Il grave problema che si pone, anzi l’angoscioso dilemma, è la seguente: il massimo del “disimpegno”, della “evasione”, del “relax”, del “divertimento puro” sono un romanzo o un film fantasy, oppure uno smartphone di ultima generazione con le sue mille strabilianti app che lo fano assomigliare alla Lampada di Aladino? E’ meglio stare in bus o in metro con un libro di questo genere fra le mani, oppure con questi mini-pc? e magari, ingobbiti su di essi, camminare, attraversare la strada, passare con il semaforo rosso, guidare auto e moto? E’ meglio affidare ad un bimbo di cinque o sei anni, o magari di due, addirittura in carrozzina, una meraviglia tecnoscientifica come un IPd e simili tanto per farlo stare tranquillo, oppure leggergli o fargli leggere Il Signore degli Anelli o Harry Potter? Con lo smartphone si evolverà verso la razionalità e con i libri di Tolkien e della Rowling si dirigerà inesorabilmente verso la totale de-responsabilizzazione? Invece di ascendere alle vette della ragion pura cadrà nel baratro senza fondo della irragionevolezza?
Sono queste le domande che ci si deve porre dopo aver letto l’articolo Contro il fantasy a firma di Edoardo Boncinelli apparso su La lettura del 25 giugno. L’illustre genetista infatti ha lanciato un preoccupatissimo grido di allarme nei confronti dei gravi pericoli connessi al dilagare del fantasy in tutti i mass media, e da qui in sostanza la sua paura che prevalga l’irrazionalismo, cioè la preferenza a non pensare con criteri logici, non affidandosi invece alla ragione nell’agire personale e ad accettare soluzioni e spiegazioni “magiche” per ogni cosa. Nella conclusione dell’articolo a riprova di ciò si mescolano al fantasy anche il culto delle reliquie dei santi, la preferenza per le “medicine alternative”, la propensione al complottismo universale per spiegare la realtà (manca la credenza negli UFO, però). Cose invece fra loro assai diverse.
Come tutti gli scienziati “puri” il profe3ssor Boncinelli, le cui critiche sono speculari a quelle che certi ambienti cattolici facevano al fantasy, teme l’irrazionalismo che vede per ogni dove. Ma il concetto si evolve. Una volta, molti decenni fa, era rappresentato dalla fantascienza, detta fantascemenza, che era nel mirino loro e degli intellettuali più impegnati, per gli stessi motivi. Oggi, 2017, invece, il professor Boncinelli la assolve e se la prende con il fantasy (che non è affatto nato all’epoca della prima guerra mondiale, come egli scrive, in quanto “genere” letterario, ma è solo il modo in cui, a partire dal 1970, viene definito così in Italia il “fantastico”, per poi diventare con l’uso identificativo di quello “alla Tolkien”). Un nuovo bau-bau per i razionalisti duri e puri che ne negano le qualità positive.
In realtà la risposta a questo falso problema se la dà lo stesso Boncinelli quando cita, in apertura dell’articolo, una sua frase di quindici anni fa, e cioè: gli effetti pratici della scienza sono “circonfusi di mistero e di magia”. La persona comune anche di media cultura non si pone affatto il problema di sapere né di capire, secondo l’esempio di Boncinelli, perché in orbita vi sia zero gravità, a differenza di quel che egli ritiene necessario. Lo accetta e basta, e non pensa né alla magia né al sovrannaturale. Non gli interessa sapere nemmeno perché premendo un interruttore si accende la luce! Lo stesso, e peggio, è per lo smartphone che ha tra le mani ormai praticamente sempre: lo usa, sempre più compulsivamente, e non si pone il problema perché tramite questa scatoletta possa raggiungere certi “magici” risultati. Ritenere che debba per forza razionalizzare sempre tutto è una deformazione professionali di certi illustri scienziati. E ciò sarebbe un esempio di “impegno” e “responsabilità” intellettuale e culturale rispetto al “divertimento puro” del fantasy? Suvvia!
Caro professor Boncinelli, se fossi in lei mi preoccuperei soprattutto sei i suoi nipotini avessero fin da piccolissimi tra le mani un gioiello della scienza razionale come un un IPod o un IPhone con cui giocherellare, che non Lo Hobbit o Harry Potter e la pietra filosofale. Meglio entrare in questi mondi “irrazionali”, o meglio entrare nella “razionalità” che passa attraverso gli smartphone, simbolo principe della nostra era della scienza positiva dominante e pervadente?