“Atreju o il Nulla” dice Luciano Capone sul Foglio. Per curiosità ho allora letto (seppur di corsa) il programma della festa dei giovani di Fratelli d’Italia (Atreju, per l’appunto). Il Nulla forse no, un tentativo di “pensiero forte” qua e là si vede. Epperò, una cosa mi ha colpito: l’idea che ne esce è di un mondo, quello della destra politica giovanile, che sul piano culturale appare molto rinchiuso su se stesso. Il passatismo non mi piace affatto, ma è utile ricordare l’esperienza intellettuale della Nuova destra, tra fine anni Settanta e inizio anni Ottanta, che incubò culturalmente una spinta talvolta velleitaria ma – al netto dei fallimenti successivi – comunque interessante per l’apertura e la ricerca del dialogo con mondi intelligenti di sinistra (Barcellona, Marramao, Cacciari ecc), con gli ambienti cattolici legati a CL (penso al mondo del Sabato, ma anche agli incontri eretici sul campo delle liste universitarie), con esponenti del pensiero ecologista, e cosi via. Indietro non si torna e quelle esperienze sono figlie della loro epoca, certo. Ma è quel tipo di apertura che sembra essere evaporata.