Prima di quel tempo già esisteva e si muoveva con forza e cominciava a smuovere gli intelletti e gli animi, ma fu nel 1982 la confirmatio di ciò che è, assolutamente pienamente e obiettivamente è: la musica di Franco Battiato. Trentacinque anni fa, per i diciottenni di allora fu l’innesco di un’autentica combustione esplosiva che scatenava impensabili reazioni fisiche e chimiche con conseguenze riscontrabili a enormi distanze di spazio e di tempo. Si viveva ancora ignari e inconsapevoli sul filo dell’essere, non sapendo di esserlo; la musichetta, con qualche eccellente eccezione, galleggiava intorno e se ne scivolava via con la sua pesantezza travestita dall’essere leggera, senza attirare l’attenzione per più di una stagione. Oppure circolava musica impegnata, didascalica, che esigeva inclinazioni di parte nel prescrivere stendardi da sventolare. Ma poi avvenne. E fu “La voce del padrone”. Ognuno, in fondo, ha bisogno di un padrone per sentirsi veramente libero, perché il “padrone” è come un padre che si erge al di sopra delle singole soggettività, è un riferimento prepotente e gentile, che non fornisce esplicitamente dettami di legge bensì si prefigge esattamente l’intento di infrangerle. Ed è per ciò stesso che si fa legge interna e connaturata e si identifica come tale, facendo identificare di sé e in sé il soggetto pensante. Ma prima d’esser legge fu vangelo, cioè annuncio del vero, sapendo di essere vero senza alcuna finzione né ostentazione. Il vero si veicola da sé.
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Da allora tutto è cambiato, cioè ribaltato, per chi ha scelto di seguire il cammino di Franco Battiato volendo in esso cercare il proprio. “Sentimiento nuevo” suscitò immediatamente il desiderio di discernimento delle proprie origini, poiché si presentava come traccia di un’antica filosofia carica di poesia, cara all’umano sentire pur pregna di una vibrante tensione sovrasensibile, che trascendeva le parole con la purezza della sua melodia fino a toccare le profondità. “Segnali di vita” faceva intravedere davanti a un juke-box che forse si poteva pensare, al di là delle convinzioni e delle convenzioni del qui e adesso, a una corrispondenza di segni con la cosmogonia. “Summer on a solitary beach” si prospettava come spiaggia di vera vita al di là di quella fisica ordinariamente intesa. “Gli uccelli”, somma bellezza dal forte valore scientifico, faceva scorgere le altezze delle vette sfiorate da perfette simmetrie e sincronie con i moti delle galassie. Ascoltarle in tutti questi anni, senza soluzione di continuità, genera inesauribile stupore e mai appagamento, come fosse sempre la prima volta e ogni volta l’emozione non è la stessa, mutando in intensità e in finezza secondo il proprio stato di coscienza.
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Nel corso degli anni le donzelle divenute madri si premuravano, prendendone diletto, di cullare gli infanti su quelle note e sulle altre che via via sopraggiungevano e il sonno dolce arrivava su dondoli rosa di salotti a fiori, ma erano veglie della mente. Nei biberon “Fogh in nakhal“ in un “Oceano di silenzio” con “Il mantello e la spiga” e mille altre ancora, mai una soltanto, unitarietà di integrità intoccabile e inalienabile. Assorbite per osmosi andavano a catalizzare energie direttamente nelle molecole, gli allora neonati ora giovani ragazze e ragazzi si sciolgono in lacrime ai concerti di Franco Battiato come le loro madri. Solo i Grandi sanno operare simili miracoli che si rinnovano come il sangue o il ciclo dell’acqua e del carbonio, richiamando al senso di appartenenza un’umanità consapevole di esistere e sussistere, al di là delle trasformazioni, essa stessa come trasformazione e come atto di potenza e potenzialità infinita verso l’eternità.