Al pari della scomparsa delle mezze stagioni, la necessità di una riorganizzazione di Forza Italia è ormai diventata un luogo comune. Bene, significa che si tratta di un’esigenza reale. Prima di tutto, però, occorre farsi un’idea sul contesto politico nel quale la nuova Forza Italia dovrà muovere i suoi passi. Occorre, perciò, rispondere ad almeno tre domande: l’alleanza tra la Lega e il Movimento 5 stelle è destinata a rimanere tattica o diverrà strategica? Nell’attuale congiuntura politica, economica e sociale, hanno ancora senso le categorie di destra e di sinistra? Matteo Salvini è in grado di riassumere l’intero elettorato di centrodestra o c’è spazio (e necessità) per un alleato, usando un’espressione riduttiva, “moderato”? Personalmente, non credo che Lega e M5s possano dar vita ad un’alleanza stabile. Non lo credo per una semplice ragione: perché i grillini non hanno radici né cultura politica. Sono canne piegate dal vento dell’insofferenza popolare. Si piegano a destra, si piegano a sinistra, per poi fatalmente raddrizzarsi nella loro consueta indeterminatezza.
La Lega è diversa. La Lega una cultura e delle radici politiche le ha, e sono cultura e radici di destra. È vero, viviamo nell’epoca dei populismi. È vero, i populismi vanno tradizionalmente oltre la destra e la sinistra. Ma si tratta di una congiuntura, non di una nuova era. La prova di governo, la difficoltà (in alcuni casi, l’impossibilità) di passare dalla teoria alla pratica logoreranno il consenso grillino e metteranno a dura prova il carisma di Salvini. Persino Mario Monti, persino Enrico Letta all’inizio della loro avventura di governo avevano più consensi di quelli riscossi oggi dal capo leghista. Consensi effimeri, presto dissolti. Salvini ha una struttura politica più salda e radici ben più profonde nella società, deve però guardarsi dal replicare lo schema del Matteo che lo ha preceduto. Dimezzare i consensi come è accaduto a Renzi è facile, basta eccedere nelle promesse, nelle illusioni, nelle false aspettative. Aprire continuamente nuovi fronti politici serve al presente, ma pregiudica il futuro.
Se il realismo è la caratteristica del centrodestra, Forza Italia deve fare del realismo la propria bandiera. Far vedere, grazie al lavoro certosino nelle commissioni parlamentari, sui territori e in Europa, che un cambiamento è possibile anche senza vendere sogni e ingannare gli italiani. E poi, ovviamente, deve strutturare il partito, esibire una classe dirigente nuova partendo dai tanti bravi amministratori locali di cui dispone, tornare tra la gente, permeare i social, sfruttare il genio di Silvio Berlusconi per accreditare una nuova leadership plurale che ha oggi in Antonio Tajani la propria punta di lancia.
E deve farlo senza mai dimenticare che per aver successo un leader politico deve rivolgersi ai sentimenti più che alla ragione degli elettori. In Italia c’è sempre stata e continua ad esserci una maggioranza sociale di centrodestra. Lo spirito dei tempi gioca a nostro favore. Tornano d’attualità concetti come Patria, Stato, Nazione, famiglia, identità, confini, radici, forza, merito, responsabilità, tasse, libertà… Matteo Salvini è bravissimo nell’incarnarli, ma il suo stile non è fatto per soddisfare la totalità dell’elettorato. La Lega ha bisogno di Forza Italia e Forza Italia è nelle condizioni di rilanciarsi occupando uno spazio politico che c’è, e che è destinato ad allargarsi. Basta crederci, basta volerlo.
*Capogruppo di Forza Italia in commissione Cultura al Senato.
Intervento tratto da Il Tempo