Il 27 marzo Italia, Grecia e Austria hanno presentato a Parigi, presso la sede dell’UNESCO, la candidatura dei tratturi a patrimonio dell’umanità. Ad annunciarlo è stato il Ministero per le Politiche Agricole, che da anni, con i governi regionali del Molise, dell’Abruzzo, della Puglia e della Basilicata, è impegnato a promuovere l’antichissima tradizione della transumanza. Si dovrà aspettare il 2019 per avere una risposta dal comitato che vaglierà il dossier della designazione.
Un’antica tradizione
Fin dalla Preistoria le popolazioni dell’Appennino centrale migravano nella stagione invernale con le greggi e le mandrie alla ricerca di pascoli migliori e di un clima temperato. La transumanza consentiva alle comunità montane, dedite per lo più alla pastorizia, di sopravvivere, provvedendo soprattutto alla salute del bestiame. Così, dall’Abruzzo e dal Lazio, i pastori conducevano i propri animali nelle fertili pianure della Campania o sulle coste della Puglia. Al principio della primavera ritornavano nelle proprie terre d’origine. Per millenni si percorsero le stesse vie, che si consolidarono in una vasta e lunga rete di tratturi. Da Pescasseroli, in Abruzzo, passando per Castel di Sangro e in pieno territorio molisano si raggiungeva Candela, in Campania, o Foggia, in Puglia. Allo stesso modo da L’Aquila o da Celano era possibile raggiungere la costa garganica. Lungo queste vie erbose nacquero importanti centri abitati la cui economia ruotava intorno alla migrazione dei pastori. Sepino, in Molise, un’antica città di origine sannita, sorse per provvedere ai bisogni di quanti passavano di lì diretti in Puglia. Nel Medioevo gli Svevi e poi gli Angioini tentarono di regolamentare un fenomeno complesso e comunitario, senza riuscirci. In età moderna, quando i confini dei tanti regni peninsulari spezzettarono i tratturi, furono posti dogane e barriere per regolamentare il flusso degli animali. A Foggia, gli Aragonesi istituirono la Dogana delle pecore per la riscossione delle tasse per il transito del bestiame.
Le prime leggi sui tratturi
I tratturi sono terre comuni, proprietà delle comunità rurali che per secoli le percorsero verso la Puglia o la Basilicata. A partire dal 1806, con le leggi napoleoniche sull’eversione della feudalità, queste realtà furono progressivamente liquidate come entità appartenenti ad un passato ormai lontano. Il primo tentativo di tutelarle risale nel 1908 con la costituzione di una commissione governativa per rintracciare negli antichi catasti pugliesi o molisani i percorsi della transumanza. Fu stilato un elenco completo delle vie erbose, ma l’intero progetto si interruppe allo scoppio della seconda guerra mondiale. La Legge Bottai, la 1089 del 1° giugno 1939, a tutela dei beni naturali e storici, inserì i tratturi tra le aree da salvaguardare.
Le regioni del tratturo
Il Molise, che è il crocevia dei tratturi del Centro Italia, fu la prima regione a interessarsi alla valorizzazione della transumanza. Il decreto ministeriale del 15 giugno 1976 vincolava i tratturi molisani, rispondendo alle esigenze del governo regionale. Tra il 1977 e il 1983 seguirono altri decreti riguardanti le vie erbose pugliesi, lucane, abruzzesi e campani. Il Molise fu la prima regione promulgare una legge ad hoc per la loro tutela, la n. 9 dell’11 aprile 1997. Così è scritto nell’articolo 4: “I tratturi, in quanto beni di notevole interesse storico, archeologico, naturalistico e paesaggistico, nonché utili all’esercizio dell’attività armentizia, vengono conservati al demanio regionale e costituiscono un sistema organico della rete tratturale denominato Parco dei tratturi del Molise.” Dal 2006 i governi regionali molisani, pugliesi, lucani e campani, con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole, hanno promosso iniziative nazionali ed europee per far conoscere l’antichissima tradizione della transumanza. Nel 2017 anche il governo greco e quello austriaco hanno mostrato interesse per la tutela di queste ancestrali consuetudini, diffuse ampiamente nei loro territori. I tre governi europei, congiuntamente, hanno sostenuto la candidatura dei tratturi tra i patrimoni dell’umanità protetti dall’UNESCO dal 2019.