Il 1° maggio 1886 venne inaugurata la linea ferroviaria Ascoli Piceno – San Benedetto del Tronto, il primo lotto di un grande progetto infrastrutturale che avrebbe permesso ai marchigiani di raggiungere Roma in treno. La Ferrovia Salaria, come era chiamata, non venne mai completata. Da Ascoli Piceno i binari attraversano le dolci colline delle Marche meridionali, bionde per il grano e verdi per i vigneti che li prosperano. Antiche cascine, come castelli medievali, costellano i colli e custodiscono nelle cantine il pregevole vino piceno. Seguendo il corso del fiume Tronto, che segna il confine tra l’Abruzzo e le Marche, il treno parte dalla stazione ascolana per raggiungere il porto di San Benedetto.
Asculum, la città dei Piceni
L’antica Asculum venne fondata in tempi remoti dai Piceni su un contrafforte roccioso tra i fiumi Tronto e Castellano. Nel 290 a.C. gli ascolani scelsero di allearsi con i romani durante la Terza Guerra Sannitica, che si concluse a favore di Roma e dei suoi federati. Come civitas foederata, Asculum godette di grandi privilegi e prosperò economicamente grazie alla via Salaria: la città infatti era posta lungo il tratto marchigiano di questo importante asse stradale, che collegava le saline tirreniche con quelle adriatiche. Il sale fece la fortuna degli ascolani. Nonostante la crescita economica e i benefici politici e amministrativi, Asculum si ribellò a Roma nel 91 a.C., aderendo alla Lega Italica che sfidò Roma nella Guerra Sociale. Fu una decisione sbagliata: il generale romano Gneo Pompeo Strabone prese la città e la devastò, trucidando per vendetta i suoi abitanti.
Un libero comune
Con la caduta dell’Impero romano d’Occidente anche Ascoli Piceno decadde come tutti i principali centri urbani italiani. I longobardi e i franchi si contesero per decenni l’antico municipio, ma gli ascolani mal sopportavano le vessazioni dei nuovi dominatori. L’orgoglio per l’antico prestigio e la consapevolezza di essere ancora una città dalle grandi potenzialità economiche e politiche erano buone ragione per giustificare la ribellione a qualsiasi autorità prevaricatrice. Nel 1189 Ascoli si costituì come Libero Comune, difendendo così la sua legittima autonomia dalle pretese egemoniche dei signori feudali locali. L’imperatore Federico II di Svevia, acerrimo avversario delle municipalità italiane, come il nonno, Federico Barbarossa, assediò e occupò la città, ponendo fine alle speranze autonomiste del comune.
L’orgoglio di una città
Ascoli Piceno è sempre stata fiera del suo passato comunale e il centro storico tuttora conserva alla perfezione i monumenti di quel periodo. Il borgo, che sorge sulle rovine dell’antica città picena e romana, si sviluppa intorno a Piazza del Popolo e a Piazza Arringo, sulle quali affacciano i principali edifici pubblici. Nei comuni medievali, così come nelle polis greche, i fori erano i luoghi adibiti alle assemblee e al commercio: la vita collettiva si svolgeva in questi spazi privilegiati e i palazzi del potere e quelli ecclesiastici si disponevano lungo i loro perimetri. A Piazza del Popolo possiamo visitare il Palazzo dei Capitani del Popolo, la chiesa di san Francesco e lo storico Caffè Meletti, mentre su Piazza Arringo l’omonima palazzina, il duomo di sant’Emidio (dove ha sede la diocesi locale) e il Battistero di San Giovanni. Poco distante dal borgo medievale il Forte Malatesta sorveglia l’intero centro abitato. Ogni anno, il 5 agosto, quando si celebra la memoria liturgica di sant’Emidio, gli ascolani organizzano il Torneo Cavalleresco della Quintana, una rievocazione storica degli antichi giochi per uomini d’arme. Per un giorno Ascoli ritorna nel medioevo, quando era un fiorente comune italiano.
Prima di partire dalla stazione ferroviaria di Ascoli Piceno per giungere a San Benedetto del Tronto, ricordiamoci di assaggiare le note olive ascolane, impanate e ripiene di carne, nelle tante rosticcerie cittadine.