
Prove tecniche di disgelo tra M5S e la Lega. Matteo Salvini e Luigi Di Maio si sono sentiti al telefono concordando sulla necessità di avviare un dialogo sulle presidenze di Camera e Senato.
Per gli osservatori, potrebbe iniziarsi a profilare un’alleanza di governo che unisca i due vincitori delle elezioni. I pontieri sono al lavoro per affinare le convergenze tra le due forze politiche, su tutte le strategie in tema di politica estera e fiscale (rapporti con la Russia e Unione Europea, interventi per scongiurare l’aumento dell’Iva) mentre Forza Italia, che continua a seguire l’ipotesi di un accordo col Pd, sembra promettere dura opposizione a una soluzione che unisca Di Maio e Salvini in un governo unico, qualsiasi forma parlamentare essa adotti. Un indizio alcuni l’hanno voluto vedere pure nelle dichiarazioni che il leader M5S ha fatto all’assemblea di Confindustria: “Il governo? Faremo prima della Germania”. Che ci ha messo sei mesi. A dirla così pare un’ovvietà ma probabilmente dietro le sue affermazioni c’è un lavorio politico che potrebbe superare l’empasse istituzionale creatasi dopo le elezioni.
Tajani, da Bruxelles, ha già iniziato a parlare di “tradimenti” mentre Berlusconi ha chiuso le porte ai transfughi eventuali della Lega. Non accoglieranno nessuno in Forza Italia. Non è un mistero che Berlusconi abbia impostato la sua campagna elettorale mettendo nel mirino proprio il M5S. Non lo è nemmeno che abbia malsopportato le uscite leghiste e, soprattutto, il sorpasso alle urne. Non ci si ama, nel centrodestra; il divorzio è ormai sancito, quella che è alle porte è la guerra politica. Solo che nessuno dei litiganti si assume l’onere di scatenarla apertamente.
@barbadilloit