La Casa del Cinema ha accolto lunedì 19 giugno la prima conferenza in cui il CSC-Centro Sperimentale di Cinematografia ha presentato i propri programmi e iniziative alla Stampa. Era previsto pure l’intervento del Ministro dei Beni Culturali, il quale ha comunicato la mattina stessa di essere impossibilitato a partecipare, senza però fornire la minima spiegazione. Delusi? Rammaricati? Ma non scherziamo, solamente il più sentito grazie all’“avvocato civilista” Franceschini, che ci ha risparmiato le sue solite imbarazzanti riflessioni, con l’unico inconveniente che si è presa in contropiede l’organizzazione del rinfresco offerto ai giornalisti. Tuttavia, si è aspettato in un posto meraviglioso, con la Bellezza di Villa Borghese, quindi poco male l’attesa di qualche minuto in più, se il fegato ne ha beneficiato, per non aver ascoltato il Ministro e non per quello che si è mangiato e bevuto.
Polemiche a parte, Felice Laudadio (Presidente della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia) ha sinteticamente, seppur in modo esaustivo, illustrato tutte le attività del CSC per il prossimo anno. Tra queste, ne spicca una di altissima importanza: la creazione di un portale del cinema muto italiano. La notizia ci ha rallegrato, nella nostra convinzione che questo sia l’unico ambito nella Settima Arte ove non sia possibile alcuna “fuga”, nel quale si impone la storia sulla critica; la sana ricerca invece della più sterile opinione. Nel Portale, sarà possibile visionare film, locandine e altro materiale di incredibile rarità. Poter utilizzare comodamente la Rete per trovare informazioni utili è cosa oggi fondamentale. Purtuttavia, l’oggetto, beh, anche esso conta. Come museologi, non possiamo esimerci dal ricordare che a Roma si trovava il Museo Internazionale del Cinema e dello Spettacolo, meglio conosciuto come MICS, la più grande raccolta al mondo dedicata al muto, voluto da quel personaggio un tantino scomodo che era Josè Pantieri, al quale dobbiamo comunque la creazione di questa straordinaria collezione. Ciononostante, Rutelli prima e Veltroni poi – e meno male che quest’ultimo si dichiarava il “Sindaco del Cinema” – hanno permesso che locandine, cimeli e un numero enorme di preziosissime pellicole fossero impacchettati e confinati in qualche sconosciuto magazzino della Capitale. Segnaliamo qui la denuncia di Pantieri al momento della chiusura del suo Museo: https://www.youtube.com/watch?v=5TR0sh4m0qQ.
Per fortuna che il CSC coltiva puntualmente la Memoria, nel suo essere – poco ci importa della opinione di esterofili e stranieri – il più antico e blasonato istituto per la formazione, ricerca e conservazione nel campo della cinematografia. A tal proposito, Laudadio ha annunciato molti importanti restauri, tra questi quelli futuri di due film di grande rilevanza per la storia del nostro cinema: Miseria e nobiltà (1954) di Mario Mattoli, con protagonista Totò, e Dillinger è morto (1969) di Marco Ferreri. Il Centro sta, inoltre, per acquisire sia il Fondo di Ettore Scola, che quello di Eduardo De Filippo.
La ultima importante iniziativa da segnalare è intitolata: La Memoria e il Futuro del Cinema Italiano, che si terrà sempre a Roma, dal 30 giugno al 7 luglio, presso la stupenda cornice del Parco Archeologico di Santa Croce in Gerusalemme, all’interno della manifestazione Santa Croce Effetto Notte, con la presentazione degli ultimi restauri della Cineteca Nazionale, mostrando al pubblico otto pellicole che hanno rappresentato, sebbene in modi assai diversi, dei passaggi decisivi nella evoluzione della Settima Arte italiana degli ultimi sessanta e passa anni.
Siamo, purtroppo, costretti a terminare con un certo scoraggiamento, poiché è stata resa nota la probabile chiusura della Sala Trevi, giudicata dalla Direzione del Centro troppo “scomoda”, a causa dei grandi flussi turistici che intasano l’area in cui si trova la celeberrima Fontana di Nicola Salvi. Se ne cercherà un’altra vicino alla Università la “Sapienza”. Accidenti, le mandrie umane, che siano mediatiche o in movimento per turismo, ormai schiacciano tutto, e il cinematografo d’autore viene calpestato. Come non dare ragione a Ralph Waldo Emerson: “Masses! The calamity is the masses”.