico italiano, nemmeno a Ferragosto. Che sia un comunicatore efficacissimo che sa bene su quali tasti premere per scatenare polemiche, appassionare e dividere gli italiani, non lo scopriamo certo noi. Questa volta, per arroventare l’agosto già reso bollente dalla canicola, il ministro degli Interni ha scelto di riproporre un tema caro alla cosiddetta destra diffusa, quello del ritorno della leva obbligatoria.
Il servizio militare, un anno o poco più a disposizione della Patria, negli anni passati ha avuto la funzione di avvicinare e far conoscere giovani da ogni parte d’Italia. Una sorta d’Erasmus, per così dire. Eppure, la naja – abolita del tutto quattordici anni fa con la cosiddetta Legge Martino (dal nome dell’allora ministro alla Difesa) con i voti della Lega e del centrodestra – torna a riempire di considerazioni, idee e chiacchiere i social e le colonne dei giornali. Fu uno dei pochissimi provvedimenti legislativi a unire centrodestra e centrosinistra dato che quel progetto fu avviato, qualche anno prima, dall’allora ministro Scognamiglio.
All’idea del capo della Lega ha risposto (quasi) subito l’ex ministro Ignazio Larussa (Fratelli d’Italia) che in una nota ha ricordato l’ipotesi mini-naja: “All’amico Salvini ricordo che esiste già, per una legge voluta da me da ministro della Difesa del governo Berlusconi, la possibilità di far vivere ai giovani che lo desiderano, la vita militare per tre settimane”.
Quindi ha aggiunto “Prima di discutere di leva obbligatoria il governo potrebbe tornare a finanziare questa legge che la sinistra ha smesso di utilizzare e far partire subito con poca spesa qualche migliaio di giovani entusiasti di quella che fu definita la mini naja. Avrò poi modo di illustrare a lui e a Giorgetti le eventuali future modifiche da me proposte per allungare a 40 giorni (magari da svolgere durante le vacanze estive) e rendere, con crediti e incentivi, la partecipazione molto appetibile ai giovani. Mai però in forma obbligatoria che sappiamo crea in molti solo disamore se non peggio”.
Nettamente contrario, invece, Maurizio Gasparri (Forza Italia) che – commentando l’apertura a un ritorno da parte dell’Associazione Nazionale Alpini – parla di educazione prima che di servizio militare: “La questione educativa nei confronti dei giovani non va risolta ripristinando una impossibile e inutile leva obbligatoria. Va affrontata nella società. Ripristinando l’amor di patria, ridando alla scuola e all’università una funzione anche di natura morale, riportando al centro della comunicazione pubblica e privata valori sani, evitando di diffondere la cultura dello sballo e della droga, che trova anche nei cannabis shop un ulteriore veicolo di promozione”.
A ridimensionare la portata della proposta c’ha pensato il ministro Giovanna Trenta che ha bollato l’idea come “romantica”. Un modo gentilissimo per bocciare l’idea del socio di minoranza del governo gialloverde. In pratica, dal ministero hanno ripetuto che fare la guerra o portare la pace sono cose fin troppo serie e che c’è bisogno di professionisti altamente formati e non di carne da cannone né di ragazzini (supposti) ribelli da raddrizzare in mano al sergente Hartman