Sarà la crisi del post-ventennale, ma tutti gli amori pallonari prima o poi finiscono. Persino quello che sembrava il più duro a morire, forse l’unico in grado di resistere persino al logorio del calcio moderno. E niente, anche a Londra – quartiere Arsenal – si sono stufati di monsieur Arséne Wenger. E adesso lo contestano a viso aperto.
Nelle ultime uscite in casa, i tifosi sono entrati con tredici minuti di ritardo proprio per rinfacciare a Wenger di essere ancora in panca. Non gli perdonano il low profile, eccessivamente basso, della squadra. Negli ultimi anni non ci si esalta più. Si vive di sparring partner, mentre si pigliano mazzate ovunque. Proprio mentre l’altra – odiatissima – parte di Londra, quella glamour di Chelsea, rinnova la tendenza vincente del Made in Italy e ci si gode lo strepitoso campionato del tarantolato Antonio Conte.
L’ennesimo miraggio del quarto posto, l’ennesimo preliminare Champions da strappare ha fatto stufare i cuori Gunners (che latitano quinti, staccatissimi dalla testa) che hanno scelto di scendere in piazza a protestare contro l’allenatore. Vogliono una sola cosa: Wenger Out, fuori dall’Emirates, una volta e per sempre. Basta galleggiare, tornare a vincere e a far paura. Così glielo dicono in tutte le lingue del mondo: “Ogni storia ha una fine, au revoir Arsène!”, e gli ribadiscono l’unica cosa che davvero conta per loro: “No new contract”. Mica finisce qui. “Grazie per gli stupendi ricordi, ma è tempo di farsi da parte”, e c’è chi la piglia molto seriamente: “Ama la squadra, odia il regime: via Stan e Wenger”.
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Sono passati tredici anni dall’ultimo trionfo in Premier (stagione 2003-04, tredicesimo titolo, guarda un po’). Da allora sempre sconfitte sul filo di lana, rincorse a una grandeur che sfugge campionato dopo campionato e che si dovette inchinare – a furor di popolo – persino davanti al piccino Leicester di sor Claudio Ranieri, giusto un anno fa.
Che sia davvero finita, fra Wenger e l’Arsenal? Che sia giunta l’ora di Allegri? Forse è troppo presto per dirlo ma di sicuro i tifosi, la loro posizione, l’hanno presa già.