“Che poi, diciamocelo. Non dico un triplo o un quadruplo “Rete!” in campionato da secoli”. Maurizio Compagnoni, giornalista di punta di Sky Sport, icona della telecronaca dai mille tormentoni, editorialista e cantore delle imprese italiane in Europa, se la ride durante la sua conversazione con Barbadillo.it: una chiacchierata sul calcio italiano, il futuro della Nazionale, la sua carriera e tanto altro.
Maurizio Compagnoni, partiamo dallo Stivale. La Juve sta ancora raccogliendo i cocci dopo la finale?
“Non mi sembra. La Juve ha superato celermente la delusione per la disfatta: Schick è un grandissimo colpo e sul listino ci sono molti nomi importanti. Il progetto quest’anno ha portato allo scudetto, alla Coppa Italia e alla finale di Champions. Certo la squadra e la società si dovranno interrogare sul crollo nel secondo tempo contro il Real, ma stiamo parlando di una stagione quasi perfetta”.
Il Milan intanto macina colpi di mercato.
“Sono sorpreso positivamente dalla nuova proprietà, sta avendo un impatto incredibile. I colpi messi a segno sono importanti. Manca qualcosa, ma c’è un taglio netto col passato. La lacuna più grossa è il centrocampista centrale ma i papabili sono Krychowiak e Biglia: mica male”.
E la Roma, orfana del Pupone, accoglie Di Francesco.
“Di Francesco ha potenzialità per essere un big, conosce l’ambiente giallorosso. Il mercato dovrà prendere forma, ma le prime mosse sono convincenti. Moreno è un buon rincalzo, soprattutto se partisse Rudiger. E se, come pare, soffiasse Karsdorp proprio ai nerazzurri, si tratterebbe di un ottimo acquisto”.
Il Napoli sarrista vuole essere vincente, l’anno prossimo.
“Stiamo parlando di una squadra e di una rivoluzione che ha fatto quarantasei punti nel girone di ritorno! Se fosse andata così anche all’andata, sarebbero novantasei punti. Cioè scudetto quasi matematico. La svolta del Napoli dipenderà soprattutto dai giovani, Zielinski e Diawara su tutti. E poi torna Milik, di sicuro saranno molto competitivi”.
Rimaniamo in azzurro. Come va la green revolution di Ventura?
“Mi sta piacendo, ma aspettiamo. Ora arriva il vero spartiacque, cioè la sfida con la Spagna. Ma ci arriviamo bene, con un 4-4-2 che diventa un coraggioso 4-2-4”.
Compagnoni ct della Nazionale: le promesse su cui investire?
“Tantissime. Sta arrivando un ciclo molto promettente. Donnarumma è già un big affermato, Rugani e Romagnoli sono una coppia solida, lì davanti c’è l’estro di Chiesa, Berardi, Bernardeschi. Anche a centrocampo ci sono convincenti premesse, con Pellegrini e Gagliardini. Sullo strapotere di Belotti, poi, non c’è da discutere: parla il campo”.
Italians do it better. Conte è un dio d’oltremanica. Ma Mazzarri è un flop?
“Ma no, non è un flop. Non avrà incantato le folle ma si è salvato, questo era l’obiettivo Watford. Conte ha fatto l’ennesimo capolavoro: ha preso una squadra praticamente finita e ha dominato la Premier. Ora arriva la sfida Europa, ma i Blues partono con la mentalità giusta. E Lukaku può comodamente sostituire Diego Costa”.
Altra rivoluzione in Inghilterra: stanno abbattendo molti stadi storici.
“Non so come, ma li abbattono tranquillamente. Dopo Highbury è stato il turno di stadi come il Boylen Ground. Da noi è più difficile, ma non è un problema legato all’attaccamento dei tifosi”.
Veniamo a noi, anzi a Lei. Il Suo “Rete! Rete!” è diventato un cult.
“Non faccio un “Rete!” triplo o quadruplo in campionato da secoli. A Genova i blucerchiati ce l’hanno ancora con me per quella volta in cui lo dissi tre volte al terzo gol di Milito, ma che dovevo fare? Aveva fatto una partita pazzesca. A meno di non vedere prodezze, in Serie A non lo dico più: credo di averlo detto solo per un gol di Insigne e per il gol di Mandzukic al Genoa. In Champions, invece, mi permetto anche un Rete! quadruplo, come feci per Maicon in quella notte famosa del 3-1 ai blaugrana”.
Già, in Champions ci ha deliziati. Quali i momenti più belli della Sua telecronaca?
“Senza dubbio la magia di Kakà contro il Manchester nel 2007 e, come detto, il gol folle di Maicon contro il Barça nel 2010. Ma è indelebile anche il ricordo di Juve-Real del 2015. Sono stati momenti indescrivibili. Per non parlare del capolavoro di Mascara da metà campo nel derby contro il Palermo. “Meglio di Beckham e Maradona!”, gridai. Ero in diretta gol, quasi non me ne ero reso conto: impazzii. È la spontaneità che mi ha sempre accompagnato. “Questa tua telecronaca arriverà persino a Tonga”, mi dicevano”.
Mascara è uno dei numeri 10 ribelli (e sfortunati). Ma il ‘dieci’ esiste ancora?
“Direi proprio che esiste ancora. Il 10 oggi trova posto nel 4-2-3-1, qui può esaltarsi. Certo non esiste più il trequartista classico e sopraffino, che può permettersi di sparire per ottanta minuti e risolvere la partita. Il 10 oggi è quasi una seconda punta – come Baggio, Kakà, Zola -, è un rifinitore. Insomma, oggi dev’essere utile alla squadra, non può nascondersi”.
Insigne è il candidato perfetto?
“Insigne è 10 a modo suo, è come Cassano, parte largo per poi convergere e pennellare: è quasi un regista decentrato”.
Nella Sua carriera si sarà innamorato di qualcuno in particolare.
“La risposta banale sarebbe Messi e Ronaldo. L’argentino è un alieno, Ronaldo è il più forte della terra perché Messi è di un altro pianeta. In passato ho amato, tra tutti, il genio di Romario e il leggendario Litmanen”.
Che piani ha per il futuro?
“Prima del campionato commenterò sicuramente delle amichevoli. Andrò qualche giorno in Polonia per l’Europeo U21 e lì vedrò l’Italia: sono fortissimi, incredibili, quasi tutti sono già in Nazionale. Anche l’U20 è stato sbalorditivo, sono andati oltre ogni pronostico”.