Se desiderassimo una decifrazione storica dell’eroismo, dovremmo rileggere ‘Gli eroi’ di Thomas Carlyle. I poeti universali, i riformatori che trasformarono la società, gli uomini che appassionarono le masse, poi i profeti e i sacerdoti, ovvero una mitologia di uomini eccezionali individuati da Carlyle. Ora questo classico del XIX secolo apre ad un nuovo confronto sull’idea di eroismo. Pertanto chi è l’eroe? Egli di sicuro ha “dilatato oltre misura le competenze” senza avere “come controparte quasi nessun contemporaneo capace di necessaria forza e ambizione per confutarli o opporvisi”, così scrive Luigi Iannone, nell’introduzione al libro, ripubblicato da Oaks editrice. La teoria più nota dell’opera, che spesso ha generato celebri polemiche, è questa, “La storia del mondo non è altro che la biografia dei grandi uomini”, in contrasto con l’interpretazione storica del mondo intesa come storia dei conflitti tra le classi.
Comunque, nei secoli i pensatori hanno cercato definizioni da attribuire all’eroe ed hanno spinto in avanti esempi ed esperienze. Per il segretario fiorentino Machiavelli, l’eroe è giovane, è feroce, è energico, è in controtendenza con la moderazione. Per Nietzsche l’eroismo è il superamento dei valori codificati, l’andare oltre i vecchi confini morali. Ma, per Carlyle, il quadro definitorio si allarga: ecco l’eroismo dei poeti, Dante Alighieri e William Shakespeare, “due santi della poesia”, due creatori di universi letterari. Le pagine dedicate ai poeti sono le più attraenti, così Dante e Shakespeare “sono una copia particolare; essi abitano a parte, in una sorta di regale solitudine; nessuno è il loro eguale, nessuno è il loro secondo…” Se cominciasse con queste parole il suo discorso, qualche prof noioso salverebbe le sue lezioni su Dante o sul teatro elisabettiano.
Cerchiamo insomma dei paradigmi dentro cui ragionare sulla condizione dell’eroismo. Naturalmente il parametro principale è quello dell’eroe riconosciuto dagli altri, da chi riconosce la personalità di colui che è “il capace.” In un testo classico di un Ottocento romantico si aprono idee intense: l’eroe è a noi vicino; egli è “l’uomo capace”; perciò “Avete dimenticato che vi è una regola o necessità naturale che sia, la quale richiede che a quel posto si collochi l’uomo capace.”
Poi, vi è chi diffida dei pensieri dedicati agli uomini migliori individuando in loro un perenne riverbero reazionario. Attenzione, una certa società culturale dubita dell’eroe perché è impreparata a riconoscere il talento a causa della brutale massificazione in corso. L’eroe o l’uomo capace inietta speranza nel corpo sociale. Allontana gli egoismi o “ricompone le fratture, riporta alla luce ciò che è sempre stato e che singole civiltà tendono ciclicamente a sottrarre alla vista”, come spiega Iannone. Oggi il classico Carlyle continua ad esprimere una sua immediatezza poetica, cioè, “Vi è un solo eroismo al mondo: vedere il mondo com’è e amarlo.”
In troppi vorrebbero affogare la nostra realtà nell’indistinto, nell’egualitarismo senza merito. Invece, il discorso sull’eroe, tutto da attualizzare, conduce ad un mondo ricco di diversità, di capacità, di esemplarità. I sistemi formativi del pensiero conformista tentano di smontare il culto degli eroi. Purtroppo. Una domanda: chi manda i giovani a mostrare il culo sull’Altare della Patria? Ai nostri studenti inoltre si potrebbe chiedere il nome di un eroe risorgimentale. Le risposte sarebbero imbarazzanti; oltre Garibaldi non ci sarebbe una memoria dei grandi uomini. Adesso lasciamo stare l’Ottocento. Piuttosto entriamo in una scuola con questa domanda, “Ragazzi, chi è Arnaud Beltrame?” Gli allievi non lo sanno; ma il peggio è che nessuno spiega loro la forza eroica scritta nel nome di Arnaud Beltrame.
Per i nostri ragazzi è importantissimo spiegare che l’eroe è un poliziotto francese generoso o un esploratore italiano degli oceani. L’eroe non è un’utopia: si avvicina a noi con le sue capacità, con le sue potenzialità; con tale premessa egli non è inattuale, dobbiamo solo tornare a raccontarlo. Come fece, in quel remoto 1841, Carlyle con la sua narrazione, come noi possiamo ancora fare per ritrovare un’epica contemporanea in una società di anti-eroi televisivi che continua a dimenticare gli uomini capaci. Con la sua sensibilità, Carlyle insegue Maometto, Napoleone, Lutero, Johnson e altri, ma lo fa con una visione sincera per scrivere di qualcosa che “penetra profondamente nel segreto delle vie dell’umanità e negli interessi più vitali di questo mondo.”
Thomas Carlyle, ‘Gli eroi’, Oaks editrice, pagg.361, euro 20.00 – E.mail per prenotazione: info@oakseditrice.it