1,2,3 via. Venghino signori venghino, ecco le stelle sul red carpet della Serie A. Palinsesti, pubblico affamato e paparazzi aspettano, trepidanti e impazienti si azzuffano per vedere la premiazione e la sfilata dei soliti noti. Siamo figli delle (solite) stelle ma non va tutto secondo i piani. Statuetta doverosa e meritatissima per la solita Juve in frac – “dovrebbe fare dei film a parte” urla qualcuno nel marasma -, con Allegri oscar alla regia nonostante scaramucce e capricci da primadonna con Bonucci (che ha visto la maratona in TV). E poi? Miglior attore protagonista Nainggolan, sontuoso pirata incravattato: recitazione sublime per il novello Revenant – consacratosi definitivamente, proprio come Di Caprio l’anno scorso – che ha distrutto, con il cast e Spalletti ai suoi piedi, Pioli e i suoi: thriller e dramma a tinte nerazzurre, finale pessimo dopo un ottimo film (non sembrano più bastare i soldoni della casa produttrice Zhang e la cura della cinepresa normalizzatrice. Hollywood – il vecchio navigato Pioli lo sa – è un ambiente crudele).
Ma la notte degli Oscar non aspetta nessuno e sul palco è tutto pronto per il trionfo di Napoli La La Land, favola musicale (e sinfonia tattica) che ha fatto, a suon di botteghini sbancati, sognare migliaia e migliaia di persone. Ma si scopre presto che la troupe sarrista, acclamata a gran voce come vincitrice della categoria miglior film, è stata nominata per sbaglio: “E’ un errore, è un errore! Il premio è di Moonlight, la storia dell’Atalanta“. Tac, sgambetto letale del regista Gasperini e dei suoi personaggi in cerca di Champions, ispirati dalle magie di Caldara e dalle sregolatezze del Papu Gomez. Nessuno sembra ricordarsi di Ranieri e dei premi che vinse l’anno scorso: don Claudio è stato a stento invitato alla cerimonia da spettatore. Tutto bene quel che finisce bene. Ciliegina: pare che, lontano dagli sfarzi e dai clic frenetici delle fotocamere, un’eterna promessa del cinema abbia montato un vecchio proiettore all’italiana, attrattendo molta gente e molto consenso con il suo cortometraggio. E’ Gabbiadini, sereno perché finalmente lontano dai riflettori italiani, che in Inghilterra ha già fatto numeri da record.