Ci siamo. Lo scontro definitivo tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen sarà risolto (?) alle urne entro pochi giorni. Di interpretazioni ne sono state fornite a vagonate, finora. Le domande sono ancora di più. Perché la Francia vive un momento del genere? Perché i partiti tradizionali sono stati letteralmente spazzati via dal voto? Cosa, chi e perché animano una bagarre politica come non se ne vedevano da tempo?
Tante chiavi valgono bene ad aprire un po’ il lucchetto della questione. C’è lo scontro (nuovo) di classe fra élite, ceto medio impoverito e impaurito, lumpenproletariat urbano turbolento. Tutti contro tutti, suppergiù. C’è la fine delle ideologie che ha giustificato l’appiattimento totale al dettato turboliberista del fine-storia post-muro di Berlino. C’è l’incensamento acritico della globalizzazione, l’esorcismo fatale dell’impegno politico a favore di più vaghe e astratte istanze ecologiste e umanitarie. C’è la credibilità sottozero della politica, ridotta a macchietta (come ottimamente illustra House of Cards, per esempio ma più prosaicamente come potrebbe trovarsi in molti consigli comunali nostrani). E poi c’è il tramonto del vessillo liberale, ora sempre più logoro: quello del diritto alla felicità, il mito dell’opportunità garantita a tutti, la mobilità sociale, il benessere di Stato.
L’Europa, più che l’Occidente, da almeno trent’anni si regge su due capisaldi, due pilastri infami che lentamente uccidono il continente, i popoli e le nazioni. L’un contro l’altra armate, oggi, si affrontano da un lato la paura, dall’altro il senso di colpa.
La paura della guerra, dello scontro, di perdere tutto da un momento all’altro, dell’aggressione fin dentro casa che è il fallimento del diritto (ne cives ad arma ruant, giusto?). E di questo fallimento, in maniera assolutamente ipocrita e codina, si dà la colpa ai cittadini. Per utilizzare una metafora calcistica, se la squadra perde è colpa dei tifosi che guardano la partita in tv (cosa che pure si sente in giro, eh). Questa paura si fa rabbia in superficie ma è disperazione profonda. E in Francia cerca conforto in Marine Le Pen.
Ma dall’altra parte c’è il senso di colpa. Per secoli l’Europa ha portato la guerra nel mondo. Gli europei hanno affamato, distrutto, straziato e violentato il pianeta. Tutte le peggiori nefandezze sono responsabilità europea e per un assurdo sillogismo giustificato solo da certa retorica d’impostazione ultraprotestante, è responsabilità personale di ogni cristiano nato da Lisbona a Vladivostok. È un continuo decostruire e ricostruire, spiluccare storia, digerire presente e vomitare ideologismi. Alla fine ci si convince d’essere eredi del Male si diventa consapevoli d’aver da scontare l’inferno anziché di vivere una vita. Questi dannati stanno dalla parte di Macron.
La sfida elettorale non è Macron – Le Pen. Anzi, non pare manco una sfida. Uno spasmo dell’anima, morente, europea. La paura contro il senso di colpa, spettacolari fuochi fatui contro l’avanzata del deserto di quei tartari che aspettano un tram chiamato Cambiamento.
Le fiamme di Vesta sono spente, Yggdrasil ha la Xylella, Enea è scappato da Troia per non pagare le cartelle di Equitalia, Elettra s’è aperta un kebab e Cristo era un hippie vegano. Capito ora perché non vincerà nessuno almeno fin quando non ci sarà un autentico risveglio da questo caos generalizzato e, finalmente, tornerà a brillare una stella che danzi?