“Il Governo Gentiloni ancora in carica è impegnatissimo nell’occupazione delle poltrone libere ma non è affatto interessato a difendere una norma di civiltà dello Stato come quella che punisce chiunque istighi un’altra persona ad ammazzarsi. Sappiamo, infatti, che il 14 febbraio scorso, la Corte d’Assise di Milano ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell’articolo 580 del Codice Penale, quello che punisce il reato di istigazione e aiuto al suicidio, nella causa penale a carico di Marco Cappato nella vicenda del “suicidio assistito” in Svizzera di Fabiano Antoniani (“DJ Fabo”). È chiaro che la posta in gioco va ben oltre la vicenda in sé. Di fatto, la Consulta viene sollecitata a dichiarare la “liceità” del suicidio, che apre la strada al legislatore a normare il diritto di suicidio”, così il leader del Family day, Massimo Gandolfini.
“Ora non tutti sanno che è prassi consolidata che il Governo si costituisca sempre a sostegno della legittimità della norma che viene impugnata, e questo passaggio non è irrilevante sul piano istituzionale. Inoltre, la costituzione in giudizio del Governo fa parte di quella amministrazione degli “affari correnti” cui il governo pro-tempore non dovrebbe sottrarsi. Il termine ultimo è il 3 aprile e il governo Gentiloni tace, indaffarato ad occupare i posti di potere (vedi i giudici del Consiglio di Stato e i componenti del CNEL)”, prosegue Gandolfini.
“Intanto a noi non resta che esprimere gratitudine a l’on. Alessandro Pagano (Lega) che ha sollevato la questione e al Centro Studi Livatino che oggi ha depositato presso la Consulta l’atto d’intervento nel giudizio di costituzionalità. Ci auguriamo infine che il governo Gentiloni abbia un sussulto di dignità, lasciare che venga introdotto il diritto al suicidio non ha nessuna giustificazione”, conclude il leader del Family day.