Si diceva un tempo che mentre il medico studia, l’ammalato muore. La situazione internazionale si fa sempre più incandescente, il fronte interno – alle prese con i “soliti” problemi economici e di sicurezza – non sta molto meglio.
L’ultimo giro di consultazioni non ha lasciato a Mattarella altra chance che quella di pazientare ancora un po’, viste le frizioni tra le formazioni politiche in campo. Nel frattempo è accaduto che l’asse Usa-Gb-Francia ha bombardato la Siria, che l’Ue ha chiesto ulteriori ritocchi alla legge Fornero e che la Cassa Depositi e Prestiti rischia di impaludarsi nel valzer delle nomine dato che nessuna formazione è così forte da imporsi, democraticamente, alle altre.
Mentre il medico studia e si alambicca nella farmacopea parlamentare, mentre gli elementi reagiscono, spesso buffamente, quando li si accosta l’uno all’altro, mentre la geopolitica impone attenzione massima per un conflitto sul Mediterraneo che rischia di strabordare da guerra d’area a scontro globale, l’Italia non può permettersi di cincischiare compulsando ferocemente la lista dei sondaggi.
L’attuale situazione politica non è più tale da potersi affrontare con un governo ombra, in deroga, che non gode del favore degli elettori. I partiti non possono nemmeno delegare le responsabilità loro – che siano di governo o, di conseguenza, di opposizione – alle burocrazie di Stato o a quelle internazionali, altrimenti dimostrerebbero la loro inconsistenza.
Il momento è serio perché c’è un Paese sfibrato, diviso e arrabbiato che si avvia a perdere centralità internazionale persino in un bacino, quello del Mediterraneo, dove naturalmente sarebbe interlocutore obbligato per tutti. Perciò c’è bisogno della politica, di chi si assuma la responsabilità di fare ciò per cui è stato eletto: altrimenti avrebbero (tutti) già fallito ancor prima di cominciare.