Nell’aprile del 2005 venne inaugurata a Roma la Casa del Jazz, una struttura unica al mondo, già è proprio così, consacrata a quella forma musicale certamente non colta, sebbene di grande suggestione nata nei ghetti dei neri in America. La Villa apparteneva al boss della Banda della Magliana Enrico Nicoletti. Sequestrata, venne successivamente assegnata al Comune di Roma.
La Casa del Jazz nasce dal recupero architettonico e paesaggistico di Villa Osio, edificata alla fine degli anni ’30 per opera di Cesare Pascoletti, allievo di Piacentini. Il complesso è composto da tre edifici immersi in un rigoglioso ed elegante parco di oltre due ettari. Non esiste, al di fuori di Roma, una città che abbia destinato una struttura di tale bellezza al Jazz. Sia chiaro, la idea della sua creazione non fu affatto, come molti credono, dell’ex-Sindaco Walter Veltroni, bensì dell’ottimo Assessore alla Cultura, nonché musicologo, Gianni Borgna, il quale volle dotare la Città Eterna di “Case” della cultura: oltre a quella del Jazz, quella del Cinema a Villa Borghese, dei Teatri a Villa Pamphilj e delle Letterature in quello che un tempo era il vecchio Oratorio dei Filippini. Borgna, venuto a mancare nel 2014, intendeva proseguire con una Casa della Danza e due nuovi musei, uno dedicato al Giocattolo, l’altro al Fumetto. Scomparso lui, nessuno ha minimamente pensato di continuare queste sue idee, anzi, tranne quelle del Cinema e del Jazz, le altre due strutture sono oggi quasi abbandonate… quisque faber fortunae suae cara Roma.
Proprio la Casa del Jazz ha accolto il 5 giugno la presentazione della rassegna musicale RisorgiMarche, ideata e promossa da Neri Marcorè e con la direzione esecutiva di Giambattista Tofoni. Un “Festival all’aria aperta”, dal 25 giugno al 3 agosto, in quelle stesse zone delle Marche colpite da due potenti scosse, rispettivamente il 24 agosto e il 30 ottobre del 2016.
Tredici concerti di musica leggera, con la partecipazione di alcuni nomi illustri della canzone italiana: Luca Barbarossa, Francesco de Gregori, Niccolò Fabi, Max Gazzè, Fiorella Mannoia, Ron ed Enrico Ruggeri. Gli eventi saranno totalmente gratuiti, con spettacoli che si svolgeranno immersi negli scenari naturali di questa stupenda regione. A tal proposito, Marcorè ha tenuto a chiarire che non ci saranno grandi palchi o cose simili, solo il pubblico e gli artisti, con in mezzo la unica vera costante che contraddistinguerà RisorgiMarche: i prati; ovvero, quella stessa Natura che dall’alto della sua poderosa, quanto imparziale crudeltà, ha sferzato questo angolo della nostra Patria e con la quale, come ha giustamente detto Niccolò Fabi: “Dobbiamo cercare di fare pace”.
Nel suo affetto per la propria terra, Marcorè ha elencato con certosina e partecipata attenzione ogni singolo sponsor e partner del Festival, tranne uno, al quale ha rivolto una battuta di scherno. Stiamo parlando di quel MiBACT, che è ormai una macchia nella storia nazionale da quando alla sua guida vi è “l’avvocato civilista” Franceschini, il quale non si è degnato non solo di dare il Patrocinio all’evento – compito prontamente assolto dal glorioso Touring Club – ma persino di mandare un rappresentante del Ministero alla presentazione.
Cosa altro aggiungere? Vien spesso detto che i marchigiani sono tirchi, mah, tanta generosità e accoglienza nelle anteprime e presentazioni della Capitale sono rare quanto i diamanti. Un buffet sontuoso, pieno di prodotti tipici e persino con delle tagliatelle espresse con un ragù di sopraffina consistenza; i vini locali, squisiti e corposi, dai bianchi (Passerina e Verdicchio) al mitico Rosso Piceno, infine fresca frutta di stagione a profusione. Tutto questo amore, dentro il meraviglioso parco della Casa del Jazz, con lo sguardo che a pochi metri si posava sulla maestà delle Mura Aureliane… eppure l’Italia è ridotta così. Ci vuole una vera “scienza” per riuscire a rendere ridicola una Nazione con cotali potenzialità. Del resto, Franceschini sa bene, che mentre egli inneggia ai fasulli numeri delle domeniche gratuite nei musei, i terremotati delle Marche stanno ancora aspettando una sistemazione degna di questo nome, per non parlare di quel Patrimonio vulnerato, e obliato da questo Stato, da spingere persino il Vaticano a mettere a disposizione i propri restauratori per dare una mano!