Viviamo in un tempo che ha scientemente costruito, attraverso gli intellettuali al proprio servizio, una falsa coscienza di sé, divenuta patrimonio indiscutibile del senso comune, centrata sulla percezione della nostra epoca quale leibniziano ‘migliore dei mondi possibili’. Da tale rappresentazione ideologica del presente è disceso il falso mito della ‘fine della storia’, consistente nel considerare insuperabile, intransitabile il presente. La Modernità e il Regno dell’ultimo uomo vengono pensati e vissuti (nientemeno!) quali tappe finali dell’evoluzione umana! E’ chiaro che in una situazione siffatta, scritti che tornino, in forma diretta o indiretta, a confrontarsi con la visione ‘aperta’ della storia, rappresentano una vitale boccata d’aria. E’ questa l’impressione fondamentale che abbiamo tratto dalla lettura di un volume collettaneo, Fantafascismi. Venti racconti di storia alternativa, curato da Gianfranco de Turris per Bietti (per ordini: 02/29528929, euro 17,00).
Il libro è la conclusione di un percorso iniziato diversi anni fa con Se l’Italia (Vallecchi, 2005), proseguito con Altri Risorgimenti (Bietti, 2011) e che ha quale riferimento il precedente di Fantafascismo!(Settimo Sigillo, 2000). Dal titolo si evince che si tratta di un’antologia in cui gli autori applicano il criterio del ‘se’ alla storia e ad eventi occorsi ad eminenti uomini politici del periodo fascista. La narrazione è “organizzata in modo più organico e coerente (rispetto ai precedenti esperimenti) seguendo un ordine progressivo degli avvenimenti ipotizzati, dal 1921 al 1945” (p. 20). Per comprendere il senso di queste pagine e di questa scorrettissima iniziativa editoriale, così la definisce il curatore, è bene partire come lo stesso de Turris ricorda in Prefazione, da quanto rilevato dal fisico Carlo Rovelli: “Ovunque nell’universo, minuscole variazioni portano ad evoluzioni inattese, e non è diverso per noi” (p. 11). Si tratta dell’Effetto farfalla: un battito d’ali genera una rete di relazioni causali in grado, in un altro luogo, di generare effetti inaspettati. Applicando tale principio al piano della storia e degli eventi umani, se ne deduce che anche in essi, un nonnulla, il caso, può cambiare radicalmente l’evolversi degli accadimenti. In ciò è racchiusa una risposta teorica significativa a quanti, pur accettando il paradigma della storia scritta con i ‘se’, tra gli altri Alberto ed Elisa Benzoni, autori dell’introduzione al volume La storia con i se (Marsilio, 2013), in realtà ritengono che i ‘se’ non siano in grado di modificare il punto di partenza e quello di arrivo del percorso storico, in quanto “il caso e l’errore umano sono fattori marginali rispetto alla forza e alla inesorabilità dei grandi processi storici collettivi” (p.14).
In realtà, a seconda delle scelte che i singoli e le collettività mettono in atto, il percorso esistenziale degli uni e degli altri, può seguire sentieri diversi e disparati. La storia è il regno, non solo del sempre possibile affermarsi di ciò che è stato, ma addirittura della possibilità dell’impossibile. Per questa ragione ogni scelta umana è sovrastata dal senso della tragicità. Il fatto che rispetto a determinati episodi, si possa ipotizzare che essi avrebbero potuto avere soluzioni diverse, non solo a causa di scelte di rilievo e fondanti, ma per cause minime e banali, scardina, come riconobbe Adriano Tilgher in Il casualismo critico, ogni visione deterministica e necessitarista del tempo: progressista, reazionaria, positivista, idealista o marxista. La convinzione che ogni scelta umana sia appesa all’abisso dei possibili, permette di conoscere la libertà nella sua infinita potenza. Il volume è, pertanto, come ricorda de Turris, un classico esempio di adesione al tema, imposto all’attenzione degli studiosi da Charles Renouvier, dell’Ucronia. L’‘esser senza tempo’ fa del possibile la cifra essenziale dell’agire, rendendoci edotti “della non-fatalità, della contingenza, della casualità inerente all’accadere, a ogni accadere storico” (p. 17).
Della cosa si sono occupati storici di professione che, fino a qualche tempo fa, rifiutavano a priori tale confronto con il possibile, ma fa anche parte degli interessi di letterati e registi cinematografici. Il problema è che, molti di loro, hanno scritto pagine ucroniche “per sostenere implicitamente che è stato meglio che le cose siano andate come in effetti sono andate […] che la storia ha fatto bene a non prendere vie diverse” (p. 17). Il libro che presentiamo segue l’atteggiamento opposto. Gli ‘e se’ delle storie dei venti autori qui raccolti, non hanno né il carattere dell’ovvietà né sono connotate dal ‘politicamente corretto’, non si limitano, rispetto alla storia del fascismo, allo scontato tema ‘ e se l’Italia avesse vinto la guerra’. Le domande più rilevanti che emergono dal narrato possono essere considerate le seguenti: Che cosa sarebbe successo se i Patti Lateranensi non fossero stati sottoscritti? Cosa sarebbe potuto accadere se Ciano avesse inaugurato una politica filo-americana o se Marinetti, attraverso un romanzo, avesse condizionato le scelte politiche del Duce? Entriamo nel vivo di alcuni racconti.
Enrico Passaro, con argomenti pertinenti e persuasivi, si chiede quali sarebbero state le conseguenze di una sconfitta di Mussolini al Congresso dell’Augusteo e quali scelte si sarebbero prodotte con la leadership di D’Annunzio. L’autore lascia parlare in prima persona il Duce. Dalla storia si evince la tragicità delle scelte possibili “Giocai la carta di abbandonare io il fascismo […] ma […] Grandi e Balbo si recarono a Gardone da D’Annunzio per invitarlo a mettersi a capo del fascismo” (p.35). Giacinto Reale riscrive la storia della Marcia su Roma: Mussolini a Milano è costretto a scendere in strada per dirimere un acceso diverbio tra miliziani e guardie reali, ma viene ferito e trasportato in Svizzera per procedere alla rimozione del proiettile. Inopinatamente, a Dongo, a causa di un incidente stradale, muore sul colpo. Il Re concede l’incarico, finalizzato a formare un governo di coalizione, a Giolitti, nel momento in cui a Piazzale Loreto si celebrano i funerali del Duce. Protagonista del racconto di Dalmazio Frau è invece l’architetto Armando Brasini, presentato quale ‘costruttore’ ufficiale del regime, al posto di Piacentini. Colloquia con lui un giornalista americano affascinato dai monumenti da questi realizzati a Roma, ma anche dalla bellezza della sua accompagnatrice, simbolo dell’eterno femminino. L’architettura di Brasini, risente degli influssi della cultura esoterica e tradizionale, ed è, per questo, mirata ad indirizzare le influenze sottili del cosmo sulla Città Eterna.
Per comprendere il senso del volume, forse è bene riassumere la frase tratta da un articolo di Evola, che apre il libro. In essa, il filosofo sosteneva che nel fascismo erano presenti tendenze diverse e che solo il futuro avrebbe potuto dire quale avrebbe prevalso. I racconti del volume testimoniano esemplarmente alcuni possibili impliciti nell’esperienza fascista.
*Fantafascismi. Venti racconti di storia alternativa, curato da Gianfranco de Turris per Bietti (per ordini: 02/29528929, euro 17,00)