“Pronti a uscire dall’euro”, con queste 5 parole il ministro Savona ha disarmato la speculazione, la grande finanza, Draghi, Visco, la Merkel e Macron. Quando fra poche ore andrà a parlare con Draghi, Savona non farà anticamera col cappello in mano. La sopravvivenza o meno dell’euro dipenderà dalle sue parole e dalla tenuta del governo italiano. I tempi del golpe dello spread con il Berlusconi impaurito e ricattato è alle nostre spalle e soprattutto alla Casa Bianca non c’è Obama.
Paolo Savona è stato in Bankitalia, conosce i meccanismi che governano la moneta. Sa che un Paese che non può fidarsi delle politiche monetarie della Banca centrale non è un Paese sovrano ma una colonia monetaria come il Niger, che dipende dalla Francia di Macron. E noi non siamo il Niger. Proprio in queste settimane la nostra industria farmaceutica ha superato quella tedesca. Tanto per dire. Dopo l’agguato dello spread tentato da Draghi, Visco, Goldman Sachs e Mattarella, e schiacciato da Trump, la compagnia di giro della oligarchia europea è rimasta senza armi per ricattare e terrorizzate il governo italiano. Paolo Savona farà a Draghi un discorso semplicissimo: le banche centrali esistono anche per difendere le monete sotto attacco, per modulare l’emissione di moneta alle varie fasi economiche, per regolare il cambio, per non far morire di disoccupazione e inedia i popoli, per garantire lo sviluppo e non farsi uccidere dalla rendita improduttiva, per svolgere il loro lavoro di prestatore di ultima istanza. Una Banca Centrale che garantisce gli interessi della sola Germania che con la crisi ha guadagnato un miliardo di euro, che vara il quantitative easing, stampa soldi, con sei anni di ritardo e solo a favore dei banchieri, che partecipa alla congiura contro il governo populista vendendo i titoli del debito pubblico italiano per far impennare lo spread serve a niente. All’Italia non serve. Perché l’Italia è la settima potenza industriale del mondo e ha una economia flessibile che altri aspirano ad avere. Ma non hanno. Savona a questo punto dirà a Draghi che gli italiani non vogliono essere costretti ad uscire dal ‘euro per agganciarsi agli Stati Uniti e salutare la Germania in crisi, la Francia di Macron messa peggio e la colonia Spagnola della Merkel ridicolmente velleitaria. Siamo i secondi contributori netti dell’Unione Europea, dopo la Germania siamo quelli che mettono più soldi. Abbiamo contribuito a salvare le banche tedesche e francesi con 60 miliardi di euro, e a bruciare 5 miliardi l’anno per ospitare gli occupanti immigrati. Draghi reagirà mobilitando giornali, magistrati, intellettuali, un figuro come Patuelli, capo dei banchieri italiani, i giornali liberal e tutti i media americani, i Clinton, gli Obama. Insomma i reduci di mille sconfitte, la rete mediatica mondiale controllata dall’internazionale finanziaria e le Procure. Quelle non mancano mai di congiurare contro il proprio Paese. E ci stanno già provando. Basta rimanere fermi e aspettare che lo tsumani virtuale passi. Poi Draghi o accetta, o rimarrà disoccupato con la sua Bce che colerà a picco.