Un barlume di coraggio, nella tragedia londinese di sabato sera, è arrivato dal vitalismo di Roy Lerner, lion devoto al Millwall. Il tifoso, che era con amici nel ristorante colpito da uno dei tre attacchi terroristici, ha affrontato i jihadisti – “armati di lunghi coltelli” – senza pensarci su. A mani nude e all’urlo di “Fuck you, I’m Millwall!“.
Coraggio salvavita
Il “Leone di London Bridge” – già ribattezzato così – ha messo in fuga e salvato decine di persone. E solo mettendo un piede fuori dalla vita – un po’ Mishima, un po’ Fight Club – ci è riuscito, al limite dello squilibrio. “Quando li ho visti mi son detto che avrei dovuto metterli a tacere, quei bastardi. Ho fatto qualche passo in avanti e gli ho urlato quello che ormai tutti sapete: ‘Fancu*o, sono del Millwall!”. Ho agito d’impeto, forse sono stato un po’ troppo frettoloso”, ha raccontato al Sun dal suo letto d’ospedale. Lerner, infatti, non è in pericolo di vita, ma ha riportato gravi ferite alla testa, alle mani e al petto. Un’estrema e drammatica lealtà che non ha colpito troppo sua madre: “Lo conosco – ha detto alla BBC – so che quando si trova in certe situazioni reagisce d’impeto. Farebbe di tutto per far scudo ai suoi amici e salvare loro la vita. È un ragazzo coraggiosissimo”. E Lerner è il nuovo idolo dei media. Per una volta – salvo deliri minoritari che addirittura hanno proposto l’arresto del tifoso – il web ha incoronato il giusto eroe. Ed è arrivato già a proporre, oltre a una raccolta fondi per coprire le cure mediche, la petizione per assegnarli il ‘George Cross’, la massima onorificenza civile britannica.
Se il calcio resta l’ultima identità contro la cultura della morte
Nel più alto momento di terrore, il segnale, il sussulto arriva dalla passione e dal football. Che è poi quella dell’identità. Da una voce da sempre relegata come violenta, inutile e odiata. Tocca riflettere e capire che allora c’è una ragione nel raccontare l’epica del calcio, baluardo contro il nichilismo del terrore e, in questi casi, vera salvezza. Come salva è la maglietta numero 8 di Thompson che Lerner mostra anche sul lettino dell’ospedale. Se il Millwall stenta a risalire la china, la sua gente è sempre lì, spericolata e rude come il vecchio The Den e la sua working class, ma sempre generosamente autentica.