
Michel Houellebecq ha riabilitato, con una intervista sul Corsera rilasciata a Stefano Montefiori, la categoria politica del populismo, ma non si è spinto fino ad una dichiarazione di voto pro Marine Le Pen. Sullo sfondo l’autore di “Sottomissione” ha anche elogiato la democrazia diretta contro l’establishment. I temi dei suoi romanzi fotografano in pieno il nichilismo degli europei in crisi di identità, spaventati dal terrorismo e da culture che hanno conservato una forza spirituale e religiosa che nel continente da Parigi a Roma sembra essere declinante.
Francia a destra
“Il sistema politico non funziona più, Macron sarà il presidente centrista di un Paese mai così a destra. Io non voglio essere rappresentato. Voglio essere consultato, di continuo, su ogni argomento. Auspico la democrazia diretta. In testa al primo turno arriveranno Emmanuel Macron e Marine Le Pen, e al ballottaggio vincerà Macron”.
Astensionista
“Mi asterrò con particolare entusiasmo”.

I distinguo dal Front National
“Ma Marine Le Pen parla del referendum per uscire dall’Unione Europea, cioè un tema che è lei a sottoporre ai cittadini. La democrazia diretta significa un’altra cosa: sono i cittadini a proporre dei progetti di legge da approvare tramite referendum. Quanto all’Europa, non penso che i francesi siano pronti a uscirne”.
Nessuna cultura europea
“Oggi c’è molta meno cultura europea di quanta ce ne fosse un tempo. Prendiamo la letteratura, per esempio. In Francia traduciamo soprattutto opere anglosassoni, e questo vale anche per il cinema e la tv, mentre a fine Settecento I dolori del giovane Werther elettrizzavano l’Europa intera. Nella maggior parte dei Paesi europei la gente compra libri locali e poi anglosassoni. Esiste una cultura locale legata al singolo Paese e una cultura globale anglosassone. Di cultura europea ne vedo poca”.
La centralità del popolo
“La tesi di una presunta incompetenza dei cittadini è molto antidemocratica. Il voto del più ignorante vale quanto quello del più istruito. O siamo d’accordo su questo oppure affidiamo le decisioni agli esperti. Io preferisco la prima soluzione. Non so se dà migliori risultati, ma a quelli mi sento obbligato di aderire. Non è tanto una questione di efficacia quanto di giustizia”.
Elogio della democrazia diretta
“Quando sento qualcuno evocare il populismo so che in fondo quella persona è contraria alla democrazia. La parola populismo è stata inventata, o meglio recuperata, perché non era più possibile accusare di fascismo certi partiti, sarebbe stato troppo falso. Allora è stato trovato un nuovo insulto, populista. Sì, penso di essere populista. Voglio che il popolo decida su tutti gli argomenti. Non credo che le persone siano irresponsabili. Né che la maggioranza prenderebbe decisioni irragionevoli. E non credo neppure all’argomento secondo il quale i cittadini sarebbero più emotivi dei politici. Non è la stessa cosa rispondere a un sondaggio o votare in un referendum. Non vedo svantaggi al fatto di votare anche una volta al giorno. Creerebbe un sentimento più forte di appartenenza a una società”.