Di questa nazionale, al di là dei proclami, non interessa nulla a nessuno. In fondo non è che si potessero trarre chissà che conclusioni da tre partite buone solo per le statistiche. Eppure qualche segnale l’hanno dato (leggi Federico Chiesa) nel disimpegno generale, nella mediocrità degli avversari (anche o forse soprattutto della Francia). Ma s’è preferito parlare del solito Balotelli.
Contro l’Arabia, gli azzurri hanno quasi ciccato una partita fin troppo facile. Del resto è questo il limite storico dell’Italia pallonara: magari ne infili tre al Brasile, batti sempre e comunque la Germania ma guai al cospetto di Costarica, Nuova Zelanda e Malta. La rappresentativa mediorientale, in questo senso, faceva davvero paura dal momento che s’è dimostrata eccessivamente mediocre, al limite del dopolavoristico. Eppure quasi quasi acciuffavano il pareggio, con quello scivolone del revenant Criscito, quello che perse la nazionale per l’ennesimo afflato, malriposto, di giustizialismo moralista in salsa (allora) di austerità rigorosamente montiana.
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Contro la Francia, s’è detto che l’Italia ha giocato lasciando intravedere margini di miglioramento contro una delle squadre accreditate alla vittoria finale di Russia ’18. Non diciamolo troppo ad alta voce: se i galletti saranno quelli di Nizza, rischiano seriamente di farsi male. Avanti hanno potenziale, certo. Ma in difesa, dove svetta il gigante sexy ex Milan Rami, è caos totale.
L’epilogo è la sfida di Torino contro l’Olanda. Un inno triste alla decadenza di due ex grandi potenze calcistiche. In uno Juventus Stadium deserto, s’è consumata una scena straziante, roba da sitcom americana degli anni ’80. Mentre tutte le altre ragazze saranno al gran ballo del liceo, Italia e Orange, due cenerentole brutte e trasandate, si ritrovano tagliate fuori. Per consolarsi si mettono a ballare tra di loro, sul cortile della scuola. Ne è venuta fuori una partita che definire scialba è farle un complimento. Al gol di Zaza ha replicato il testone di Aké, il sosia di Gullit (solo per le treccine, però: in quanto a talento siamo ben lontani).
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In fondo si è trattato di tre partite utili a sondare il terreno, per Mancini. Qualche considerazione il tecnico di Jesolo l’avrà pure tratta. Prima su tutte, che la Nazionale non interessa più a nessuno: né agli spettatori, né agli sportivi da divano, né agli addetti ai lavori. Che sia questa la migliore delle situazioni da cui ripartire dopo il disastro con la Svezia?