Giorgio Locchi, romano, per trent’anni corrispondente parigino del quotidiano Il Tempo, considerato uno dei padri della “nouvelle droite”, è autore di diversi scritti concernenti tematiche come filosofia, antropologia, linguistica e archeologia. Particolarmente stimolante è l’interpretazione della struttura del tempo in relazione all’opera di Nietzsche e di Heidegger; al tempo lineare (segmentario o circolare) viene opposto un tempo (e quindi una visione della storia) tridimensionale, dove ogni momento raccoglierebbe in sé tre dimensioni: il presente, il passato e il futuro. La storia sarebbe quindi il regno delle infinite possibilità in opposizione al determinismo assoluto delle visioni storiche “lineariste” figlie del “mito egualitarista”. Ma allora qual è la “vera” immagine della storia?
Un estratto dal testo:
“Ora dobbiamo tornare a chiederci: qual è la “vera” immagine della storia? Quella “lineare” o quella “tridimensionale”? Quale corrisponde a “realtà”? Quale tempo è il tempo della storia, quello unidimensionale o quello tridimensionale? Queste domande sono le nostre domande, ossia le domande di coloro che in qualche modo appartengono alla nuova tendenza epocale. Chi appartiene alla tendenza egualitarista, infatti, non si pone tali domande, poiché “crede” o “sa” di essere nel giusto e nel vero. Egli sa dove la storia irresistibilmente e ineluttabilmente è diretta: alla fine che inaugura la post-storia. […]
Questo domandare, che è il “nostro domandare”, avviene ora, affinché esso risulti infine non un puro domandare, bensì un’aspirazione, un progetto attivo e agente. Il tempo unidimensionale, scaturito dalla temporalità inautentica, è il primo ad essere penetrato nella coscienza dell’uomo e, anche da una “prospettiva storica mondiale”, è stato il primo a entrare nella coscienza storica dell’umanità. Esso non rappresenta tuttavia il tempo della storia, bensì solo il tempo in cui “si” vive. Qualora il compimento del progetto egualitarista trasformasse ogni uomo e ogni popolo in un “Si”, allora la storia dell’Esserci stesso come possibilità sarebbero per sempre cancellati; solo allora l’Essere non ci sarà mai stato. Tutto ciò è possibile. La fine della storia è possibile. La temporalità autentica è l’unico senso dell’Esserci e, in quanto senso del possibile, anch’esso una possibilità. Questo senso ormai […] entra esso stesso nella storia come possibilità di una nuova origine storica. “Si” continua tuttavia sempre a essere, poiché sempre “si” è un Esserci raggiunto dalla vita, e la vita in quanto vita vive anche senza l’Esserci puramente umano. Per questo motivo Wagner ha parlato della necessità di “rigenerare il puramente-umano”. Per questo motivo Nietzsche ha dovuto parlare del “superuomo”, ossia della necessità (…) di realizzare una nuova origine umana, un nuovo “inizio” storico. E anche questo è possibile. Un nuovo cominciamento della storia è possibile. Anche questo fa parte del conflitto epocale. Non esiste alcuna verità storica. Se esistesse, allora non ci potrebbe essere storia. La verità storica è sempre da conquistare e da realizzare. Questo è appunto – per noi – il senso della storia.”
*”Sul senso della storia” di Giorgio Locchi (Edizioni di Ar, collana Consonanze, pp. 136, euro 12. Contiene gli scritti Sul senso della storia e Martin Heidegger e la rivoluzione conservatrice. A cura di Giovanni Damiano. Corollario con scritti di Valerio Benedetti, Giovanni Damiano, Adriano Scianca. info@libreriaar.com 0825.32239 www.edizionidiar.it)