Trump è ormai sceso in guerra contro i grandi quotidiani e le maggiori emittenti televisive degli Stati Uniti. Marine Le Pen dichiara guerra alla disinformazione ufficiale francese. Solo in Italia i leader e leaderini del centrodestra e delle destre più o meno terminali sono sempre alla disperata ricerca di qualche comparsata in programmi dove vengono, immancabilmente, criminalizzati. Certo, le differenze sono sostanziali. Trump dispone di una rete alternativa di organi di informazione schierati con lui. Le Pen, che non ha grandi quotidiani o tv dalla sua parte, si è creata un’alternativa che passa attraverso i social gestiti con professionalità. In Italia siamo sempre ai “dilettanti allo sbaraglio”. L’unico che dispone di media teoricamente in grado di contrastare la dittatura dell’informazione a senso unico è Berlu. Che, però, ha schierato Canale 5 sul fronte opposto. E’ il canale, con il Tg, più politicamente corretto, schierato con i migranti e contro gli italiani, a favore del governo e contro le opposizioni di ogni tipo. Libero, Berlu, di fare ciò che vuole con le sue tv e con i suoi giornali.
Ma gli altri leader e leaderini cosa fanno? Giornaletti online semiclandestini, radio poco ascoltate. L’alternativa sarebbe rappresentata da investimenti seri. Anche da imprenditori seri vicini ai vari partiti, partitini e movimenti vari. Invece nulla. Meglio una mostra piuttosto di rischiare di confrontarsi con una radio che faccia informazione alternativa a livello professionale. I costi, ormai, sono limitati. E i costi sono ancora più limitati per una informazione online. Li affronta il FN, non solo Trump. Se gli Usa, per mille evidenti ragioni, non sono oggettivamente paragonabili con l’Italia, la Francia lo è. E il Fn ha meno parlamentari di qualsiasi formazione politica italiana. Ma qui, piuttosto di investire, si preferisce fare la piangina e lamentarsi per la scorrettezza delle reti tv controllate dai “cattivi Komunisti” che non danno spazio agli oppositori. O ci si lamenta dei cattivi giornalisti al servizio del pensiero unico e della globalizzazione.
Non si capisce perché i globalisti dovrebbero sprecare i loro soldi per concedere spazio, sui loro media, a chi si dichiara loro nemico. Le Per, perlomeno, si schiera, attacca, accusa. Da noi si pietiscono inviti in trasmissioni indecenti, a senso unico. Per avere la possibilità di farsi notare, di ricordare al mondo che si esiste ancora. Piuttosto di creare una informazione alternativa si preferisce rinunciare ad un briciolo di dignità comparendo in programmi che, dopo, si criticano in preda all’indignazione. Si concedono interviste che vengono puntualmente sconvolte ed utilizzate contro l’intervistato. Ma chissenefrega: ci sarà una nuova mostra per pochi intimi per celebrare ricordi lontani.