Si chiamava (e forse si chiama ancora) Miliusc Solakov, tenente dell’aviazione bulgara, il pilota al centro di una delle più singolari storie della Guerra fredda, protagonista di un’episodio che, per alcuni mesi, fa dell’Altopiano delle Murge il centro del mondo.
Antefatto Nel 1959 lo Strategic Air Command dispone l’installazione di missili Jupiter (PGM-19 Jupiter, Medium-Range Ballistic Missile) in Puglia. Le testate sono prese in consegna dall’Aeronautica Militare che le affida alla 36° Aerobrigata Interdizione Strategica (nata nel 1960 e articolata in 1° e 2° Reparto Interdizione Strategica), unità che disloca i PGM in più siti super protetti dalla NATO, ma anche “oggetto del desiderio” delle intelligence del blocco comunista e delle sue spie, di terra e d’aria. Infatti, nel ’60 il “mondo in un click” esiste solo negli episodi de Ai confini della Realtà, pertanto l’unico modo per fotografare una base dall’alto è volarci sopra su caccia molto all’avanguardia, molto potenti e capaci di tenersi fuori dalla portata di contraerea e di intercettori. Ma non sempre le missioni vanno per il verso giusto…
Il MiG Capita di precipitare e non conta quanta tecnologia tu abbia a bordo: un errore umano, una sottovalutazione, un guasto e finisci come Francis Gary Powers che al cianuro della CIA preferisce la prigionia del KGB, pur senza mai tradire il suo paese. Se poi l’aereo è un vecchio Mikoyan Gurevich, le possibilità di un abbattimento o di un crashlanding si fanno maggiori. Il 20 gennaio 1962, un MiG 17 della Bălgarski Voennovăzdušni si schianta in località Lamone, Acquaviva delle Fonti. Il pilota, 24 anni, si chiama Miliusc Solakov e a ritrovarlo è un contadino che si reca al lavoro la mattina seguente; sul suo apparecchio c’è una strumentazione ottica per foto ad alta quota ma, secondo quanto appurano gli inquirenti, la pellicola è intatta. Spia? Disertore? Non si capisce bene quale sia la missione del giovane, che racconta la storia di un cuore solitario costretto a fuggire per evitare il matrimonio con una donna che non ama.
Malgrado ad essere catturato sia un militare di un paese nemico, Solakov accende presto le simpatie dei pugliesi e non solo: si innamora di una maestra di Bari e la stampa di sinistra cerca di ridimensionare le accuse di spionaggio perché, in fondo, i missili pugliesi si vedono dal treno… Inoltre, la missione fallita pare non destare troppe preoccupazioni, anche perché gli Jupiter verranno smantellati nel 1963. Tanto rumore per nulla, insomma…
L’anno seguente le autorità italiane rilasciano il bulgaro, premurandosi che il suo governo non gli faccia scontare, in patria, l’essere finito prigioniero. Ma mentre Sofia accoglie, con imbarazzo, le richieste italiane di trattare bene Miliusc, gli americani propongono al giovane di volare con loro negli States e da allora nulla più si sa della sorte del militare. Unica cosa nota è che il pericolo maggiore che la Puglia corre nel 1962 è la pioggia di fulmini che colpisce i silos, evento naturale che suo malgrado imbiancare i capelli a tecnici e a civili.
E Sofia? Rimane con un pugno di mosche: pilota disertore, niente più Jupiter italiani da spiare, seppure la minaccia di lancio MRBM non svanisca perché 3 missili restano a fissarla da lontano, cioé dalle coste della Turchia, paese nel quale forse un aviatore, bulgaro, precipitato non avrebbe conquistato fra stampa e popolazione tante curiosità e simpatia come in Italia.