La festa di Atreju raccontata attraverso il ricordo chi c’era, Gianfranco Turino, storico dirigente giovanile calabrese
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“stanchi, sporchi, ma felici, prendi dalla vita ciò che puoi…”
“Sulla strada“, una delle canzoni della Compagnia dell’Anello che più di tutte ha caratterizzato una generazione, la generazione di Atreju, la generazione che masticava politica, beveva cultura, ma soprattutto immaginava un mondo diverso.
Ore che diventavano giornate intere, passate tra quegli stand che sapevano di identità, ora passate tra dibattiti e convegni, tra approfondimenti culturali e confronti politici, per poi arrivare a sera tardi, “stanchi, sporchi ma felici” e pronti a prendere dalla vita ciò che si poteva.
Fare comunità
La voglia di stare insieme di “fare comunità” diventava predominante e trasformava una serata normale in una notte fantastica, sotto le stelle, dove bastava un arrangiato e improvvisato dj, magari giunto dalla “terronia” più bassa, quella Calabria che porta con sé, sempre, un grande carico di umanità, un dj che, con quattro cd di canzoni degli anni ’80, dava il via ad un sano quanto sfrenato divertimento.
Le note di Goldrake, affiancate alla Luna di Gianni Togni creavano un’atmosfera magica, dove si ballava e si cantava, magari meglio dire urlava, al cielo.
https://www.youtube.com/watch?v=xLT3vUW5HHs
Non era importante se i cd saltavano, anche se spesso il dj orgogliosamente “terrone” e ancora più orgogliosamente calabrese, si incazzava un po’, anche questo faceva parte dello scenario, così come non era importante la qualità del suono, in quel marasma di divertimento si perdevano le differenze geografiche, per non parlare dei ruoli, visto che quella ragazzetta bionda, che poi era il capo di tutti noi, era la prima a salire in piedi sulle panche per ballare e cantare. L’unica cosa importante in quei momenti era essere goliardici, divertirsi, sfogarsi, scaricarsi, per poi ricaricarsi per il giorno dopo.
Gianna era lì con noi, in un’estate che stava finendo, al suono delle cicale cicale, con Donatella che era partita ma nessuno sapeva dove andava ed un cobra che non era un serpente, ma mangiava un gelato al cioccolato, dal gusto un po’ salato, mentre su di noi il cielo era sempre più blu.
La magia di Atreju faceva diventare, anche momenti come quelli, laboratori culturali, dove riscoprire e valutare, per primi, anticipando tutti, quegli anni ottanta che, dopo qualche tempo sarebbero tornati di moda.
Esplorare la politica divertendosi
Esplorare divertendosi, approfondire ballando, confrontarsi tra un bicchiere di mirto sardo ed un sano e calabrese amaro del Capo, questo era Atreju, una festa che trovava in quella musica, con quel pessimo dj, un motivo in più per stare insieme.
La politica non deve sempre prendersi sempre e troppo sul serio, e quei momenti servivano proprio a questo: a ricordare a tutti noi che sì eravamo dirigenti di partito, sì eravamo militanti politici, ma soprattutto eravamo ragazzi, chi più e chi meno, e i ragazzi si sa possono essere grandi lavoratori, ma poi devono avere il proprio spazio di socialità.