Dal voto amministrativo di domenica scorsa emergono alcuni dati incontrovertibili. Il renzismo in tutte le sue forme ha stufato. Lo hanno detto con forza gli italiani il 4 dicembre scorso, lo hanno ribadito gli elettori chiamati a rinnovare i loro sindaci.
Il (fu) centrodestra, nonostante tutto, mantiene una vitalità impressionante che lo proietta potenzialmente ad essere la prima forza politica del Paese. Il M5S subisce una pesante battuta d’arresto sul piano locale, ma vanta uno zoccolo duro sul voto politico che ancora non è stato scalfito. E allora cosa fare in questo contesto?
Intanto sarebbe stato opportuno evitare di dare spettacoli penosi come le liti da cortile di queste ore che vedono Lega e Forza Italia contendersi un vacuo primato nello schieramento. Fratelli d’Italia ha scelto di privilegiare le ragioni dell’unità, a partire dalla scelta dei candidati sindaco che ha portato finalmente a individuare figure credibili e apprezzate fino ad arrivare ai commenti post-voto. Eppure forse mai come questa volta avremmo potuto rivendicare dati molto incoraggianti.
FdI è ormai una realtà imprescindibile per la costruzione del (fu) centrodestra
Nelle 4 città capoluogo simbolicamente più importanti strappate alla sinistra, FdI colleziona dati significativi: 5,5 a Genova, 9,5 a Pistoia, 7,5 a Piacenza, 6,5 a L’Aquila e tra questi esprime per la prima volta due sindaci, due validi quarantenni forgiati nella militanza giovanile e nella buona amministrazione dei loro territori (Alessandro Tomasi a Pistoia e Pierluigi Biondi a L’Aquila). Ad Asti, dove il centrodestra sconfigge un grillino al ballottaggio (unico caso), FdI è il primo partito della coalizione.
Una realtà in crescita costante, da nord a sud, capace di proporre candidati sindaco vincenti sostenuti da tutti, con un esercito di nuovi eletti che contribuiranno a radicare sempre di più la destra politica sul territorio.
Basterebbe questo dato, anche sommato a quello della Lega, per dire che è totalmente infondato sostenere che “il centrodestra vince se moderato”.
Poi cosa vorrebbe dire “moderato”? È forse moderato Di Stefano, il nuovo sindaco di Sesto San Giovanni che da uomo di FI ha detto no come noi alla moschea? Marco Bucci a Genova, proposto dalla Lega e sostenuto da Toti e Meloni, è moderato o populista? Sboarina che ha strappato Verona all’inciucio Tosi-Pd, che era in AN e ora ha ricompattato il centrodestra è un moderato? Allevi che vince a Monza e che ha una vita di militanza a destra fin dal Msi e ora è in FI cos’è ? Un moderato o un pericoloso populista?
Più semplicemente sono vecchie categorie della politica che anche Berlusconi dovrebbe rassegnarsi a superare.
Quel che conta davvero oggi è la chiarezza, non le vecchie etichette.
Chiarezza sul posizionamento: deve finire il tempo di inciuci (vedi inciucellum) ed aiutini (vedi caso Consip). Che senso ha rilanciare il proporzionale che apre la strada alle larghe intese, dopo una tornata amministrativa che ha dimostrato che una coalizione radicalmente alternativa a Renzi e Grillo può vincere?
Chiarezza sui contenuti: siamo d’accordo sul referendum abrogativo dello ius soli? E sull’introduzione di un “reddito di maternità” di 400 euro al mese per i primi tre anni di vita di bimbi nati da famiglie italiane? Vogliamo impegnarci insieme per una modifica alla Carta che introduca la supremazia della nostra Costituzione sulle norme europee?
Noi vogliamo ripartire da qui, con chi ci sta. Per iniziare la grande rincorsa che ci porterà tra qualche mese a liberare l’Italia dai governi fantoccio che l’hanno distrutta negli ultimi anni.
*esecutivo nazionale Fratelli d’Italia