Di questa farraginosa transizione post-elettorale che dovrebbe traghettarci nel giro di qualche settimana verso la formazione di un nuovo governo, una sola cosa ci appare chiara e inconfutabile… talmente chiara e inconfutabile da essere disarmante: la totale cecità tattica del Partito democratico. Per adesso, tattica e non strategica perché non sappiamo ancora se questo ritrarsi dalla lotta e da ogni tipo di trattativa anche alla luce del sole (vale a dire la scelta più o meno meditata di riproporre un Aventino 2.0) sia definitiva o, appunto, strumento ponderato per poi, dopo un eventuale fallimento del dialogo M5S-centrodestra, servire da rampa di lancio per entrare pesantemente in gioco con un potere di ricatto più forte e quindi fare da perno ad una nuova alleanza.
Il fatto che siano stati lasciati fuori dalla ‘spartizione’ dei membri dell’Ufficio di presidenza del Senato e della Camera sottolinea una seria condizione di irrilevanza (e ripetiamo… non sappiamo quanto voluta o subita vista la sorprendente voracità dei grillini) che lascia però intendere qualcosa di più di un semplice stallo.
Come dicevamo, al momento attuale, e per i più speranzosi, l’Aventino potrebbe segnalarsi anche come premessa per una scelta strategica di quel tipo ma il partito di Renzi si muove in una logica di basso cabotaggio che si sintetizza nell’italico «tanto peggio, tanto meglio».
A destra, nonostante i distinguo, le precisazioni, i frenetici comunicati degli uffici stampa, l’impressione che si ricava è quella di una certa malcelata propensione verso la Grande alleanza con i grillini, nonostante non manchi la consapevolezza che il rischio politico ed elettorale sia notevole. Perché se ci si dovesse impantanare in un’azione di governo inefficace e soprattutto non indirizzata dai punti programmatici tanto esasperati in campagna elettorale, si rischierebbe di depotenziare un bacino di consenso che, per ora, pare non avere limiti. Peraltro, i punti di attrito tra Lega e Forza Italia sono solo per il momento sopiti ma pronti a deflagrare, e diverrebbero crepe insanabili in una immediata competizione elettorale.
Si rischia con un’alleanza di lungo periodo ma si rischia ancora di più con un ‘governo di scopo’, cioè orientato ad adempiere alcune scadenze economiche e al contempo capace di predisporre una legge elettorale decente.
Si rischia in entrambi i casi e l’azzardo dei singoli leader può essere messo a frutto in termini di consenso solo se l’azione di governo sarà capace di imporre una sterzata clamorosa. Non dimentichiamo che una stragrande maggioranza di italiani ha votato partiti fortemente ostili alle politiche dei governi tecnici e di sinistra e tale segnale non offre la stura a nessun tipo di mediazione al ribasso. Se un’alleanza deve esserci, non può che fondarsi su una riscrittura di un patto di governo che, pur mediando tra le rispettive proposte, si caratterizzi per una svolta in tema di diritto del lavoro, condizioni salariali, sicurezza, immigrazione, lotta alla povertà ma soprattutto nei rapporti con l’Ue. Ma il campo d’azione, col passare delle settimane, si restringerà sempre di più. Ciò che potrebbe essere vagliato adesso come possibilità, tra poco tempo parrà superato e non percorribile. I tempi della politica sono lunghi, ma non tanto dilatabili da poter tenere a bada Mercati, Borse, Unione Europea e quant’altro.
In un paese degno di questo nome, visti i risultati elettorali, con due non-vincitori e un perdente, si sarebbe optato per una legislatura costituente in maniera da superare un decennale impasse. Si sarebbe colta l’occasione per dare una mano di vernice (e anche qualcosa di più) alla ingegneria costituzionale per poi ripartire con maggiore slancio. Così non è stato e presumibilmente così non sarà! Resta una soluzione di ripiego. Se, infatti, come sembra, due delle tre componenti che hanno partecipato alle elezioni ripetono in maniera ossessiva la loro caparbietà a voler governare… allora, indichino il percorso, traccino delle coordinate, mettano nero su bianco ogni futura scelta. Facciano come in Germania dove i socialdemocratici e il partito della Merkel hanno trovato dei punti di incontro anche sulla punteggiatura del programma di governo… ma poi, la facciano finita!